È ormai acclarato che i “cacciatori di inediti” non possono più limitarsi allo spoglio meticoloso dei fondi di biblioteche ed archivi pubblici e privati, ma devono anche esaminare con attenzione i cataloghi delle case d’asta, confidando magari in qualche disattenzione o svista da parte dello schedatore. In questi ultimi decenni è stata proprio la vendita all’incanto a far riemergere libri e manoscritti di cui si era persa ogni traccia o dei quali s’ignorava l’esistenza. Mi limito a una breve rassegna di testi che ho avuto la fortuna di sfogliare personalmente prima della loro vendita:

1)     Il dattiloscritto completo del romanzo di Alberto Moravia Il disprezzo, pubblicato da Bompiani nel 1954. Contiene un capitolo di una decina di pagine, il tredicesimo, totalmente inedito: esso fu rimosso dalla versione a stampa forse per ragioni ideologiche (venduto nel 2001).
2)     Un manoscritto pergamenaceo dei primissimi anni del XIV secolo, corredato di ben 67 miniature, spesso a tutta pagina. Si tratta del libro posseduto dal notaio e letterato Francesco da Barberino, come dimostra l’esatta corrispondenza fra le miniature del codice e sette temi iconografici reperibili nei suoi Documenti d’amore, riguardo ai quali nell’autocommento Francesco stesso dichiara che erano stati già impiegati nel suo Officiolum, specificando inoltre la posizione che occupavano all’interno del breviario (venduto nel 2003).
3)     La lettera autografa del 29 agosto 1849 di Edgar Allan Poe a Mrs. Maria Clemm, zia e poi suocera di Poe dopo il suo matrimonio con sua figlia Virginia Clemm, cugina di Poe. La lettera, incompleta, risale all’ultimo periodo della vita dello scrittore, del quale fornisce una serie di dettagli, finora ignoti, non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche di progetti futuri (venduta nel 2015).

È di questi giorni un altro importante ritrovamento grazie a una lettura dettagliata di un catalogo d’asta: si tratta di tre autografi del compositore Francesco Morlacchi (Perugia 1784 - Innsbruck 1841), individuati da Biancamaria Brumana, docente di Storia della musica dell’Università degli Studi di Perugia, che ne ha anche ricostruito le vicende iniziali. Qualche tempo dopo la morte dell'autore, tutti gli autografi furono acquistati dal conte Giovanni Battista Rossi Scotti, il quale li regalò in seguito a persone e a Istituzioni italiane e straniere per promuovere la conoscenza di Morlacchi. 
Il primo manoscritto contiene la Tempesta, tratta dal suo dramma giocoso Il Barbiere di Siviglia (1816). Il secondo tramanda una sinfonia che Rossi Scotti si limita a datare al 1807, e che corrisponde all'ouverture del Poeta disperato, ovvero la prima opera di Morlacchi rappresentata a Firenze nella primavera di quell'anno. Diversamente dai precedenti, il terzo manoscritto conserva una canzone totalmente inedita composta da Morlacchi nel 1812 a Tharandt e dedicata al gestore dei bagni termali, Antonio Pusinelli. La composizione, suddivisa in tre parti, prevede un organico di soli, coro e orchestra di strumenti a fiato con banda turca, particolarmente adatto al clima festoso della località di villeggiatura - frequentata anche da Goethe, Schiller e Kleist -, ed eventualmente a un’esecuzione all’aperto.
Ci si augura che le musiche ora ritrovate possano essere ascoltate in una prima ripresa moderna.