Il nostro Paese è da sempre considerato nel mondo terra di cultura per eccellenza, perché reso celebre da tanti che, nei campi più diversi, hanno nei secoli eccelso. La ‘bellezza’ è certamente – sia quella naturale, sia quella artificiale – uno dei nostri punti di forza: basti pensare che, nonostante le dimensioni territoriali ridotte, l’Italia conta il maggior numero di patrimoni dell’umanità UNESCO, tesori sparsi in tutte le regioni, che includono intere città e centri storici cittadini, decine di ville e giardini, chiese, basiliche e palazzi, foreste, parchi, isole fino a tutte le Dolomiti.

Ma quanta ricchezza è in grado di produrre oggi la cultura in Italia?

Forniscono i dati la Fondazione Symbola e Unioncamere, che da otto anni, in collaborazione con la Regione Marche, dedicano al sistema produttivo culturale e creativo (così viene definito l’insieme delle filiere culturali e creative in toto) il rapporto Io sono cultura, che quest’anno ha ancora più importanza perché il 2018 è dedicato dalla Commissione europea al Patrimonio culturale e dal MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), insieme al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, al cibo italiano.

La cultura, infatti, crea reddito e occupazione: nel 2017 le si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia, dato in crescita rispetto agli anni precedenti, e rappresenta inoltre un fattore moltiplicatore, pari a 1,8, sugli altri settori dell’economia: in pratica, per ogni euro prodotto in cultura se ne attiva 1,8 negli altri settori. Più in generale, il sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, rappresentando il 6,1% del totale degli occupati nazionali (dato anche questo in crescita).

Il rapporto Io sono cultura racconta inoltre tutto ciò che c’è dietro a questi numeri, un mondo complesso fatto di innumerevoli sfaccettature: musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, industrie creative e made in Italy; sia quindi beni culturali in senso stretto, sia attività e industrie che dalla cultura traggono continua vitalità.

Oltre alla conservazione e al restauro, forte l’impegno di restituire negli ultimi anni dignità anche culturale alle zone colpite dal terremoto: in Italia si sta finalmente diffondendo l’idea che il patrimonio storico-culturale da solo non è sufficiente se non viene affiancato dal capitale culturale e creativo di cittadini e imprese, per legare lo sviluppo dei territori alle sfide dell’innovazione da cui anche il mondo culturale è investito.

Crediti immagini: da Sailko [CC BY 3.0  (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], attraverso Wikimedia Commons

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