Se una cosa ci ha insegnato la crisi che stiamo vivendo è che la Natura non esiste. La Natura sarebbe quell’entità che comincia, più o meno, dove finiscono le città e le attività umane, ad esempio la foresta amazzonica o le profondità degli oceani. In questo senso la Natura sarebbe il radicalmente altro rispetto all’Umano. Questo dualismo ha segnato l’immaginario occidentale per millenni: un dualismo che in particolare si incarna nella contrapposizione fra essere umano e animale, ad esempio quello mortale che oppone il capitano Achab da un lato al capodoglio Moby Dick dall’altra. Come tutti i dualismi anche questo si basa su una decisione metafisica, non è cioè una divisione che abbia un fondamento nelle cose. Come è evidente gli esseri umani sono animali (degli animali particolari, in effetti, che si sono autoinclusi nella specie dal nome ambizioso di Homo sapiens): la prova inconfutabile di questa comune condizione è che come tutti gli altri animali mangiamo animali e possiamo essere mangiati da altri animali. Siamo animali, ma ce lo dimentichiamo. Si potrebbe anzi proporre questa definizione di “umano”: è umano quel vivente che non pensa di essere un animale.

Tuttavia, il dualismo Uomo/Natura – come dicevamo – non ha nulla a che fare con il mondo reale, bensì con il mondo come ce lo rappresentiamo, cioè come ci piace pensare che sia il mondo. In questa rappresentazione la Natura è la vittima delle azioni malvage dell’Uomo. Notiamo di passaggio quanto sia problematico questo “Uomo”: per quanto voglia presentarsi come universale è ovvio che questa espressione taglia via un’enorme porzione del mondo umano (donne, bambini, vecchi, ad esempio). Torniamo al dualismo. La Natura, si dice, subisce le azioni violente dell’Uomo, che ad esempio abbatte gli alberi delle foreste e inquina l’atmosfera, inquinamento che a sua volta provoca lo scioglimento dei ghiacci artici. Quindi il dualismo Uomo/Natura si può leggere anche come un dualismo Attivo/Passivo.

Poi arriva il virus SARS-CoV-2, con la conseguente pandemia Covid-19. Ora le cose si complicano, e il nostro tranquillizzante dualismo comincia a traballare. Scopriamo (una scoperta che era già stata fatta, ma che viene continuamente rimossa), che questo virus normalmente ‘vive’ – i virus, propriamente, non sono vivi, quindi non si sa bene come farli rientrare nel nostro schema dualistico – dentro alcuni animali (probabilmente pipistrelli), e che da lì passa in altri animali, e poi arriva dentro il ‘nostro’ corpo (i virus, ovviamente, vivono anche dentro le piante, ma qui ci occupiamo solo degli animali). Perché i virus hanno bisogno dei corpi degli altri viventi? Perché il virus da solo è incapace di riprodursi, quindi ha bisogno di infettare una cellula per sopravvivere, nel senso di permettere l’esistenza di una nuova generazione di virus. Ma questo significa che quella che per noi è una ‘infezione’ per un virus invece è semplicemente la ‘vita’. Il concetto di ‘infezione’ è un concetto che trova posto solo all’interno del dualismo Uomo/Natura. Se assumiamo il punto di vista della Natura, infatti, è evidente che un mondo pieno di virus non è peggiore o migliore di un mondo pieno di umani.

Ci accorgiamo allora che la contrapposizione Uomo/Natura ci impedisce di vedere un fatto elementare: la Natura non sa che farsene del nostro dualismo. La Natura è la vita che vive. Punto. Dal suo punto di vista non esistono infezioni o ‘salti di specie’, come non ha senso distinguere fra chi è attivo e chi è passivo, chi è carnefice e chi è vittima, chi è buono o chi è cattivo (è sgradevole constatarlo, ma natura essenzialmente vuol dire: non c’è etica). In questo senso è forse il caso di abbandonare una volta per tutte il dualismo Uomo/Natura. La Natura, appunto, non esiste. Esistono forme di vita, che non fanno che infettarsi l’una l’altra, che vivono a spese delle altre. È la vita, per questo è terribile.

Ma l’Uomo, si dirà, non ha il ‘dovere’ di trovare un modo armonico di convivere con la Natura? In realtà lo stesso concetto di ‘armonia’ è dualistico, anche perché rimane un modo ipocrita di dire che è la Natura che deve adattarsi ai nostri bisogni. Quando infatti la Natura prende la forma del SARS-CoV-2 tutta la nostra benevolenza sparisce di colpo. Ci piacciono gli animali, ma quelli che diciamo noi, e nei modi che scegliamo noi. Quindi ad esempio sì ai panda, ma no ai ratti. E così ci sono gli animali da compagnia ma anche le specie invasive. Hai voglia di parlare di armonia ed equilibrio, ma è sempre l’Uomo alla fine che decide chi vive e chi muore.

Che fare, allora? Lasciamo che i ghiacci si sciolgano? Che scompaiano le foreste? La crisi del SARS-CoV-2 è l’occasione per chiederci davvero quale vogliamo sia la nostra posizione nel mondo. Per questo è molto più che una crisi sanitaria ed economica. Perché pone in questione il nostro dualismo. Perché è certo che senza Natura non potrà più nemmeno esserci l’Uomo.

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