27 giugno 2016

Riemerge il Verbale inedito del Gran Consiglio

Il 25 luglio del 1983, a quarant’anni esatti dalla caduta del Fascismo, “il Giornale Nuovo” di Indro Montanelli dedicava l’intera terza pagina all’intervista di Marcello Staglieno a Dino Grandi, in un articolo giustappunto intitolato “Parla Dino Grandi, l’amico-nemico di Mussolini” (la seconda parte uscì il giorno seguente col titolo “Votai contro Hitler disubbidendo al Duce”). L’articolo pur avvalendosi della testimonianza di uno dei protagonisti di quella giornata, avrebbe potuto essere diverso se Staglieno avesse potuto visionare il Verbale manoscritto della riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio 1943, appena tornato alla luce insieme ad altre carte fino a oggi inedite.

Si tratta di un resoconto di trentadue cartelle scritte da Annio Bignardi e da Luigi Federzoni, di cui ventidue numerate in sequenza e dieci aggiunte successivamente. È lo stesso Federzoni a ricordarci qualche anno dopo la stesura di questo documento: «Durante l’ultima seduta del Gran Consiglio, per antica abitudine di giornalista, ebbi cura di prender nota particolareggiata di ciascun intervento. Nei giorni immediatamente seguenti la riunione, completai questo resoconto con l’animo di chi sente di adempire un preciso dovere» (Italia di ieri per la storia di domani, Milano, Arnoldo Mondadori, 1967). Ed effettivamente questo verbale riproduce fedelmente in successione i diversi interventi, nonché il tentativo di sospendere la riunione da parte di Carlo Scorza per rimandarla al giorno dopo, tentativo fermamente respinto da Grandi con queste parole: «Per le Carte del Lavoro, Duce, ci teneste qui fino all’alba. Data l’importanza straordinaria del problema di cui ora si discute, propongo che la Riunione sia proseguita fino alla sua conclusione». E dunque si decide per una sospensione di mezz’ora, tra le 22 e le 22.30, per poi riprendere i lavori, che si concluderanno a notte fonda, come si legge nell’ultima facciata del verbale: «L’ordine del giorno presentato da Grandi è approvato. L’adunanza è sciolta alle ore 2.30». Nella stessa cartella sono conservati la trascrizione dattiloscritta del primo intervento di Mussolini, e di seguito quelli di Albini, Acerbo, De Marsico, Bignardi, Bastianini, De Stefani, Grandi etc. Di particolare valore dal punto di vista storico sono anche gli appunti a matita presi da Federzoni nel retro dei fogli dattiloscritti con l’Ordine del Giorno di Grandi. In calce alla prima pagina si legge: «Guerra o pace? Resa o disordine o resistenza a oltranza? Ciano dichiara: “È stata la Germania che ha voluto e provocato la guerra, che M. ha cercato d’evitare”. Mussolini, che nel primo intervento difende il partito, nel secondo dichiara lucidamente: “Se l’ordine del giorno Grandi fosse approvato, domani io riporterei al Re le deleghe. Qualora egli le riprendesse, io considererei finito il mio compito”». Al verso dell’ultima cartella lo scarno elenco dei nominativi con la dichiarazione di voto sancisce la decisione che cambierà le sorti del paese: 8 NO contro 19 SI, astenuto Giacomo Suardo. Non sarà poi un caso che accanto al Verbale si trovi la minuta della lettera del 29 luglio 1943 al Segretario di Stato del Vaticano, Cardinale Luigi Maglione, in cui Federzoni chiede che Grandi possa essere ricevuto in udienza da Pio XII per sondare l’umore della Chiesa dopo la caduta di Mussolini (l’udienza avrà luogo il 30 luglio).

Il 22 aprile 1956 in una lettera a Grandi Federzoni dichiarerà: «In realtà il 25 luglio fu per noi la conclusione logica dell’esperienza ventennale», e successivamente, alludendo al resoconto ora riemerso, «un diffuso ed esatto verbale della famosa seduta, ricostruito propriamente in quel tempo su appunti presi da me e altresì con l’aiuto della mia buona memoria e di quella, eccellente, del bravo amico nostro Annio Bignardi».

L'Archivio contiene pure svariati documenti e appunti dei decenni precedenti, tra cui meritano di essere segnalati le minute di Mussolini sul pericolo di minacce sovversive e il conseguente divieto di cortei e comizi (1925 circa); una lettera “riservatissima” del 6 novembre 1927 di Federzoni a Mussolini in cui riferisce dell’indignazione di Alfonso XIII di Spagna nei confronti del Vaticano; una bozza manoscritta dell’intervento di Benito Mussolini al Senato per commemorare Enrico Corradini, e così via.

L’insieme di questi documenti, fonte primaria per la ricostruzione di alcuni drammatici momenti della nostra storia, sarà posto in vendita giovedì 7 luglio presso la Casa d’Aste Minerva Auctions di Roma. Ci si augura che qualche Istituzione pubblica possa acquisire questo straordinario patrimonio per evitare che vada disperso in mille rivoli.

 


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