La carta è uno dei beni di consumo più utilizzati in tutto il mondo, quotidianamente l’adoperiamo per i più disparati motivi. Pochi però conoscono la sua storia.

Le cronache degli Han riportano che nell’anno 105 d.C. Ts’ai Lun, ministro e gran dignitario di corte, presentò all’imperatore cinese i primi fogli di carta, risultato di un procedimento prevedeva l’impiego di un impasto di paglia di tè o di riso, canna di bambù e stracci di canapa, lasciati a macerare per poi essere lungamente battuti in contenitori di pietra con pestelli di legno. Furono però gli arabi a introdurre l’utilizzo della carta in Europa (Spagna e Italia) tra l’VIII e l’XI secolo. Le modalità di lavorazione e di collaggio del fogli rimasero in questo periodo parzialmente identiche a quelle usate dai cinesi: conservando l’uso del “graticcio” su cui venivano adagiate le fibre dopo il filtraggio dell’acqua. Diversa fu invece la gomma impiegata per dare resistenza al foglio. Al posto di quella derivata da particolari licheni utilizzata in Cina, gli arabi cominciarono a servirsi di colla di amido ricavata dal riso o dal grano. Questo procedimento però rendeva la carta particolarmente deteriorabile e poco affidabile.

In merito ai centri di produzione della carta in Europa le notizie che abbiamo sono piuttosto incerte, di sicuro la prima cartiera sorse in Spagna nel 1173 a Xàtiva (oggi San Felipe nella provincia di Valencia). Più complesso è determinare con certezza il suo arrivo in Italia. Dai documenti disponibili possiamo dedurre che in alcuni centri come Amalfi e Fabriano il suo utilizzo fosse già largamente diffuso prima del XIII secolo.

Della carta si fa un chiaro riferimento in un atto di Federico II del 1231, data in cui l’imperatore con le norme decretali pubblicate a Melfi, vietò l’uso della carta bambagina negli atti pubblici a causa della sua deperibilità, imponendo la trascrizione di questi su pergamena. Il secondo è un documento notarile di Fabriano del 1283 in cui è registrato l’atto di acquisto di un edificio da parte di un “carthaio”.

Dalla fine del XIII secolo la produzione si diffuse a Bologna, Padova, Genova, poi in Toscana, in Piemonte, nel Veneto e nel bresciano, anche se fu sempre Fabriano a mantenere il primato della produzione della carta anche grazie all’introduzione di alcuni procedimenti innovativi: invenzione della pila a magli multipli, usata per la preparazione dell’impasto ottenuto dagli stracci, l’impiego della gelatina animale per rendere la carta resistente ai liquidi, quindi scrivibile, e lo sviluppo della filigrana.

Il XVII secolo segna il primo punto di svolta: l’introduzione del cilindro olandese, le cui lame metalliche riducevano gli stracci in poltiglia. Grazie a questa nuova macchina la preparazione dell’impasto divenne più rapida e si abbatterono sia i lunghi tempi di macerazione che i costi di produzione. Nel 1799, con la comparsa della macchina piana ideata dal francese Louis Robert, il ciclo produttivo della carta fece un ulteriore passo in avanti. Seguirono da lì a poco l’importantissima scoperta di Federico Gottlob Keller, che nel 1844 ottenne la pasta di legno meccanica sfibrando per la prima volta il legno con mole di pietra, e l’introduzione della cellulosa, alla quale sono legati i nomi di Meillier e di Tilghman.

Con la fine del XIX secolo si entrò definitivamente nel periodo della produzione industriale della carta su vasta scala.

Ts’ai Lun non poteva di certo immaginare che ts’ai-ho-tche (e cioè la carta del buon Ts’ai, come la chiamavano i cinesi) avrebbe avuto un così grande successo fuori del suo Paese e che sarebbe diventata così importante nella vita degli uomini.