Possiamo chiamarla con nomi diversi, in lingua inglese o con la traduzione italiana, con una sigla o in forma abbreviata, ma la sostanza non cambia: la tecnologia ormai è parte integrante di qualsiasi evento sportivo e non se ne può più fare a meno.

Anche il calcio, che per tanto tempo ha cercato di resistere ad ogni forma di aiuto elettronico, ha iniziato ad utilizzare lo strumento tecnologico con esiti certamente positivi. Dapprima è stata introdotta la “Goal-Line Technology” (GLT), un sistema che permette di avere certezze sulla segnatura di una rete: quattordici telecamere ad altissima velocità, puntate all’interno dei pali e della traversa e, quando il pallone oltrepassa interamente la linea di porta, mandano un impulso all’orologio dell’arbitro nel giro di un secondo.

In seguito, è stata la volta, seppur ancora in via sperimentale, del “Video Assistant Referees” (VAR): l’arbitro può chiedere aiuto ad alcuni colleghi, seduti in tribuna all’interno di una postazione televisiva riservata, su una situazione di gioco dubbia e, dopo aver ricevuto, via auricolare, comunicazione di quanto emerge dalla visione dei filmati, può riservarsi di cambiare la propria decisione e di assumere il provvedimento corretto.

Se per il mondo del calcio si tratta di una novità rivoluzionaria, non può dirsi lo stesso in riferimento agli altri sport, che già da tempo ricorrono alla tecnologia per risolvere i casi più difficili e garantire che vinca effettivamente il migliore.

In realtà, la cosiddetta “moviola” in campo è stata adottata per la prima volta alla fine degli anni Ottanta nel football americano: gli errori degli arbitri, infatti, rischiavano di mandare all’aria gli investimenti dei miliardari americani, titolari delle squadre di football ed il business non poteva essere lasciato in balia dell’occhio umano.

Oggi il ricorso allo strumento tecnologico rappresenta la normalità nella quasi totalità delle discipline sportive. Nel basket si ricorre alla riproduzione video a bordo campo dell’azione appena avvenuta. Nella pallavolo entrambe le squadre possono richiedere due “Video Challenge” per ogni set, per verificare se la palla sia caduta a terra dentro o fuori le linee perimetrali o eventuali invasioni a rete da parte degli avversari. Anche nel tennis si procede in maniera analoga con il cosiddetto “occhio di falco” (“Hawk Eye”): quattro o più telecamere ad alta velocità disposte attorno al campo ricostruiscono la traiettoria esatta della pallina in maniera tale da poterne stabilire con certezza il punto di rimbalzo sul terreno di gioco. Nel rugby è l’arbitro a decidere di chiedere aiuto a un suo collega, che segue l’incontro davanti al monitor, per verificare se una meta è stata segnata o meno: questo sistema prende il nome di “Television Match Official” (TMO). E così in molti altri sport, come l’atletica, il ciclismo e l’ippica, che per determinare con esattezza l’ordine di arrivo ricorrono al “fotofinish”, un meccanismo in grado di scattare una vera e propria fotografia nel momento in cui viene tagliato il traguardo.

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