Come una gigantesca lente di ingrandimento poggiata sul dorso delle relazioni di potere, quest’emergenza sta mettendo a nudo disuguaglianze e differenze sociali mai placate. Ciò che va immediatamente chiarito di questa metafora è che la lente che abbiamo immaginato non si limita a facilitare la lettura delle relazioni di potere, ma si rende altresì necessaria al ritrovamento di appigli a cui agganciarsi per afferrare quelle relazioni, nel tentativo ultimo di trasformarle. Vista in questi termini l’emergenza acquisisce il carattere dell’opportunità: per esempio, quella di mettere a fuoco la somiglianza con cui la medicina e l’antropologia avanzano nell’atto di fare esperienza della sofferenza fisica e sociale. Gli storici della medicina ci autorizzano a sostenere che tale somiglianza abbia radici profondissime e che si fondi sulla tecnica mediante la quale esse procedono alla ricerca non di certezze, bensì del Kairòs, interpretato come il «momento opportuno» in cui intervenire. La ricerca del momento opportuno in cui intervenire accumuna, allora, ambedue le discipline e stabilisce il legame privilegiato che esse intrattengono con il tempo.

Nella fase che stiamo attraversando e che ha sconvolto i ritmi delle nostre esistenze il tempo è tra gli argomenti che ricorrono più spesso e che più ci stanno a cuore. Per cominciare, il tempo è ciò su cui si gioca la possibilità di uscire dall’emergenza, grazie alla rapidità con cui gli scienziati riusciranno a trovare un vaccino o una cura. Sulla base del tempo valutiamo, ciascuno a partire dal proprio posizionamento, le conseguenze della sovrapposizione della sfera produttiva e di quella riproduttiva imposta dal diktat del “rimanere a casa”. È al tempo che gli scienziati sociali, in maniera particolare, affidano la responsabilità del prendere parola, mossi dalla preoccupazione di agire in fretta o, viceversa, di aspettare.

In un capitolo dedicato alle politiche del tempo all’epoca del Coronavirus (Carlino, Palumbo, Conforti, Pizza e Schirripa 2020) ‒ parte di un recente lavoro che non a caso dichiara la sua appartenenza alla categoria degli instant book ‒ gli autori si concentrano a esaminare l’importanza del tempo e realizzano un’osmosi particolare tra i contenuti e la forma delle loro argomentazioni. Essi impartiscono al susseguirsi dei ragionamenti un ritmo (Passato/presente, Durante, Crisi, Dopo, Futuri anteriori) che non si limita a scandire il corso degli eventi, intravedendo nella reclusione forzata la concreta possibilità di percepire e di stabilire una “corpulenza del tempo” (Pizza, Ravenda, 2016).

Ma se il tempo del virus, come ci rammenta Pizza (2020), presenta le caratteristiche del tempo dell’evento e contiene il tratto distintivo del possibile, ci sarà consentito sostenere che il tempo di cui ci stiamo occupando, quello cioè dell’opportunità, racchiude in sé delle proprietà curative. Proprietà che ritornano in un testo di Agamben (2000), nel passaggio in cui l’autore esamina il legame tra kairòs e chrònos, prendendo in prestito dal Corpus Hippocraticum questa definizione: «il chronos è ciò in cui vi è il kairòs e il kairòs è ciò in cui vi è poco chronos». Il kairòs non è quindi un tempo diverso, ma semplicemente un tempo abbreviato, un tempo, cioè, che come quello che stiamo vivendo si dà con delle limitazioni ma è, al contempo, fecondo di possibilità. Non a caso Ippocrate ritiene che: «la guarigione avviene a volte attraverso il chronos, a volte attraverso il kairòs», e Agamben (2000) rilancia questa convinzione, scrivendo che «la guarigione messianica ha luogo nel kairòs; ma questo non è altro che un chronos afferrato. La perla incastonata nell’anello dell’occasione è solo una parcella di chronos, un tempo restante» (p. 69).

Tra le possibilità che si danno in questo tempo restante vi è dunque quella della guarigione: laddove essa intrattiene per Agamben un contatto privilegiato con la politica e con le potenzialità di un “resto” che «presenta più di un’analogia col proletariato marxiano» e con ciò che per Foucault è la plebe (p. 59). E se questo resto a cui assegniamo una valenza politica si rivela e si produce nel tempo di ora, e non già dell’a-venire, noi, allora, non dobbiamo lasciarcelo scappare. Esso, infatti, appartiene alla categoria delle eccedenze, quelle cioè che per Foucault non rappresentano «tanto un’esteriorità rispetto alle relazioni di potere, quanto piuttosto il loro limite, il loro rovescio, il loro contraccolpo» (ivi). Ciò su cui dobbiamo fare lo sforzo di interrogarci è come ci sarà dato di afferrare questo tempo restante, questa parcella di chrònos. In un bassorilievo dello scultore Lisippo Kairòs è ritratto come un giovane nudo nell’atto di correre, con un ciuffo sulla fronte e la nuca calva. Questo stesso giovane lo ritroviamo nei versi del poeta Posidippo, il quale scrive:

«E tu chi sei? - Il Momento, signore di ogni cosa. - Perché stai in punta di piedi? Corro sempre veloce. - Perché hai due ali ai piedi? - Io volo col vento (…) E perché hai la chioma sul volto? - Per chi viene incontro, che l'afferri, per Zeus. - E per quale motivo non hai capelli dietro? - Una voltache io gli sia sfrecciato accanto sugli alati piedi, nessuno, per quanto lo brami, mi afferrerà da dietro - Perché lo scultore ti ha modellato? - Nel vostro interesse, o straniero, e nell’atrio m’ha posto come ammaestramento».

È allora nel nostro interesse, ma soprattutto nell’interesse di questo “resto” che eccede le relazioni di potere, che dobbiamo acciuffare il momento opportuno prima che sia volato via, nel tentativo di assestare un colpo a ciò che del tempo e nel tempo di prima non andava già bene.

Bigliografia per approfondire

G. Agamben, Il tempo che resta. Un commento alla lettera ai Romani, Bollati Boringhieri, Torino, 2000

Introduzione, Esperienza dell’attesa e retoriche del tempo. L’impegno dell’antropologia nel campo sanitario, a cura di G. Pizza, A. Ravenda, in Antropologia Pubblica, 2 (1), 2016, pp. 29-45

A. Carlino, B. Palumbo, M. Conforti, G. Pizza, P. Schirripa, Politiche del tempo all’epoca del Coronavirus, in Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, a cura di A. Guigoni, R. Ferrari , M&J Publishing House, 2020, pp. 71-85

Immagine: Copia recente (1974) del rilievo del Kairòs di Lisippo. Crediti: Agnostizi [Public domain (Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)], attraverso commons.wikimedia.org

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