17 maggio 2018

Il Giorno delle lettere galeghe

È tipico delle comunità – nazionali o d’altro genere – di celebrare uno o più giorni come particolarmente simbolici a livello identitario per la comunità stessa. Nel caso del nostro Paese sono due le “festività” laiche principali: il 4 novembre, giorno dell’annuncio della vittoria nella Grande Guerra, e il 2 giugno, data di nascita della Repubblica.  

Meno usuale è quanto avviene in Galizia, dove il 17 maggio si festeggia il “Giorno delle lettere galeghe” (Día das Letras Galegas). L’istituzione risale al 20 marzo 1963 in piena epoca franchista, quando l’uso del galego, come delle altre lingue minoritarie della Spagna (catalano e basco), era fortemente disincentivato: basti ricordare gli slogan propagandistici del tipo «Sea Patriota – no sea bárbaro. Es de cumplido caballero, que Usted hable nuestro idioma oficial o sea el castellano. Es ser patriota. W España y la disciplina y nuestro idioma cervantino» (“Sia Patriota – non sia barbaro. È da perfetto gentiluomo, che Ella parli il nostro idioma ufficiale cioè il castigliano. È essere patriota. W la Spagna e la disciplina e il nostro idioma cervantino”).

La creazione di questa inusuale ricorrenza si deve a tre membri della Real Academia Galega (Manuel Gómez Román, Xesús Ferro Couselo e Francisco Fernández del Riego), i quali decisero di omaggiare coloro che si erano distinti nella produzione letteraria in galego o per la difesa della lingua stessa, partendo dal presupposto che il riconoscimento poteva essere conferito solo a persone morte da più di dieci anni. La scelta della data non si rivelò casuale: il 17 maggio 1963 ricorreva il centenario della pubblicazione della silloge Cantares gallegos di Rosalía de Castro, opera che aveva sancito il cosiddetto “Rexurdimento” (rinascita) culturale del galego, lingua che per almeno quattro secoli era rimasta pressoché priva di una tradizione scritta. Ovviamente è la stessa Rosalía de Castro a essere celebrata in questa prima edizione. Come viene specificato nella motivazione, il suo libro «è stata la prima opera maestra di cui dispone la letteratura galega contemporanea; la sua apparizione conferisce prestigio universale al nostro idioma come mezzo di creazione letteraria, e infine rappresenta una pietra miliare decisiva nella storia del rinascimento culturale galego».

Con l’eccezione del 1998 in cui vennero omaggiati tre trovatori medievali (Martim Codax, Xoán de Cangas e Meendinho), in tutti gli altri anni è stata ricordata una sola figura, prevalentemente dell’epoca moderna e contemporanea, fatti salvi i casi del sovrano Alfonso X “el Sabio” (1980) e del monaco benedettino Martín Sarmiento (2002).  

Grazie a questa giornata, a tutti gli effetti festiva, la comunità galega si propone di ricordare personaggi che hanno dato lustro alle proprie lingua e cultura, con svariate iniziative che prevedono tra l’altro la rilettura nelle scuole delle opere dell’omaggiato. In questo modo si è avuta la possibilità di riscoprire poeti e narratori, ma anche intellettuali ed eruditi, talvolta caduti nell’oblio. A quando un esperimento simile in Italia?

 

Crediti immagine: da Argosnet (https://www.flickr.com/photos/argosnet/238603786/) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], attraverso Wikimedia Commons


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