L’ex governatrice dell’Alaska ed ex candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Stati Uniti sembra intenzionata a portare in tribunale Azealia Banks, colpevole di aver pubblicato una serie di tweet intimidatori e a sfondo sessista contro la Palin: un’accusa che è stata rigettata al mittente dalla cantante, la quale ha invocato il diritto di satira e libertà di parola contro l’avanzata di un nuovo razzismo bianco.

Come ormai di consueto, la disputa è nata all’interno di Twitter, dove la scorsa settimana veniva postato un finto articolo nel quale erano riportate alcune dichiarazioni di Sarah Palin evidentemente fittizie, compresa quella secondo cui agli afroamericani avrebbero amato la loro passata condizione di schiavitù. La falsa new ha scatenato una cascata di tweet molto violenti, compresi quelli firmati dalla rapper statunitense, nei quali si augurava che la Palin potesse finire presto al centro di un’orgia interrazziale (per usare vocaboli più morbidi di quelli utilizzati dalla Banks). Se da un lato è facile sorridere dell’ingenuità della cantante e della superficialità degli altri utenti ingannati, dall’altro bisogna ammettere che, seppur false, le dichiarazioni potevano suonare verosimili all’orecchio del pubblico statunitense, a cui in passato la Palin ha già regalato diversi virgolettati (stavolta reali) di natura altrettanto feroce – compreso quello secondo cui il waterboarding costituiva il battesimo elargito dagli Stati Uniti al terrorismo islamico. Si sa, ormai i social network sono diventati un terreno dove dileggio e vilipendio sono sistematici, ed è uso comune dei politici e delle altre personalità pubbliche ignorare esternazioni di tale natura, specialmente quando riferiti a un articolo chiaramente falso. Ma la Palin sembra avere un’opinione diversa, tanto che è arrivata a minacciare (questa volta dal proprio account di Facebook) conseguenze legali per l’autrice dei malaugurati tweet. In ogni caso la rapper non è sembrata particolarmente intimidita dalla minaccia: dopo aver pubblicato un post di scuse (secondo la Banks, la sua non sarebbe stata nient’altro che “una battuta a sfondo razziale in risposta a quello che credevo essere un reale retorica razzista”), la cantante si è affrettata a collegarsi su Twitter per apostrofare direttamente Palin: «Non puoi fare causa alle persone solo perché hanno fatto una battuta. Freedom of Speech girllllyyyyy». Una posizione apparentemente condivisa anche da Twitter: nonostante le richieste di diversi utenti, la compagnia si è rifiutata di censurare i tweet della Banks in quanto non contrastanti con la propria social media policy. Eppure, nonostante i toni aspri utilizzati da entrambe le parti, le due antagoniste sembrano condividere ben più di un’ideale e la stessa visione politica: entrambe si sono già espresse pubblicamente in favore della candidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.