Sono passati 20 anni da quel 15 ottobre 1997, quando dalla base americana di Cape Canaveral (Florida) a bordo del vettore Titan IVB/Centaur è stata lanciata la missione Cassini-Huygens di NASA, ESA e ASI. Lo scorso 15 settembre sono state scritte le ultime pagine di questa lunga storia: la sonda ha effettuato l’ultima di 22 pericolose manovre (tuffi) nell’atmosfera di Saturno. La perdita del segnale è arrivata alle 13:55 ora italiana, quando la sonda – impattando con l’atmosfera – è bruciata ed è andata distrutta. «La giornata odierna rappresenta il coronamento non di uno, ma di ben due ambiziosi progetti scientifici: la sonda Cassini-Huygens che si è tuffata nell’atmosfera di Saturno – ultimo atto di un viaggio straordinario durato vent’anni e che ha enormemente ampliato la nostra conoscenza dell’Universo – e questo gran finale che segna anche il debutto della Sardinia Deep Space Antenna, ovvero la configurazione del Sardinia Radio Telescope per il Deep Space Network a supporto di missioni interplanetarie, equipaggiando in modo adeguato lo straordinario telescopio realizzato dall’INAF». Queste le parole di Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

La sonda consiste di due elementi: l’orbiter Cassini fornito dalla NASA e la probe Huygens fornita dall’ESA. Nessun lanciatore esistente avrebbe potuto inviare direttamente un manufatto di 5600 chilogrammi su Saturno, è per questo che, per arrivare nel sistema saturniano si è utilizzata la tecnica della navigazione spaziale della “gravità assistita”. La sonda Cassini ha usufruito di ben 4 spinte gravitazionali planetarie: 2 fionde di Venere, una della Terra e una di Giove.

D’Amico ha aggiunto: «Questo progetto, destinato allo studio dell’universo e dei suoi misteri, è stato reso possibile dalla stretta collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, la Regione Sardegna – che rafforza sempre di più il suo ruolo nella rete mondiale dell’aerospazio – e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Un lavoro che dimostra che l’Italia – quando fa squadra – è in grado di raggiungere risultati straordinari. La missione Cassini segna la fine di un percorso, la configurazione per lo spazio profondo dell’SRT rappresenta l’inizio di un nuovo cammino. In comune c’è la scienza italiana, che dimostra ancora una volta di essere ai vertici nel mondo». E ancora: «Molte delle scoperte più sensazionali fatte nel corso di questa lunghissima missione sono state rese possibili grazie al loro contributo alla strumentazione della missione: 4 sono i membri del Team Scientifico dello spettrometro VIMS e 3 i Participating Scientists, tutti dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma dell’INAF. Hanno prodotto circa il 20% delle pubblicazioni scientifiche generate dai dati dello strumento, che si è dimostrato uno dei principali a bordo della sonda. Una grande soddisfazione per il nostro Istituto, viste le sbalorditive scoperte che è stato possibile fare nel corso di questi 10 anni grazie al contributo di VIMS: dimostrare che Phoebe si è formato lontano dal Sole e Saturno lo ha catturato nelle fasi primordiali del Sistema solare, dimostrare che i laghi di Titano sono formati da idrocarbutri, supporre la presenza di un oceano liquido sotto la crosta ghiacciata di Encelado».

Il tuffo finale è stato preceduto dall’ultimo flyby attorno alla luna Titano. Nelle ultime ore di missione, Cassini ha scattato l’ennesimo grandangolare di Saturno e dei suoi anelli e ha cercato nuovi indizi sulle nuvole di Titano.

Il ruolo principale nella missione è stato svolto dalla NASA, che ha fornito l’orbiter e ha gestito tutto lo sviluppo e le operazioni in volo della missione. L’ESA ha fornito il lander Huygens (a forma di cono) che ha raggiunto la superficie di Titano, la principale luna di Saturno, il 14 gennaio 2005. L’ASI ha svolto un ruolo importante progettando e realizzando l’antenna di 4 metri di diametro che ha rappresentato lo scudo protettivo della sonda Cassini, nelle fasi più critiche del suo viaggio, e il mezzo primario di comunicazione con la Terra.

Durante il tour del sistema di Saturno, la sonda Cassini ha compiuto un gran numero di orbite intorno al pianeta e alla luna Titano, e ha completato numerosi flyby molto ravvicinati con le altre lune. Accendendo e puntando i numerosi strumenti di bordo, la sonda ha potuto raccogliere preziose informazioni su tutti questi obiettivi scientifici mai studiati prima. La Cassini Solstice Mission si è conclusa il 15 settembre 2017, quando la sonda ha effettuato l’ultimo, rischioso e storico tuffo nell’atmosfera di Saturno restituendoci in cambio dati circa la composizione chimica del pianeta. Fino a quando non ne è stato perso il segnale. Si tratta di una missione di non ritorno: l’attrito con l’atmosfera ha bruciato e distrutto il veicolo spaziale.

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