Proponiamo alcuni significativi frammenti di un classico troppo spesso liquidato come opera di un pervertito che ha dato il nome al masochismo, e dove emerge invece un pensiero proto-femminista. Leopold von Sacher-Masoch è stato un importante scrittore e giornalista mitteleuropeo. Sostenitore dell'autonomia dei popoli nell'ambito dell'Impero asburgico, riformista, nemico del nazionalismo tedesco, appassionato di cultura ebraica, ha avuto l'onore di finire nel rogo dei libri nazisti. Stiamo parlando dei suoi titoli naturalmente. Lui se n'era andato nel 1895 all'età di 59 anni.

Leopold von Sacher-Masoch, Venere in pelliccia, ES, pagg. 172, euro 19

Inizi
«Ci sono persone che cominciano tutto e non arrivano mai alla conclusione di nulla; io sono uno di loro».

Pelliccia da despota
«Susciti incendi, e sei di ghiaccio. Avvolgiti nella tua pelliccia da despota, che a nessun'altra si addice come a te, crudele Dea della Bellezza e dell'Amore!»

Tirannia e amore
«“Amare, essere amati, quale felicità! eppure come impallidisce tanto splendore di fronte alla tormentosa beatitudine di adorare una donna che fa di noi il proprio trastullo, quale estasi essere lo schiavo di una bella tiranna che ci calpesta senza pietà”».

Circe
«Torno a sedermi sotto il mio pergolato di caprifoglio e leggo nell'Odissea di quella seducente strega che trasformava in animali i suoi adoratori. Preziosa immagine dell'amore antico».

Nuca
«Come si inanellano lussureggianti i capelli rossi – sì, sono rossi, non biondi o color oro – come le folleggiano diabolici, seppur teneri, sulla nuca».

Natura
«“La natura non conosce la durata del rapporto tra uomo e donna”».

Fallimenti
«“Tutti i tentativi di conferire durata all'amore, ossia di quanto vi è di più mutevole nella mutevole esistenza umana, sono falliti. A niente valgono sacre cerimonie, giuramenti, contratti. Può forse negare che il nostro mondo cristiano è imputridito?”».

Matrimonio e immortalità dell'anima
«“Io ho questo coraggio, i miei princìpi sono assolutamente pagani, io voglio vivere la mia vita sino in fondo. Rinuncio al vostro ipocrita rispetto, preferisco essere felice. Chi ha inventato il matrimonio cristiano ha fatto bene anche a inventare l'immortalità dell'anima. Ma io non m'illudo di vivere in eterno, e quando per me, Wanda Dunajew, tutto sarà finito con l'ultimo respiro, cosa vuol che m'importi se il mio puro spirito canta tra i cori angelici o se dalla mia polvere nasce una nuova creatura? E se io non sopravviverò, per quali considerazioni dovrei rinunciare al mio piacere?».

Doveri
«Dovrei forse appartenere a un uomo che non amo più, solo perché un tempo l'ho amato?».

Richieste
«“Vuol essere il mio schiavo?”».

Versi per Venere in pelliccia
«Calca il bel piede sul tuo schiavo,/ Diabolica, mitica donna,/ Adagia il tuo corpo di marmo/ Mollemente, tra le agavi e i mirti».

Piedi
«Le afferro un piedino e vi premo le labbra».

Amante e sposa
«“Lei non mi conosce. Io non sono buona. Non mi lascio assoggettare, e non permetto che mi si renda amara la vita, neppure per un'ora sola. Finché l'amerò, sarò sua, anche senza la benedizione del sacerdote, ma quando cesserò di amarla non avrò pietà di lei, né come amante, né come sposa”».

Voluttà e crudeltà
«“E tutti poi sanno, o avvertono, che tra voluttà e crudeltà esiste una certa affinità”».

Interesse abnorme
«“Già da bambino manifestavo un'inesplicabile timidezza verso le donne, che altro poi non era se non l'espressione di un interesse abnorme per loro”».

Il castello di Wanda
«Dopo cinque lunghissime ore, ecco levarsi d'improvviso davanti a noi, tra campi di stoppie, le massicce torri circolari del vecchio castello di Tarnow».

Abissi e amore
«Il mio amore mi sembra un abisso senza fine, in cui sprofondo sempre di più e dal quale ormai più nulla può salvarmi».

Colpi
«“Ecco, mi baci il piedi con cui l'ho colpita, immediatamente”».

Amazzone
«Abbiamo trascorso insieme giorni stupendi, abbiamo visitato le suggestive rovine di un convento distrutto dai tartari, abbiamo cavalcato attraverso i boschi, addentrandoci nella steppa. La principessa è un'amazzone stupenda. È un'amazzone meravigliosa a cavallo».

Darsi senza piacere
«“Ogni donna ha l'istinto, la tendenza a sfruttare la propria bellezza, ed è assai utile darsi senza amore, senza piacere, perché si resta elegantemente indifferenti e si può trarne il massimo vantaggio”».

Gelosia e noia
«“E comunque non ho nulla in contrario a che tu sia geloso, finché i tuoi tormenti mi divertono, ma guai a te se la tua gelosia dovesse annoiarmi”».

Monotonia e amore
«Wanda si stringe rabbrividendo nell'ermellino della sua kazabaika mentre giochiamo a scacchi, a dama, o persino a domino. Del resto, non ci si può solo amare, da mattina a sera e da sera e mattina! Credo di amarla troppo, con monotonia ossessiva, e questo la stanca».

Futuro
«“In un futuro in cui la forza bruta non conterà più nulla e lo spirito sarà tutto, la donna dominerà e l'uomo sarà il suo schiavo. Il libero amore prenderà il posto del matrimonio, che umilia la donna”».

Contratti
«“Sei ancora libero! Ma non appena avrai firmato il contratto sarai il mio schiavo e da quel momento, Severin, te lo giuro, userò il mio potere senza riguardi e senza pietà”».

Costantinopoli
«“Avevo intenzione di andare con te a Costantinopoli, ma poi ho pensato: cosa può significare per me avere uno schiavo laggiù dove tutti ne hanno”».

Frustate
«Mi contorsi, sentendo la frusta tagliarmi la carne come un coltello».

Dolce tepore del corpo
«È un vero piacere infilare la pelliccia a una donna bella e voluttuosa, vederla, sentirla mentre se l'accomoda al collo, lasciando fluire liberi i riccioli, e le membra stupende si stringono in quelle pelli preziose e morbide. E poi, quando se la toglie, e il manto dorato rimane tutto impregnato del dolce tepore e del lieve profumo del suo corpo... allora è una cosa da far perdere i sensi!».

Venere Medicea
«Oggi sono andato agli Uffizi a vedere la Venere Medicea. Era mattina presto, la saletta ottagonale detta “la Tribuna” era in penombra come un santuario, e io son rimasto lì, a mani giunte, in profondo raccoglimento davanti a quella muta immagine divina».

Diritti della donna
«“Che la donna, a tutt'oggi, quale la natura l'ha creata e nei suoi rapporti con l'uomo, è sua nemica e può essere solo schiava o sua despota, mai sua compagna. Potrà esserlo solo quando godrà di diritti uguali ai suoi, quando gli sarà pari per educazione e lavoro. Ora possiamo solo scegliere di essere martello o incudine, e io sono stato così somaro da rendermi schiavo di una donna, lo capisci?”».

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