In Italia è un classico: ci sono tesori a due passi da casa che spesso tralasciamo di scoprire, forse proprio perché sono vicini, accessibili, lì ad aspettarci in ogni momento. Per chi scrive è il caso di Villa Litta, o più precisamente, Villa Visconti Borromeo Litta, storico e sorprendente luogo di delizie nel centro del Comune di Lainate, a un quarto d’ora da Milano (da non confondere con l’omonimo edificio storico del capoluogo lombardo, in zona Affori). Il complesso gentilizio ‒ con la casa signorile, il palazzo settecentesco, il ninfeo, il giardino all’italiana e il parco storico ‒ lascia letteralmente a bocca aperta: l’eleganza aristocratica del sito, la magnificenza degli spazi verdi, la sovrapposizione degli stili artistico-architettonici e gli incredibili meccanismi a sorpresa dei giochi d’acqua formano un unicum capace di proporre a grandi e piccoli un’esperienza inedita e senz’altro piacevole da ripetere nel tempo. Le sue atmosfere colte e visionarie dialogano più o meno direttamente con quelle di altre dimore storiche italiane in originale equilibrio tra architettura e paesaggio, patrimonio verde e acqua. Tra le altre, vengono in mente Villa d’Este a Tivoli, Palazzo Farnese a Caprarola, Villa Lante a Bagnaia, Villa del Balbianello sul Lago di Como: tutte location ante litteram dedicate allo svolgimento di feste, ricevimenti e soggiorni in relax della nobiltà e degli intellettuali del tempo.
L’ideazione di Villa Litta iniziò nel 1585 per volontà del conte Pirro I Visconti Borromeo: un nobile illuminato, capace di immaginare e realizzare questo luogo in un territorio che a quell’epoca era occupato prevalentemente da boschi, campagne e piccoli villaggi. Curiosa però è la concomitanza del suo cantiere con quello coevo del Santuario dell’Addolorata di Rho e quello, di poco posteriore, di Villa Arconati a Bollate, segnali di uno sviluppo significativo dell’area a nord-ovest di Milano che richiamò numerose maestranze già al lavoro nella Fabbrica del Duomo. Dopo alcuni passaggi di proprietà e relativi rimaneggiamenti nei secoli successivi la villa fu acquisita dal Comune di Lainate nel 1971, venne seriamente restaurata e quindi restituita alla cittadinanza.
Il Ninfeo o Palazzo delle acque costituisce senza dubbio l’invenzione più accattivante del sito: si tratta di un edificio progettato nel XVI secolo da Martino Bassi con l’obiettivo di esporre la quadreria e le opere d’arte dei proprietari e ‒ al tempo stesso ‒ stupire e affascinare i nobili ospiti. A secoli di distanza questo luogo sa ancora sorprendere e divertire, intrattenendo i visitatori con i suoi raffinati giochi d’acqua e un’immutata sapienza idraulica: schizzi e scherzi spruzzano all’improvviso chi si accomoda sulle sedute in pietra sotto la grande magnolia; bagnano chi ‒ ignaro ‒ ammira a testa in su gli affreschi illusionistici nell’Atrio dei quattro venti; animano pavimenti mosaicati e pietrosi corridoi in penombra; scrosciano nel Cortile delle piogge e nelle grotte dell’Emiciclo; sprizzano fantasia da girandole in ferro e sotto gradini dispettosi, citati anche da Stendhal. Disegni liquidi prendono vita all’improvviso insieme ad affascinanti automi d’epoca, sapientemente manovrati dai fontanieri attraverso leve e meccanismi antichi di secoli: un portento reso ancora più stupefacente dall’assenza di canali o fiumi nelle vicinanze (il ninfeo oggi pesca acqua dall’acquedotto ma un tempo si riforniva dal serbatoio nella torre, opportunamente azionato attraverso una trave trainata da cavalli).
L’acqua qui è la protagonista assoluta, eppure non è l’unica meraviglia da scoprire nelle sale: tra uno spruzzo e l’altro ammiriamo le pareti e i pavimenti interamente ricoperti da perfette composizioni geometriche in ciottoli bianchi e neri, le colate di travertino tempestate di conchiglie, gli affreschi con l’effetto “sotto in su” di Pier Francesco Mazzucchelli, le statue nelle nicchie, i soffitti mosaicati dipinti da Camillo Procaccini (con una tecnica che non ha finora trovato eguali in tutto il mondo). Usciamo da questo spazio di immensa fantasia progettuale piacevolmente frastornati e la sensazione è destinata a durare insieme alla gradevole frescura dei nostri abiti: tutto merito di un curatissimo giardino all’italiana con i labirinti di bosso, la fontana di Galatea di Donato Carabelli (1785), un Ginkgo biloba di oltre 200 anni e le serre invernali. Accanto, altre due trovate botaniche di grande interesse: una smisurata e lussureggiante siepe di ortensie ‒ la cui fioritura merita una visita ad hoc ‒ e la carpinata, una galleria di carpini lunga 800 metri che costeggia due splendide serre liberty, la fontana di Nettuno e il palazzo settecentesco, parzialmente visitabile, una cui ala è attualmente destinata agli uffici comunali. Vasche, fontane e maestosi alberi secolari salutano la fine del nostro percorso: siamo nel parco storico (e pubblico!) di ispirazione inglese, progettato da Luigi Canonica nel XIX secolo.
Intanto… si è fatto tardi, è ora di tornare a casa. Questa volta però non c’è rammarico, né alcuna malinconia nell’andarsene: siamo vicini, torneremo presto.
Si ringraziano il Comune di Lainate e l’Associazione Amici di Villa Litta
Per informazioni villalittalainate.it e amicivillalitta.it