Ci siamo. La stagione turistica italiana sta per raggiungere il suo clou. Incoraggiati dal successo dell’estate 2017 e da un +11,8% di presenze secondo l’Osservatorio nazionale del turismo, gli operatori sfoderano un vivace ottimismo e in molte destinazioni nazionali si registrano già numeri da tutto esaurito. Ma non è tutto oro quello che luccica, purtroppo: nei mesi estivi borghi, cittadine, spiagge, laghi e isole italiane si ritrovano a subire veri e propri assalti di massa, il più delle volte senza disporre degli spazi, dei servizi e delle infrastrutture necessari a gestirli. Località amene soffocano nel traffico e nella maleducazione; folle di turisti si accalcano nei centri storici con comportamenti non sempre rispettosi; affittacamere e B&B invadono le città soppiantando i cittadini, che si trasferiscono altrove insieme a numerosi negozi e a servizi di pubblica utilità.

È l’overtourism, bellezza: un fenomeno che comporta l’eccesso di presenze turistiche rispetto alle effettive possibilità di accoglienza sostenibile di un determinato luogo. Perché sì, magari ci sono i posti letto, i bar e le pizzerie ma mancano i bagni pubblici, le farmacie, i mezzi di trasporto per spostarsi evitando l’auto.

Da anni, Venezia è la città che ne fa le spese più di ogni altro luogo, con disagio per gli abitanti ed episodi di cronaca contraddistinti da rara ottusità e cattivo gusto. Mai come quest’anno si è sentita l’esigenza di ricorrere ai tornelli contapersone e a un nuovo regolamento comunale capace di contrastare i comportamenti più incivili – che aumentano proporzionalmente con i crescenti afflussi turistici. Le nuove norme, ancora in fase di approvazione, dovrebbero prevedere multe salate e perfino il Daspo per chi si ostinerà a tuffarsi dai ponti, ad allestire grotteschi picnic sulle calli o a mangiare sui sagrati delle chiese. Meno si potrà fare però per evitare le folle di pedoni incolonnate da piazzale Roma a S. Marco, percorso in cui ormai è diventato difficile perfino camminare.

Si corre ai ripari anche sulle Dolomiti. Dopo aver incentivato ogni genere di accesso a un gioiello come il lago di Braies – anche radendo al suolo una pineta per fare spazio a un ampio parcheggio – quest’estate si è costretti a prendere severi provvedimenti in senso opposto: chi vuole ammirare la perla della Val Pusteria, ulteriormente pubblicizzata dalla serie TV A un passo dal cielo, oggi è finalmente obbligato ad abbandonare l’auto nei paesi limitrofi e a utilizzare lo shuttle pubblico.

Meglio tardi che mai, anche sul Passo Sella: dal 23 luglio al 31 agosto entrerà in vigore “Dolomitesvives”, la nuova regolamentazione del traffico automobilistico che limita il permesso di transito a 350 veicoli al giorno (negli anni scorsi si è arrivati a contare il passaggio quotidiano di oltre 5000 auto… altro che aria di montagna!).

Il numero chiuso viene invocato a più riprese da Firenze, Verona, le Cinque Terre, Capri, ma sono rare le località dove viene effettivamente applicato, come Cala Mariolu in Sardegna, attanagliata fino a qualche tempo fa da abnormi masse di natanti con pranzo e karaoke a bordo. Un triste destino che oggi tocca a Procida, la cui baia davanti alla Corricella viene letteralmente invasa da barche e relativi rifiuti; oppure, sul Lago di Como alla Zoca de l’Oli_,_ bella insenatura riparata dai venti dove nei weekend diventa difficile perfino avvicinarsi alla riva. Salento, costa cilentana, Gargano e spiagge liguri non se la passano meglio, messi sotto assedio da frotte di turisti, chiasso, spazzatura.

I problemi sono tanti, come la scarsa valorizzazione dei beni culturali delle varie destinazioni: nei siti comunali e negli uffici del turismo è raro trovare materiali divulgativi multilingue; le guide, quando vengono pubblicate, propongono notizie superficiali e itinerari per lo più scontati; praticamente assenti regolamenti e norme comportamentali a tutela del paesaggio, della fauna e della flora locali. Si investe volentieri nelle sagre, meno sulla cultura e sull’educazione alla bellezza. Inutile girarci intorno: l’overtourism spaventa ma offre notevoli opportunità di guadagno. È un business dai grandi numeri e per questo viene incentivato dagli operatori e tollerato dai cittadini senza lamentarsi troppo. Vero è però che si tratta di un fenomeno che bisognerà imparare a governare al più presto, pena l’irrimediabile snaturamento dei luoghi in cui si manifesta.

Crediti immagine: da Boss Tweed.  Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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