“Se la democrazia è maturità, e la maturità è salute, e la salute è desiderabile, allora vogliamo capire cosa si può fare per favorirla. (D.Winnicott, Pensieri sul significato della parola “democrazia”, 1950)

L’erompere della pandemia mondiale ha lanciato con ogni probabilità una nuova “sfida” ai Parlamenti nazionali, forse la più insidiosa: d'improvviso, infatti, questi complessi collegi si sono trovati nell'impossibilità, per preservare l'incolumità dei loro stessi componenti, di riunirsi nel loro luogo “fisico” e “simbolico”, il Palazzo.

È la Storia a mostrarci che i corpi rappresentativi nascono spesso proprio nel momento stesso in cui individuano un luogo fisico nel quale riunirsi: è quanto accadde in Francia il 20 giugno 1789, dopo che il Terzo stato si fu autoproclamato Assemblea Nazionale, contro il potere di nobiltà e clero.

Il Re Luigi XVI ordinò la chiusura della sala dove si riuniva abitualmente l'Assemblea. Su proposta del deputato Joseph-Ignace Guillotin, i delegati si spostarono così nella sala vicina adibita al gioco della pallacorda, dove i deputati giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, fino a che la Costituzione francese non fosse stata adottata.

Le grandi crisi sono dunque anche i momenti nei quali maggiore è il rischio che i luoghi simbolo della democrazia siano fortemente limitati nelle proprie attività, in qualche caso addirittura sospesi. Ed è allora che si deve riaffermare l'idea “culturale” del Parlamento, del “diritto al Parlamento” quale bene essenziale.

Per questa ragione, nel trovare un possibile spazio all'interno di un “Dizionario della Cultura”, può essere utile ripercorrere proprio in questo tragico momento e per brevissimi cenni, le origini dei moderni Parlamenti, descriverne le loro funzioni e, infine, spendere qualche riflessione sulle loro possibili prospettive.

La storia. Come si evince dall'episodio storico richiamato, i progenitori dei moderni Parlamenti avevano caratteristiche sensibilmente differenti rispetto a quelle attuali. Il loro carattere non era infatti pienamente rappresentativo, espressione di un suffragio elettorale generale, ma piuttosto corporativo, rappresentando distintamente i diversi ceti. Si è parlato a riguardo giustamente di preparlamenti cetuali. Sul piano poi delle funzioni, essi non avevano proprio la titolarità d’esercizio di quella Legislativa, che ad oggi identifica spesso i Parlamenti quali Poteri Legislativi: esercitavano invece quella giurisdizionale, in un primo momento quali corpi itineranti e, successivamente, incentravano la loro attività essenzialmente sul controllo sulla tassazione imposta dal Sovrano.

Le funzioni. Per quanto riguarda la classificazione delle funzioni dei moderni Parlamenti, sebbene la migliore dottrina ne rimarchi il persistente carattere 'metamorfico' (N. LUPO), riveste ancora una sua attualità quella che W. Bagehot formulò a metà Ottocento a proposito della Camera dei Comuni inglese.

Il costituzionalista inglese ne individuava cinque: 1) elettiva ('eleggere un buon governo'); 2) espressiva ('farsi correttamente interprete dei desideri della nazione'); 3) pedagogica ('educare bene la nazione'); 4) informativa ('portare compiutamente i problemi all'attenzione del Paese') e 5) legislativa ('fare buone leggi'). Colpisce dunque come la funzione legislativa, comunemente considerata come la principale delle attribuzioni dei moderni Parlamenti, fosse addirittura relegata all'ultimo posto.

Le prospettive. Parlare di prospettive dei Parlamenti equivale da oltre due secoli al tentativo di dare risposte a quelle che sono state definite come ricorrenti “crisi” di queste Istituzioni. Così è accaduto quando essi sono passati da Parlamenti dei 'notabili' nell'800, collegi espressione di un suffragio ristretto, a Parlamenti dei 'partiti' nel 900, quando l'estensione, progressivamente sempre più universale del diritto di voto, ne ha imposto una diversa rappresentatività e organizzazione: nacquero allora l'organizzazione per gruppi parlamentari e l'articolazione per commissioni. Nel XXI secolo si parla invece, con qualche suggestione, di Mediator Parliament (C. LESTON-BANDEIRA), indicando la prospettiva di Parlamenti nei quali gli strumenti tradizionali della rappresentanza politica sono costantemente sfidati dai canali di comunicazione e partecipazione offerti dalle nuove tecnologie. E come in definitiva vi sia una 'percezione' di non sufficiente apertura del Parlamento nei riguardi della sfera pubblica.

* Funzionario parlamentare

Immagine: Montecitorio.  Crediti: https://www.flickr.com/photos/mauriziolupi/ / CC BY (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)

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