17 settembre 2023

Scatti d’autore: come eravamo, come siamo

 

Con le mie foto ho raccontato le persone, i loro vizi e le loro virtù, senza fare sconti a nessuno.  Ho raccontato tante storie d’amore famose e meno famose. E ripercorrendo queste foto, oggi, si possono cogliere i cambiamenti dei costumi e delle abitudini sentimentali dei cosiddetti vip nel corso dei decenni. Lavoro dagli anni Sessanta, quelli mitici della dolce vita, quando Roma era al centro della mondanità mondiale. Era una vera e propria guerra che si consumava tutte le notti nelle strade della capitale, tra appostamenti e inseguimenti. Ma io, con i miei scatti, volevo cogliere l’attimo, fissare uno sguardo, una postura, un contesto che avrebbero potuto restituire l’atmosfera dell’epoca. Volevo raccontare una storia. L’onda lunga della dolce vita è durata molto tempo. C’erano alcuni personaggi che hanno dominato la scena mondana di quegli anni, quando gli amori e la trasgressione finivano sulle prime pagine dei rotocalchi e le foto erano molto richieste e ben pagate.

E se parliamo di amori veri, uno su tutti: quello di Liz Taylor e Richard Burton, la coppia del secolo, una passione travolgente; si sono sposati, hanno divorziato e poi si sono sposati di nuovo. Li seguii per anni e quando scoprii che si continuavano a frequentare anche dopo il divorzio riuscii a immortalarli in un ristorante romano. Correva l’anno 1971: Burton era ammalato, aveva dei tremori, e Liz Taylor era molto insofferente, ma restavano comunque dei veri divi e sapevano stare al gioco. Erano persone di successo e questo era il prezzo da pagare per la celebrità. Quella con Liz Taylor e Richard Burton è stata per me un’avventura affascinante.

Dopo ho continuato a raccontare con il mio obiettivo gli amori, il potere e i soldi, oltre a quella che è sempre stata la vera ossessione degli italiani nati nel dopoguerra: il cibo. Il cibo, il mangiare pantagruelico, è stato un tema fondamentale del mio racconto per immagini.  Ho sempre pensato che questa ossessione per il cibo fosse un retaggio della fame che abbiamo patito, tutti quelli della mia generazione, durante e subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ho fotografato tutti, nessuno escluso, e davanti a un piatto di pasta non ci sono differenze.

C’è uno scatto molto famoso che ritrae, a tavola, un anziano Giulio Andreotti con la moglie Livia durante un ricevimento a cui, evidentemente, non volevano partecipare. Lo si capisce dall’espressione della moglie verso il ‘Divo Giulio’, con lo sguardo smarrito. Dietro alla coppia l’attenzione dell’obiettivo va verso una bellissima ragazza che si esibisce nella danza del ventre. Quella foto, secondo me, racconta perfettamente quell’Italia dal perenne martedì grasso, che si vuole divertire, ma convive anche con una visione austera, seria del ruolo della politica.

Crediti immagine: Foto di Umberto Pizzi (per gentile concessione di Sabrina Pizzi)

Poi è cambiato tutto. Questo passaggio epocale si colloca in un evento che simbolicamente interpreta al meglio questo scarto esistenziale. Siamo al Gilda, anno 1994, il locale più di moda all’inizio degli anni Novanta. Vengo chiamato per fare un servizio a una festa in onore di Gabriella Pescucci, la celebre costumista che proprio quell’anno aveva vinto l’Oscar per i costumi del film L’età dell’innocenza di Martin Scorsese. Sono presenti molti dei protagonisti di quella stagione appena conclusa, da Vittorio Gassman ad Alberto Sordi, Luigi Magni, Mario Monicelli, il vecchio cinema italiano, e la festa ha un sapore un po’ antico e anche un po’ nostalgico.

Crediti immagine: Foto di Umberto Pizzi (per gentile concessione di Sabrina Pizzi)

Dall’altra parte del grande locale, però, sta succedendo qualcos’altro e ne vengo inevitabilmente attratto: è in corso una festa di quelli che potremmo definire i ‘nuovi padroni’, la nuova classe politica emergente, piena di entusiasmo e spavalderia per il potere appena conquistato. C’è una gran confusione, una gran voglia di divertirsi e di ostentare, che contrasta con la compostezza della vicina festa di Gabriella Pescucci.

Crediti immagine: Foto di Umberto Pizzi (per gentile concessione di Sabrina Pizzi)

Con il nuovo millennio tutto questo si è incredibilmente moltiplicato, grazie anche all’innovazione tecnologica che ha cambiato le regole e i paradigmi della fotografia. Con l’avvento della tecnologia digitale nella fotografia c’è stata una rivoluzione, la foto non è più scatto unico ed esclusivo. La sequenza digitale è, inevitabilmente, quantità, flusso. Dopo il passaggio del millennio anche l’atteggiamento delle persone è cambiato, sembra quasi che vogliano esorcizzare il passare del tempo. Oggi i vip fanno a gara per farsi fotografare e poi magari si offendono se non lo fai o si alterano se li fotografi in situazioni imbarazzanti.

Con le mie fotografie credo di aver catturato quel momento che cristallizza il passaggio di consegne da un’epoca all’altra. Migliaia di foto, incontri e scontri che hanno raccontato i cambiamenti della società italiana. La mia è una memoria fatta di immagini, di volti e di gesti. Ogni scatto nasconde una storia, che la fotografia dovrebbe riuscire a fissare e a trasmettere. Attraverso le foto si possono cogliere e comprendere i cambiamenti nella società degli ultimi 60 anni.

Certo, riguardando le vecchie foto in bianco e nero e ricordando quei momenti si percepisce quanto tempo è passato. Anche gli amori sembravano più appassionati, come quello tra Liz Taylor e Richard Burton, due autentici divi, che sotto i riflettori stavano comunque a proprio agio. Erano e si sentivano vere star. Si arrabbiavano quando li sorprendevi, ma lo accettavano comunque, incuranti in realtà dell’attenzione mediatica.

Non ci sono più le foto di una volta, ma neanche gli amori di quei tempi.

Immagine di copertina e qui sopra: Richard Burton e Liz Taylor. Crediti: Foto di Umberto Pizzi (per gentile concessione di Sabrina Pizzi)

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