Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne sono i tre vincitori del premio Nobel per la Fisica. Hanno vinto questo prestigioso riconoscimento per il loro decisivo contributo nella rilevazione delle onde gravitazionali; per aver ricoperto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nelle ricerche legate al Laser Interferometer Gravitational Wave Observatory (LIGO) negli Stati Uniti, e per aver lavorato quasi 40 anni per rendere possibile la prima osservazione delle onde gravitazionali.

Il 14 settembre 2015, infatti, fu annunciata la prima rilevazione diretta di onde gravitazionali, attribuite alla fusione di due buchi neri distanti da noi 1,3 miliardi di anni luce. A essa ne sono seguite altre, l’ultima delle quali, annunciata pochi giorni fa, ha visto la partecipazione dell’osservatorio europeo Virgo, situato all’European Gravitational Observatory (EGO) a Cascina, in provincia di Pisa, fondato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e dal CNRS (Conseil National de la Recherche Scientifique) francese. Fino a quel momento, i ricercatori europei avevano partecipato solo all’analisi dei dati di LIGO, il cui progetto coinvolge oltre 1000 ricercatori in giro per il mondo e provenienti da più di 20 Paesi con lo scopo di studiare esclusivamente le onde gravitazionali.

Gli scienziati sono arrivati alla conclusione che queste onde consistano in tenui fluttuazioni di gravità, generate in conseguenza di eventi molto grandi come il big-bang o come lo scontro di due buchi neri molto grossi determinanti delle oscillazioni. Sono altresì definite come increspature nel tessuto dello spazio-tempo e vengono spiegate come un tappeto di gomma deformato dall’interazione di qualunque corpo, dotato di massa, che, nel far cedere e deformare il tappeto verso il basso, crea un cono, attraverso il quale un secondo corpo cadrebbe attratto nella depressione. Nell’Universo avviene più o meno la stessa cosa: più un corpo celeste ha una massa grande, più lo spazio si incurva e si deforma. Un’increspatura comporta una contrazione o una dilatazione dello spazio, condizionandone i corpi vicini.

Questa scoperta è destinata ad avere una grande rilevanza, accrescendo le conoscenze sul funzionamento dell’Universo. Infatti, come afferma Giovanni Losurdo, responsabile del progetto Advanced Virgo, questo premio è uno straordinario riconoscimento per un’intera comunità che, per decenni, ha perseguito una linea di ricerca del tutto nuova, realizzando macchine come LIGO e Virgo, e che è stata in grado di aprire una nuova finestra osservativa sul cosmo: un contributo non solo scientifico, ma anche al patrimonio culturale universale.

Il premio Nobel 2017 per la Medicina, invece, è stato vinto dai ricercatori americani Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, premiati per la scoperta del meccanismo molecolare che controlla il ritmo circadiano, che a sua volta regola i ritmi del sonno, il comportamento alimentare, il metabolismo, la temperatura corporea, il rilascio degli ormoni e la pressione sanguigna.

Questo team di scienziati, partendo dall’assioma che la vita sulla Terra si adatti quotidianamente alla rotazione del nostro pianeta grazie all’orologio biologico interno, hanno potuto spiegare come gli esseri umani, le piante e gli animali regolino i loro ritmi biologici in modo da essere sincronizzati con i movimenti della Terra. Gli studiosi hanno utilizzato i moscerini della frutta come organismo modello e sono riusciti a isolare un gene (denominato Period) che regola il normale ritmo biologico quotidiano, dimostrando che il gene codifica una proteina (chiamata PER) che si accumula nelle cellule durante la notte e degrada poi durante il giorno. Così, i livelli di proteine PER oscillano su un ciclo di 24 ore, in sincronia con il ritmo circadiano. Michael W. Young ha scoperto che un altro gene, chiamato ‘timeless’, codifica un’altra proteina, chiamata TIM, la quale legandosi a PER, entra nel nucleo cellulare in modo da regolare l’attività del gene ‘period’. Infine, sempre Young ha scoperto un terzo gene, denominato ‘doubletime’, che controlla la frequenza di queste oscillazioni, fungendo in sostanza da metronomo nel rapporto costante tra gli altri due geni e dando loro un’alternanza corrispondente a un ciclo di 24 ore.

Nell’uomo tutto questo avviene con una enorme precisione. Il nostro orologio interno infatti adatta la nostra fisiologia alle diverse fasi della giornata e regola in questo modo diverse funzioni critiche, quali l’alternarsi di sonno/veglia, l’orario dei pasti, il metabolismo ecc.

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