06 luglio 2015

Psicogeografia: Firenze, Stoccolma e altre malattie

Con il termine genius loci gli antichi romani si riferivano a quelle divinità minori che costituivano il nume tutelare di luoghi o paesaggi naturali. Oggi il termine è utilizzato, soprattutto in architettura, per riferirsi all’identità di un luogo in connessione agli aspetti socio-culturali, linguistici e comportamentali dei suoi abitanti. Non è un caso allora che alcuni luoghi densi siano capaci di suscitare delle vere e proprie sindromi psichiatriche, intendendo con il termine una serie di sintomi, senza riferimento alle loro cause e al meccanismo di comparsa, che possono quindi essere espressione di malattie di natura completamente diversa.

 

Sindrome di Firenze (o di Stendhal) “Per me era importante comunicare che Roma ha una bellezza talmente potente che, se osservata troppo a lungo, può uccidere”: così Paolo Sorrentino commenta la prima scena della Grande bellezza, in cui un turista giapponese stramazza al suolo sopraffatto dal panorama di Roma visto dal Gianicolo. La sindrome di Firenze prende anche il nome dello scrittore francese Stendhal che nel resoconto del suo Grand Tour Roma, Napoli e Firenze descrisse somaticamente le sue reazioni alla visita della basilica di Santa Croce: tachicardia e vertigini gli impedivano di camminare. Il disturbo è stato mirabilmente descritto dalla psichiatra Graziella Margherini con 100 casi che vanno da semplici crisi di ansia fino a crisi di pianto, allucinazioni che possono degenerare in comportamenti aggressivi e tentativi di distruggere l’opera d’arte. Il disturbo sembra non essere correlato a particolari artisti ma riguarda le caratteristiche dell’opera d’arte che possono indurre reazioni emozionali incontenibili.

 

Sindrome di Parigi (o di Notre-Dame) Parigi non è inferiore a Firenze e Roma quanto a magnificenza, ma l’omonima sindrome si riferisce all’esperienza che vivono alcuni turisti che, in visita nella ville lumière, patiscono una profonda delusione non vedendo soddisfatte le loro aspettative. Questi turisti possono arrivare all’esperienza di allucinazioni, deliri di persecuzione e altri sintomi somatici. Ogni anno almeno una ventina di turisti giapponesi verrebbero ricoverati proprio per questa sindrome: secondo lo psichiatra nipponico Ota, il primo a parlarne nel 1984, la causa risiederebbe in uno shock culturale mosso dalla profonda idealizzazione dei suoi connazionali verso Parigi. La Sindrome di Parigi è anche il titolo di un romanzo del giovane scrittore francese Philippe Adam, divenuto film nel 2008 grazie alla regista Saé Shimaï.

 

Sindrome di Gerusalemme (o da preghiera compulsiva) Fino a duecento visitatori ogni anno rimangono ossessionati da Gerusalemme, particolarmente nel periodo natalizio. Riportano sintomi ansiosi, iniziano ad indossare tuniche, a cantare inni e declamare versi della Bibbia. Alcuni addirittura iniziano a proclamare sermoni in pubblico. La prima descrizione clinica della sindrome da preghiera compulsiva risale al 1930 ad opera dello psichiatra Heinz Herman, anche se episodi analoghi erano già stati descritti nel Medio Evo dal teologo domenicano Felix Fabri nei racconti dei suoi pellegrinaggi in Terra Santa. Come per la sindrome di Parigi, il trattamento consigliato è il rientro a casa.

 

Sindrome di Stoccolma A differenza delle precedenti e come la successiva prende il nome da un episodio unico, il sequestro di quattro clienti avvenuto nel 1973 in un istituto bancario di Stoccolma: nei sei giorni in loro balia i prigionieri si attaccarono emotivamente ai loro sequestratori, e dopo il rilascio arrivarono a difendere i rapitori rifiutando di testimoniare contro di loro. Fu lo psicologo Nils Bejerot a coniare il termine nel corso di una trasmissione televisiva, per riferirsi alla simpatia, lealtà e complicità di una vittima nei confronti del suo carnefice, a prescindere dal rischio a cui è stata esposta. La sindrome descritta in contesti di rapimento, stupro o abuso su minori, può essere considerata una forma estrema di formazione reattiva - meccanismo di difesa tramite il quale l’individuo evita e si difende da impulsi angosciosi o dolorosi accentuando e manifestando la tendenza opposta - che avviene sotto un fortissimo stress emotivo e fisiologico. Il pensiero va al più grande cantautore italiano Fabrizio De André : nel 1979 fu sequestrato con la sua compagna Dori Ghezzi per oltre tre mesi in Sardegna, e due anni dopo dedicò una canzone - Hotel Supramonte - e il perdono ai sequestratori, pastori o sottoproletari per i quali nessuna liberazione era possibile.

 

Sindrome di Lima L’altra faccia della medaglia rispetto alla sindrome di Stoccolma:  in questo caso è il carnefice a divenire empatico con la sua vittima passando da una coercizione violenta ad un atteggiamento più gentile. L’episodio è quello del sequestro da dicembre 1996 ad aprile 1997 di 72 diplomatici nell’ambasciata giapponese della capitale peruviana da parte dei guerriglieri del gruppo Tupac Amaru. I sequestratori permisero ai prigionieri di giocare a scacchi, a carte, di organizzare una festa di compleanno e corsi di cucina ed economia prima di essere uccisi dalle forze militari governative insieme a un ostaggio. Gli psichiatri sono ancora indecisi se la sindrome di Lima possa essere spiegata da sentimenti di colpa, indecisione morale o oblio.

 


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