Uno studio coordinato da Philip Donoghue, paleontologo presso la University of Bristol (Regno Unito), sembra riscrivere totalmente la storia evolutiva dei denti e – di conseguenza – quella di tutto il genere degli animali vertebrati.
Finora la comunità scientifica aveva ipotizzato che i conodonti (animali preistorici simili ad anguille) fossero strettamente imparentati con gli animali vertebrati moderni. Infatti, benché privi di mascelle, questi animali erano muniti di piccole strutture mineralizzate disseminate lungo la trachea, caratteristica che aveva spinto i paleontologi a considerarli i progenitori dei primi vertebrati: la struttura ossea delle scaglie che in seguito avrebbero ‘ricoperto’ i primi pesci rappresenta la diretta evoluzione di questa conformazione originaria, ovvero l’adattamento esterno (deputato ad altre funzioni) del modello di tessuto sperimentato con i primi ‘denti’.
Il nuovo studio si è concentrato invece sull’analisi dell’organizzazione strutturale e dei modelli di sviluppo di alcuni ‘antenati’ dei conodonti, chiamati paraconodonti. Il confronto con i denti e le scaglie dei vertebrati viventi ha evidenziato come le somiglianze tra le attuali strutture ossee e le prime conformazioni dentiformi di questi animali preistorici siano molto probabilmente il risultato di una convergenza evolutiva, ovvero dello sviluppo di caratteristiche fisiche omogenee in specie diverse, senza che ci sia una diretta parentela evolutiva, ma solo come risposta biologica a fattori ambientali simili. La ricerca infatti sottolinea come la dentina (uno dei componenti basilari della struttura dei denti) fosse già presente nel derma degli antenati dei conodonti. Questo significa che la struttura ossea esterna non deriva dall’evoluzione dei denti, ma esattamente il contrario. Anzi, l'antenato comune dei conodonti e dei moderni vertebrati era probabilmente privo di una struttura dentiforme mineralizzata: si sarebbe infatti nutrito filtrando le sostanze nutritive dall’acqua.