La XVI edizione della Quadriennale di Roma che doveva svolgersi da ottobre 2012 a gennaio 2013 al Palazzo delle Esposizioni, è stata annullata, a causa della mancanza dei fondi necessari, circa due milioni di euro. Lo ha annunciato alla fine di maggio il presidente della Fondazione Jas Gawronski. Il progetto prevedeva la presenza di un centinaio di artisti che rappresentassero un panorama dell’arte italiana degli ultimi dodici anni: una cinquantina di artisti erano già stati scelti e invitati da una commissione di esperti. Tra di loro spiccavano nomi come Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino; a fianco di questi nomi prestigiosi, dovevano esporre le loro opere altri cinquanta autori, selezionati tramite concorso. Era previsto che il costo dell’operazione venisse in buona parte coperto dalla società Arcus, la Società per azioni promossa dal Ministero dei beni culturali cui partecipano anche comune di Roma e regione Lazio. Ma le aspettative sono state disattese e Gawronski ha annunciato con evidente disappunto l’annullamento e il rinvio a tempi migliori (meno di due anni, ma con molte incertezze). Naturalmente le polemiche fioriscono ma con diffusa tendenza ad attribuire responsabilità sulla base delle appartenenze: c’è chi vede in questo fallimento un atto di accusa verso il comune di Roma e la regione Lazio, chi invece attribuisce l’annullamento della manifestazione al governo e all’attendismo del Ministero dei beni culturali. Interessante perché propositiva (anche se difficilmente avrà un seguito) la proposta di alcuni critici d’arte e curatori che in una lettera aperta al presidente Gawronski propongono di far vivere la Quadriennale con i fondi disponibili (360.000 euro) e si assumono la responsabilità di organizzarla loro stessi. Una sfida e una provocazione che nelle presenti difficoltà può essere di stimolo a trovare concrete soluzioni.