La tragedia di Shanghai, nella notte del Capodanno “occidentale”, che è costata la vita a trentasei persone, rappresenta certamente in primo luogo un lutto atroce per le famiglie delle vittime, per lo più giovani donne; ma il peso che stanno assumendo questi dolorosi avvenimenti nel dibattito pubblico, è legato anche al livello simbolico, perché alcune circostanze ne fanno un evento sintomatico delle contraddizioni della società cinese.

La popolazione è scioccata e confusa: da qui gli appelli delle autorità a “trarre una lezione dall’incidente”. Il Presidente Xi Jinping ha sollecitato un’indagine rapida e approfondita sulle cause e sulle responsabilità. Il lancio di un volantino pubblicitario di un locale alla moda che riproduceva banconote da cento dollari, indicato da alcuni testimoni come la causa scatenante della ressa selvaggia, nelle più attente ricostruzioni successive viene ridimensionato; l’avventata iniziativa pubblicitaria ha contribuito al caos ma non è stata la causa effettiva del panico e dei morti. La polizia ammette di aver sottovalutato il successo dell’appuntamento ‘occidentale’ a cui hanno partecipato trecentomila persone, soprattutto giovani. A Shangai gli stili di vita evolvono verso modelli occidentali più rapidamente del previsto; ma davanti a tutto il Paese sembra palesarsi il contrasto tra il Capodanno ‘occidentale’ e quello lunare tradizionale cinese (quest’anno il 19 febbraio), tra spirito di comunità e individualismo, tra pianificazione e capitalismo selvaggio, tra cultura nazionale e globalizzazione; contrasti così forti che l’episodio dell’inseguimento al miraggio del falso arricchimento è talmente verosimile da diventare l’effettiva narrazione che metaforicamente ricuce tutti gli aspetti di questa dolorosa storia.