L’incontro fra le culture del mondo attraverso la condivisione e lo scambio di saperi e conoscenza, linguaggi e pratiche artistiche è uno dei fenomeni sociali fondanti della civiltà stessa. Incoraggiare, potenziare e valorizzare le relazioni umane a questo livello rappresenta una delle forme più evolute ed avanzate di soft power: la diplomazia culturale. Mediante questa forma d’interazione positiva ed inclusiva, vengono favorite la promozione del dialogo e del rispetto per le diversità, nonché la comprensione reciproca tra popoli e nazioni, come fattori essenziali per rafforzare la solidarietà, la tolleranza e la pace, a sostegno di un’azione più ampia di cooperazione politica ed economica a livello globale. Le organizzazioni internazionali, i governi nazionali e le organizzazioni della società civile promuovono dunque sempre più un approccio strategico alle relazioni culturali internazionali, incoraggiando la cooperazione e la co-creazione di azioni e programmi condivisi, coinvolgendo così in maniera decisiva la comunità culturale ed artistica nella costruzione del futuro.

L’Italia e la diplomazia culturale

All’interno di questo quadro, l’Italia è senza dubbio una delle “potenze gentili” di riferimento a livello mondiale. «La cultura è l’asset più forte del soft power italiano», ha dichiarato l’ambasciatore Pasquale Terracciano, a capo della Direzione generale per la Diplomazia pubblica e culturale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, costituita nel 2022 con l’obiettivo di rendere l’azione diplomatica italiana ancor più incisiva proprio attraverso la sua proiezione culturale a livello internazionale. L’impegno del nostro Paese nell’ambito della diplomazia culturale continua dunque a rafforzarsi, come dimostra anche il graduale ampliamento della rete degli Istituti italiani di cultura, un sistema con oltre 80 sedi in cinque continenti, che nel 2022 ha celebrato il centenario della fondazione a Praga del suo primo Istituto.

Le Nazioni Unite e la cultura della pace

La cultura e le arti divengono così tra le principali forze positive di sviluppo e crescita anche a livello globale, grazie all’operato delle grandi organizzazioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite. Con la definizione dei principi fondamentali del diritto internazionale enunciati nella Carta delle Nazioni Unite e l’adozione della Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace, si è affermata sempre più l’idea secondo la quale per garantire il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale sia necessario intervenire in tutti i principali ambiti della nostra società: quello politico, economico e culturale. Pace dunque intesa non solo come assenza di conflitto, ma anche come il risultato di un processo generativo e partecipativo, che deve coinvolgere attivamente non solo gli Stati e i governi, ma anche i cittadini e la collettività tutta, nella costruzione di un’idea condivisa di pace.  Grazie in particolare all’impegno dell’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura), si è affermata così, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, l’idea potente e universale della “cultura della pace”: un insieme di valori, conoscenze, pratiche, abitudini, che si trasmettono anche e soprattutto attraverso l’istruzione.

L’istruzione per costruire un futuro migliore

Nell’ambito delle relazioni internazionali e della diplomazia culturale, l’istruzione gioca quindi un ruolo fondamentale per la costruzione di un futuro di convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati.  Secondo l’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, ogni individuo ha diritto all’istruzione, «che deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace».

Tuttavia, al di là degli sforzi della comunità internazionale, secondo i dati recentemente pubblicati dall’UNESCO, oltre 250 milioni di bambini nel mondo sono ancora privati del diritto all’istruzione e 771 milioni di adulti sono analfabeti. «Nessuno può accettare questa situazione», ha dichiarato Audrey Azoulay, direttrice generale dell’UNESCO. «Alla luce di questi risultati, l’obiettivo di garantire un’istruzione di qualità per tutti entro il 2030, fissato dalle Nazioni Unite, rischia di non essere raggiunto. Abbiamo bisogno di una mobilitazione globale per porre l’istruzione in cima all’agenda politica internazionale».

La Giornata internazionale dell’Istruzione

Nell’ambito dell’impegno delle Nazioni Unite per la promozione della cultura e dell’istruzione come strumenti fondamentali per la costruzione della pace, l’UNESCO organizza dal 2018 la Giornata internazionale dell’Istruzione. Un’iniziativa globale, questa, che ogni 24 gennaio punta a sollecitare i governi e la società civile a rinnovare tutti gli sforzi possibili per garantire la tutela, il diritto e l’accesso senza barriere all’istruzione, come azione fondamentale per il raggiungimento ed il mantenimento della pace a livello internazionale. La Giornata del 2023 avrà come tema “investire sulle persone, dare priorità all’educazione”: si sollecita una forte mobilitazione politica e culturale sui temi dell’istruzione per tradurre gli impegni e le iniziative globali in azioni concrete. Istruzione come diritto umano, bene pubblico e responsabilità comune. Cultura come acceleratore di crescita e benessere globale. Queste le due grandi forze che continueranno ad alimentare azioni di diplomazia culturale in questo 2023, un anno decisivo per la definizione di nuovi equilibri globali.

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