Raccolgo il guanto della... sfida!

Il vocabolo, usato specialmente in ambito sportivo e un tempo riferito in particolare al duello, dovrebbe dunque essermi familiare. Quando penso a ciò che rappresenta per me subito mi balzano alla mente altre parole: difficoltà, rischio, pericolo, crisi. Senza di esse non c’è sfida.

La prima sfida che ricordo di aver affrontato, senza però rendermene conto, è stata scegliere uno sport inconsueto, soprattutto per una bambina, e di praticarlo all’inizio in una città, Trieste, che era stata una volta fucina di campioni, ma che aveva ormai perduto la sua gloriosa tradizione.

Grandi campioni e campionesse, i loro giovani “eredi”, i loro mentori e preparatori erano lontani da me... Li vedevo in televisione, li leggevo sul giornalino La Scherma che arrivava ad ogni tesserato, li ammiravo nei poster affissi alle pareti della sala. Ogni volta che spolvero le mie medaglie, attribuisco ad esse un valore non tanto in base al metallo di cui sono (per chi non lo sapesse: “solo”) rivestite, ma domandandomi: “da dove sono partita?”.

Questa riflessione, maturata nel tempo perché prima ero più concentrata a chiedermi “dove voglio arrivare?”, la faccio anche quando penso a risultati, posizioni, abilità, ruoli delle persone che incontro: da dove saranno partite? Quali difficoltà avranno affrontato? Quali limiti superato?

L’aspetto più singolare delle mie sfide, pur avendo per la maggior parte della vita (non carriera, vita) “duellato” con avversarie di ogni calibro e nazione, è che non hanno mai per oggetto un’“avversaria”. Non penso mai agli assalti o alle atlete più forti con cui mi sono misurata. Penso a situazioni. A quella, per esempio, che ho affrontato per riuscire a conciliare sport e studio, al tempo ossimori e oggi protagonisti di un auspicato avvicinamento.

La cultura sportiva, quella che si acquisisce a suon di esperienze e di sconfitte più che a suon di medaglie, è un ottimo modo per imparare a stare al mondo e affrontare le “sfide” – quelle di ogni giorno, quelle di ogni cittadino, una scuola di vita che ti propone anche un “metodo”, che forse manca per fare proprie (e possibilmente metterle a disposizione anche degli altri) le nozioni apprese in classe.

Una delle lezioni più interessanti nonché sfida tra le più impegnative, è stata quella col mio corpo, che oltre ad essere tale tout-court era anche insostituibile strumento di lavoro. Troppe volte il mio ginocchio sinistro ha fatto crack. A volte ne sono venuta fuori, altre no, ma entrambe le situazioni sono state vissute allo stesso modo: con dolore, determinazione e positività. La sfida non era col mio ginocchio (povero lui ne aveva già tante da affrontare... io dovevo supportarlo): la sfida era con la percezione del dolore, con l’accettazione del limite, con la voglia irrefrenabile di tornare in pedana, con la noia delle sedute di riabilitazione, con quello che “fuori” succedeva in mia assenza, con i dubbi, con la paura di cadere di nuovo...

Sfide vinte, al di là dell’aver recuperato ed essere tornata o meno ad alti livelli da quello dall’altro infortunio. L’ultimo, a seguito del quale ho appeso il fioretto al chiodo, mi ha messa di fronte alla sfida più grande nella vita di un atleta: quella con la realtà e con un nuovo sé che spesso siamo noi stessi i primi a non riconoscere, quasi fosse lo sport a definirci, a farci “essere”.

Una sfida che ho affrontato anche con una nuova compagna di squadra, la motivatrice migliore che abbia mai conosciuto: mia figlia. In genere la sfida è qualcosa di più grande di te – o almeno di quello che tu credi di poter essere – e include la probabilità, tutt’altro che remota, di perderla. Questo la rende tanto temibile quanto affascinante. Quelle a cui, anche se sei tentato di scappare, non puoi di certo volgere le spalle, sono le sfide con te stesso, quelle che devi affrontare per affermarti. Non intendo in ambito professionale.

Affermare la tua personalità, farti accettare dalle persone, soprattutto quelle che ami, per ciò che sei e non essere schiavo di ciò che gli altri vorrebbero tu fossi. Sentirti libero e sicuro di poterlo fare senza avvertire un duello interiore che ti toglie energie non solo per raggiungere il tuo sogno, ma anche per tutto il resto.

Sfida è una parola che sta perdendo il suo originale significato e che troppo spesso viene banalizzata o decontestualizzata: penso ai social network e alle cosiddette challenge, sfide appunto, che gli utenti, me compresa, si lanciano a fare creando infinite catene fini a se stesse: a ragionarci bene però, a volte sfidano la nostra intelligenza!

Difficoltà, rischio, pericolo, crisi... opportunità! Sì la sfida è anche questo. È opportunità di apprendimento, è conoscersi, è misurarsi, autovalutarsi; che tu la spunti o meno, ne puoi uscire vincitore e intraprendere la successiva con una diversa consapevolezza.

* Schermitrice olimpionica

Immagine: Attrezzatura per la scherma. Crediti: elena_prosvirova / Shutterstock.com

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