Sono passati settant’anni da quel primo maggio 1947 quando la giovane Repubblica italiana, che non aveva ancora compiuto un anno, fu insanguinata da una delle più feroci stragi del Novecento. Portella della Ginestra, toponimo che fino ad allora evocava solo la bellezza della natura siciliana, divenne nel corso del dopoguerra il simbolo del potere mafioso che non esitava a servirsi della criminalità organizzata per mantenere il potere sui territori, con la connivenza di una classe politica interessata a intimidire le masse popolari: un copione che avrebbe purtroppo conosciuto numerose repliche nel secondo Novecento.

La sparatoria sugli oltre 2000 contadini riunitisi per celebrare la Festa del Lavoro – che ebbe un’enorme eco a livello nazionale e internazionale –, lasciò sulla terra 11 morti e oltre 60 feriti. Salvatore Giuliano, il bandito che con la sua banda compì l’eccidio, perduta la protezione degli autonomisti siciliani, sarebbe stato ucciso tre anni dopo. Alla sua figura – ricostruita anche da Mario Puzo, autore de Il Padrino, nel 1984 e dal grande storico Eric Hobsbawm nel suo The Bandit Giuliano del 1985 – Francesco Rosi aveva dedicato nel 1962 l’omonimo film in cui ricostruiva i fatti della strage, nel quale apparivano nel ruolo di sé stessi anche alcuni giuristi che presero parte al processo di Viterbo che ne seguì (come il difensore di parte civile Leto Morvidi).

Questa fu solo una delle numerose opere letterarie, cinematografiche e figurative con cui artisti e scrittori hanno ricordato la strage, a partire dalla tela dipinta da Giuseppe Consoli nel 1950 sul modello della Guernica picassiana e poi da quella di Renato Guttuso nel 1957, e senza contare i tanti poeti più o meno noti i cui versi sono incisi sulle pietre del memoriale di Portella. Inoltre, mentre il drammaturgo arbëresh Giuseppe Schirò di Maggio ha dato voce al dolore della comunità italo-albanese, duramente colpita dall’eccidio, con il suo dramma del 2009 Lule të shumta ka gjinestra, Loriano Macchiavelli con il suo romanzo storico Noi che gridammo al vento, edito lo scorso anno da Einaudi, ha definitivamente riacceso i riflettori su quella strage il cui l’importante anniversario è stato celebrato alla presenza dei segretari generali di CGIL, CISL e UIL, e che resta uno dei momenti più bui e ancora irrisolti della storia italiana.