La NASA punta a portare l’uomo sugli asteroidi e su Marte, e non solo sulla Stazione Spaziale Internazionale, con la nuova capsula Orion Deep Space che è stata lanciata questa mattina alle 07:05 ora locale (le 13:05 in Italia), dalla piattaforma 37 del complesso di lancio spaziale della base americana Kennedy Space Center a Cape Canaveral a bordo dello United Launch Alliance Delta IV Heavy, il razzo più grande

e potente oggi disponibile sul mercato, nell’ambito del programma della costruzione del vettore Space Launch System (SLS). “Oggi è una grande giornata per il mondo'', ha detto l'amministratore capo della Nasa, Charles Bolden, commentando il lancio. Dopo dieci anni di progettazione e lavoro da parte dell’Agenzia spaziale americana e dopo quarant’anni di attesa dopo l’ultimo volo simile è arrivato il momento tanto atteso. L’Exploration Flight Test-1 è partito senza equipaggio ed è durato quattro ore e mezza. Il lancio era però previsto per ieri, ma il countdown è stato interrotto diverse volte: inizialmente programmato per le 07:05, le 13:05 in Italia, di ieri, è stato rimandato all'ultimo momento di 12 minuti perché un'imbarcazione era entrata nella “danger zone” di Cape Canaveral. Alle 07:17, le 13:17, il centro di controllo non ha dato nuovamente il "via libera" a causa delle condizioni meteo avverse (il vento superava i protocolli di sicurezza). Il lancio, infine, è stato spostato di un giorno a causa di un malfunzionamento di alcune valvole di drenaggio.
Dopo tanta attesa alla fine la capsula è partita. Il lancio, come sempre, è stato spettacolare: esplosione, forte boato, una potente luce e tanto fumo. Il vettore ha scortato l’Orion Multi-Purpose Crew Vehicle, sviluppato dalla Lockheed Martin per la NASA, nell'orbita bassa della Terra e poi, sganciando il secondo stadio, l’ha scagliato a 5800 chilometri dalla superficie (pensate che la Stazione Spaziale Internazionale si trova a “soli” 431 chilometri di quota). La capsula Orion ha compiuto due orbite attorno alla Terra e infine, come un proiettile, è rientrato nell’atmosfera a 32mila chilometri orari tuffandosi con tre paracadute nell’oceano Pacifico, a sud-ovest di San Diego in California, per poi essere recuperata dalla Marina degli Stati Uniti. Il test di oggi ha simulato un rientro dalla Luna: il volo inaugurale ha avuto lo scopo di testare, senza avere a bordo strumentazioni di supporto vitale, lo scudo termico (titanio, fibra di carbonio e fibra di vetro) che è stato creato per proteggere la navicella dalle altissime temperature che si incontrano nell’atmosfera ad altissime velocità: si parla di 2200°C, ma durante un vero rientro dalla Luna si arriva a 2760°C. Sotto test anche il modulo dell’equipaggio, il modulo di servizio, il launch abort system (sistema d’emergenza in caso di pericolo) e un adattatore. Tutto l’esperimento è stato monitorato da ben 1200 sensori che hanno registrato le prestazioni degli strumenti a bordo.
Il volo di prova è costato la bellezza di 357 milioni di dollari e il viaggio oltre l’orbita della Terra è durato “solo” un’ora e mezza, ma è già un record per questa sonda che dovrà arrivare prima vicino alla Luna (400mila chilometri) e poi su Marte (la minor distanza Marte-Terra, chiamata opposizione, è di 56 milioni di chilometri e si verifica ogni circa 780 giorni). Adesso che il test è stato superato, dopo aver tenuto col fiato sospeso tutto il mondo, si potrà partire con i voli con equipaggio: la navicella potrà ospitare 4 astronauti (fino a 6 per le missioni più brevi), ma dovremo aspettare il 2021. Dopo 4 anni (2025) si potranno tentare le prime missioni verso gli asteroidi e solo nel 2030 l’obiettivo di Marte potrebbe farsi reale. Ovviamente si tratta solo di ipotesi, perché l’ok per queste missioni dovrà arrivare sempre dalla NASA in base al budget, che attualmente sta subendo tagli considerevoli. La sonda è partita senza astronauti, sì, ma non è andata nello spazio totalmente sprovvista di pubblico: a bordo, i simpaticoni della NASA hanno deciso di “imbarcare” diversi oggetti di valore simbolico, come un osso di T. Rex, alcune poesie di Maya Angelou, una registrazione della suite I Pianeti, di Gustav Holst, una collezione di spille e medaglie, un modellino di Capitano Kirk e Iron Man, un modellino della Delorean da “Ritorno al futuro”, oltre a un microchip che trasporta i nomi di più di un milione di persone.
Il futuro della navicella Orion è incerto, anche perché manca ancora qualche anno al prossimo lancio. Per ora la NASA ha fatto sapere che potrebbe partecipare alla missione che rimorchierà un asteroide nei pressi della Luna, con attaccato il modulo di servizio europeo, nella missione EM-1, della durata prevista di 7 giorni. E sicuramente sarà la protagonista del primo viaggio degli esseri umani su Marte, ma per questo c’è da aspettare. Qualche mese fa, infatti, un gruppo di ingegneri del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha fatto tornare con i piedi per terra i ricercatori che lavorano all’ambizioso progetto Mars One, di una no-profit olandese che ha annunciato, nel 2012, di voler installare una colonia umana sul Pianeta Rosso entro il 2025. I primi 4 astronauti dovrebbero rimanere su Marte per tutta la loro vita, perché da questo lunghissimo viaggio (180 giorni, il più lungo viaggio mai intrapreso da esseri umani nello spazio) non c’è ritorno – almeno con la tecnologia a disposizione oggi. Dal MIT hanno avvertito sulla reale fattibilità del progetto, visto che i tecnici hanno detto che sarà necessario sviluppare nuove tecnologie per permettere alla colonia umana di sopravvivere nel tempo. Un dato su tutti è sconvolgente: la morte potrebbe arrivare entro i primi 68 giorni**.**
Certo è che quello di Orion è un volo storico, perché l’ultima missione con equipaggio (Shuttle a parte) fu l’Apollo 17 nel 1972. Orion ha una struttura molto diversa rispetto ad Apollo, ovviamente la tecnologia in mezzo secolo si è più che evoluta: ha un diametro di 5 metri, un’altezza di 3,3 metri e a bordo ci sarà spazio anche per una piccola toilette (su Apollo gli astronauti usavano la sacca "Apollo Bag"). La capsula Apollo poteva portare un equipaggio di sole tre persone, era alta 3,2 metri per 3,9 metri di diametro. Orion contiene 8,9 metri cubi di volume abitabile, rispetto ai 6,2 metri cubi di Apollo. All’intero gli astronauti del futuro (un futuro abbastanza vicino) troveranno un mix di azoto (75%) e ossigeno (25%), atmosfera simile a quella presente dentro Apollo. Fra qualche anno sarà l’Agenzia spaziale europea (ESA) a completare il lavoro su Orion fornendo il modulo di servizio che si aggiungerà al modulo abitativo.
Quello di oggi non è il primo esperimento a cui si è sottoposta Orion. Nel giugno di quest’anno,  è stata effettuata una simulazione di discesa agganciando Orion a un C-17, un grande aereo cargo che l’ha sollevata a una quota di poco superiore ai 10.000 metrisopra lo Yuma Proving Ground dell’esercito degli Stati Uniti (Arizona). Il test ha avuto l’obiettivo, ancora una volta, di porre sotto stress tutte le strumentazioni per garantire, fra qualche anno, la massima sicurezza agli astronauti che viaggeranno nello spazio profondo.

Le fasi del volo di prova:

Lancio: una scena che abbiamo visto in televisione e nei film centinaia di volte: un’esplosione luminosa e rumorosa. I motori si sono accesi, il countdown è terminato e Orion si è alzata in cielo a bordo del razzo vettore.
Esposizione:  dopo circa 6 minuti i pannelli protettivi sono stati abbandonati e il primo stadio si è separato dal vettore.
Re-ignition: la prima orbita è stata completata dopo quasi due ore. A questo punto i motori della capsula hanno fatto di nuovo fuoco per portarla fino a 5800 chilometri dalla superficie dalla Terra.
Separazione: dopo tre ore e mezza la capsula si è preparata per il rientro: il secondo stadio si è separato dalla capsula, così da lasciare solo il modulo abitativo al rientro nell’atmosfera.
Orientamento: la capsula, al termine della seconda orbita, è stata riposizionata per permettere un ammaraggio “a testa in su”, in vista anche dei voli con equipaggio umano.
Riscaldamento: a questo punto la capsula è arrivata a delle temperature altissime: 2200° C.
Paracadute: la capsula deve necessariamente rallentare nel rientro sulla Terra e per questo sono stati usati dei paracadute espulsi in sequenza per arrivare a una velocità di 32 chilometri orari.
Ammaraggio: Orion è stata recuperata dalla Marina Militare degli Stati Uniti nell’oceano Pacifico, nella Baja California, dopo circa 4 ore e mezza di missione.