Un nuovo studio internazionale, guidato dall’Università di York e presentato all’incontro annuale della Society of Environmental Toxicology and Chemistry (SETAC) a Helsinki, ha scoperto che il 65% dei grandi fiumi di tutto il mondo presi in esame presenta tracce di antibiotici in grado di sviluppare resistenza dei batteri. I ricercatori, coadiuvati da partner sparsi in tutti i continenti, hanno raccolto campioni di acque fluviali dei maggiori corsi – tra i quali il Chao Phraya, il Danubio, il Mekong, la Senna, il Tamigi, il Tevere e il Tigri – e li hanno poi analizzati nei laboratori dell’università britannica per testare la presenza di 14 tipi diversi di antibiotici: ne è emerso un quadro preoccupante, perché circa due su tre di tali fiumi sono risultati contaminati.

Limiti sicuri sono più frequentemente superati in Asia e in Africa, ma anche siti europei e nord e sudamericani hanno mostrato livelli preoccupanti di contaminazione, evidenziando un problema di ordine globale. I siti più contaminati si trovano in Bangladesh, Kenya, Ghana, Pakistan e Nigeria, mentre in Europa il sito più inquinato è stato individuato in Austria.

Il metronidazolo è il farmaco che ha superato i livelli di sicurezza con il margine più alto, in un sito in Bangladesh, in cui la sua concentrazione è risultata 300 volte superiore al livello sicuro. Il trimetoprim, usato principalmente per trattare le infezioni del tratto urinario, è invece l’antibiotico più diffuso ed è stato rilevato in 307 dei 711 siti testati. Il composto che più frequentemente supera i livelli di sicurezza, rilevato sopra la soglia di sicurezza in 51 siti, è la ciprofloxacina, che ha uno spettro di azione ampio ed è usata quindi per trattare diversi tipi di infezioni batteriche.

Lo studio ha rivelato inoltre che le zone a rischio più alto si trovano tipicamente in prossimità di sistemi di trattamento delle acque reflue, di discariche di rifiuti o di liquami oppure in alcune aree di disordini politici, tra cui il confine israeliano e palestinese.

La risoluzione del problema non sarà certo facile e richiederà investimenti economici in infrastrutture; la sua rilevazione è però importante, perché la contaminazione dei grandi corsi potrebbe essere una delle cause dell’aumento della resistenza agli antibiotici.

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