L’improvvisa scomparsa di una delle più caustiche e popolari rappresentanti della stand-up comedy di marca anglosassone, avvenuta a settembre dello scorso anno, è stata una delle notizie più luttuose legate al mondo dello show business statunitense. Sono in molti a ritenere che all’origine del decesso ci sia un caso di malasanità: ipotesi di cui è convinta la figlia, Melissa Rivers, che attraverso i suoi legali ha ufficialmente presentato alla Corte Suprema di New York una causa contro la clinica e i medici coinvolti nell’endoscopia gastrointestinale superiore le cui complicazioni, secondo il perito medico, hanno causato l’arresto cardiaco e il successivo decesso dell’attrice, avvenuto una settimana dopo al Mount Sinai Hospital. Lo scorso 28 agosto Joan Rivers (81 anni e una tra le carriere più durature nel campo della comicità e dell’intrattenimento made in USA) veniva sottoposta a una normale procedura di controllo di gola e corde vocali presso il Yorkville Endoscopy Center di Manhattan. Nessuno poteva immaginare che questa operazione di routine avrebbe avuto un esito tragico: il cervello della Rivers, infatti, era rimasto privo di ossigeno per diversi minuti, e l’attrice era stata ricoverata ricoverata in condizioni gravissime per poi morire qualche giorno dopo, il 4 settembre. Secondo i legali incaricati di compilare l’accusa, i medici non si sarebbero dimostrati adeguatamente addestrati per riconoscere e fronteggiare l’emergenza, e soprattutto hanno fallito nel riconoscere le prime avvisaglie di pericolo dai segnali vitali sempre più deboli della Rivers. O in altri termini, come Melissa Rivers ha detto in una precedente dichiarazione: «Trovo che il livello dimostrato di cattiva gestione medica, incompetenza, mancanza di rispetto e condotta scandalosa sia scioccante e francamente quasi incomprensibile». Non è la prima volta che la clinica di Manhattan finisce sotto i riflettori delle autorità: l’anestesista incaricata di sorvegliare sulle condizioni della Rivers era già stata accusata nel 2005 di aver provocato il decesso di una giovane donna durante un  parto. All’epoca il processo non arrivò mai sui banchi del tribunale: fu l’ospedale stesso a patteggiare una cifra di risarcimento, circa 4 milioni di dollari. E all’inizio di questo mese, un’agenzia federale di salute pubblica, il Centers for Medicare & Medicaid Services, ha citato il Yorkville Endoscopy Center per non aver attuato alcuni protocolli di sicurezza prima di procedere al trattamento della Rivers, circostanza che sembra implicitamente confermare le accuse contenute nel fascicolo consegnato alla Corte Suprema.