07 aprile 2014

Mussolini antitedesco

La figura di Eugenio Morreale, nella foto, (1891-1984) è ancora poco nota tra gli studiosi, nonostante il ruolo non certo secondario da lui svolto prima in Austria tra il 1927 e il 1936, e poi in Spagna tra il 1943 e il 1945. A Vienna arriva come corrispondente del “Popolo d’Italia” e proprio su questo quotidiano pubblica il 18 maggio 1929 uno dei primissimi articoli apparsi in Italia sul futuro Führer, col titolo “Come la pensa Hitler”;

nel giro di qualche mese diventa inoltre funzionario del Ministero degli Esteri e in questa veste prova a ostacolare l’Anschluss, attirandosi le forti antipatie dei nazisti. Espulso per tale ragione da Vienna, a Morreale viene affidato il consolato di Baltimore (1937). Nel 1941 viene cacciato dagli Stati Uniti, a causa della rottura delle relazioni con i paesi dell’Asse, e diviene console in Malaga. Caduto il fascismo, egli, antinazista di lunga data, decide di rappresentare gli interessi dell’appena costituita Repubblica Sociale Italiana, individuando in essa la continuità della patria proprio nella persona di Mussolini. In una lunga lettera del 4 novembre 1946, qui riprodotta solo in parte, all’amico e collega giornalista Massimo Caputi così ricorda quei momenti:

 

Anfuso – antitedesco – chiama Morreale – antitedesco – da Malaga a Berlino per fargli continuare il viaggio fin sul Garda, da Mussolini. Bisogna dire che i tedeschi, quelli dell’Auswaertiges Amt per lo meno, ne avevan fin sui capelli dei pasticci italiani e pure di venirne fuori si accontentavano di pochi e formali salamelecchi di circostanza. Morreale va sul Garda e trova – sia detto per la storia – che Mussolini è, a quattr’occhi, tanto antitedesco come lo era pubblicamente ai tempi della lotta contro l’Anschluss. Mussolini (15 novembre 1943, quasi continuando l’ultima conversazione del novembre 1936): “Come vedete, gli austriaci sono duri a morire sotto i tedeschi” (erano già all’ordine del giorno i guai che gli austriaci creavano ai nazi in Austria e nell’Alto Adige). “E bisogna essere duri a morire, caro Morreale!”. Consegne: tornare in Ispagna per aiutare gli italiani a cavarsi d’impiccio e per salvare quanto ancora fosse possibile salvare della dignità e degli interessi italiani in Ispagna. Questo l’antefatto: quanto alla realizzazione, tra il gennaio del 1944 e l’aprile 1945, essa fu conseguita senza inutili fanfaronate, tenendo presente la realtà della situazione e la modestia degli scopi che si intendevano conseguire. Non si creò né un’Ambasciata, né una Legazione in Madrid, bensì una “Agenzia del Governo e della R.S.I. per la tutela degli interessi italiani in Ispagna”, non si creò rete consolare, bensì una modesta rete di uffici fiduciari a titolo onorario, non si interferì negli interessi privati degli italiani, ma si lasciò ciascuno libero di tutelare a modo proprio i suoi stessi interessi, mentre l’Agenzia colla sua stessa presenza tutelava da ogni tentativo di interferenza da parte della rappresentanza diplomatica tedesca in Ispagna. E quanto al fascismo – non per antifascismo, ma per una realistica visione della situazione – rimandai bellamente in Italia, nel giugno del 1944, un tale che la Segreteria generale del partito neofascista aveva inviato in Ispagna un mese prima per rimettere in piedi e fasci e gagliardetti e ritratti. E quanto alla camorra di gran costo, rimandai in Italia, nel dicembre del 1944 ed a dispetto dello stesso Ribbentrop, la sorella della Petacci, la cosiddetta Miria di San Servolo, che con un suo magnaccia, certo avv. Mancini, era venuta ad imperversare in Ispagna qualche mese prima.

 

Questa lettera non si limita a fornire particolari del tutto inediti sulla Rappresentanza diplomatica e sul suo operato in Spagna, anche con note di gossip decisamente colorite su Myriam, sorella di Claretta Petacci, ma ci offre soprattutto un ritratto di Mussolini, confinato nel Garda, che, in veste non ufficiale, manifesta sentimenti antitedeschi. Evidentemente il Duce si era reso conto di non aver più alcun ruolo nello scenario politico-militare, essendo ormai divenuto una marionetta manovrata da Berlino, e alla vista di Morreale, antinazista dai tempi di Vienna, torna a ricordarsi degli anni in cui lui stesso diffidava dei tedeschi. E chissà se in quei momenti di sconforto non abbia avuto dei rimpianti per non aver perdurato in quella posizione.


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