In un pacifico angolo della costa della Tasmania, la Barilla Bay Oyster Farm alleva ostriche secondo una tradizione vecchia più di trent’anni. Si tratta di esemplari che rasentano l’eccellenza, eppure il direttore, Justin Goc, si dice convinto di poter raggiungere una qualità ancora superiore. Come? Monitorando la loro condizione con alcuni sensori in grado di fornire dati in tempo reale sulla ‘felicità’ delle ostriche.

Recentemente infatti diversi esemplari sono stati ‘equipaggiati’ con un chip della dimensione di una carta di credito (installato direttamente sul guscio), incaricato di monitorare costantemente lo sviluppo e la crescita dell’ostrica. In questo modo gli allevatori possono analizzare in tempo reale le abitudini alimentari del soggetto. Non solo: un’ampia gamma di sensori permette di avere informazioni sempre aggiornate su tutte quelle variabili ambientali (profondità, salinità e temperatura dell’acqua; livelli di luce e di ossigeno presenti) che influenzano la regolare crescita delle ostriche.

L’iniziativa, nominata Sense-T, è finanziata dal governo tasmaniano nell’ottica di un più grande progetto di informatizzazione delle attività agricole, teso a creare un vero e proprio database in cui formalizzare le procedure per arrivare a condizioni ottimali di allevamento, che si traducono spesso in risultati migliori in termini di qualità, risparmio energetico ed economico. “È quando metti insieme tutti i dati che la questione diventa eccitante”, afferma Ros Harvey, direttore del Sense-T. “Possiamo trovare modi migliori per ottimizzare le nostre risorse: to do more with less.”