E finalmente Tosca arrivò alla Scala. Dopo 119 anni dalla prima esecuzione, avvenuta il 14 gennaio 1900 a Roma, il melodramma in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa ispirato al testo di Victorien Sardou, ha inaugurato la nuova stagione del Piermarini (recite fino l’8 gennaio). Per la prima volta viene riproposta la versione che sconvolse, all’inizio del XX secolo, critici e spettatori. Questa nuova edizione critica è curata di Roger Parker per Casa Ricordi, e per l’occasione l’Archivio Ricordi e Treccani Enciclopedia Italiana pubblicano il libretto originale, con una copertina che riporta una splendida decorazione floreale di Alfredo Montalti (1858-1928), tra i maggiori illustratori dell’epoca. Lo spettacolo entra nella storia della lirica per la direzione di Riccardo Chailly, la regia di Davide Livermore, le scene di Giò Forma, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Antonio Castro, i video di D-Wok.

La vicenda intreccia amore e morte, l’abuso sfrenato di potere e possesso, la bramosia che schiaccia due giovani artisti sprovveduti. Nel cast Anna Netrebko nel ruolo di Tosca, che si conferma tra le migliori soprano del nuovo millennio. Con una qualità timbrica ricca di colori e sfumature, una tecnica raffinata capace di entrare nella profondità del personaggio rivelando lati del carattere inattesi, nel fraseggio la cantante raccoglie tutti i suoi talenti e diventa immensa.

Francesco Meli dà forma e forza a Mario Cavaradossi. Il più grande tenore verdiano intuisce la fragilità del protagonista, la sua contemporaneità, non è un eroe romantico, non declama. Meli avvicina l’ascoltatore alla verità. Per il cavalier Cavaradossi ci vuole una voce bellissima a cui lui aggiunge un fraseggio limpido e luminoso, un’interpretazione sensibile che svela il carattere del protagonista: dalla dolcezza di Recondita armonia al dolore di E lucevan le stelle. L’unica colpa del pittore è quella d’amare, ricambiato, la cantante Floria Tosca, e di aver nascosto l’amico fuggiasco, Angelotti, l’ottimo Carlo Cigni.

Strepitoso, con infinite sfaccettature, Luca Salsi dà forma al perfido e lussurioso Scarpia, che come Jago non dà tregua alla vittima. Una sequenza di eccellenze partecipa al cast: Alfonso Antoniozzi, il Sagrestano, Carlo Bosi è Spoletta, Giulio Mastrototaro Sciarrone, un carceriere Ernesto Panariello, il Coro del Teatro alla Scala con la partecipazione del Coro di Voci Bianche dell’Accademia è diretto da Bruno Casoni.

Il maestro Riccardo Chailly regala una direzione superba e una lettura filologica. L’edizione critica di Roger Parker annulla i cambiamenti fatti dallo stesso Puccini dopo la prima e riporta otto momenti, circa cento battute; aggiunge cinque misure nel duetto del I atto fra Tosca e Cavaradossi, un finale differente nel Te Deum e due misure aggiuntive alla fine di Vissi d’arte con l’intervento di Scarpia su Bada, il tempo è veloce!, la morte dell’uomo potente e corrotto si allunga di quattordici battute, E avanti a lui tremava tutta Roma è cantata da Tosca su un do ribattuto e non recitata come di consuetudine. Nel finale la protagonista riprende il tema di E lucevan le stelle, mentre l’orchestra lo riprende dopo O Scarpia, avanti a Dio!

Come un filosofo il direttore d’orchestra  va a ritroso, alla genesi dell’opera. La regia di Livermore è un kolossal cinematografico, la partitura del compositore incalza, la storia è ricca di colpi di scena e duetti; il regista amplifica, già il primo tempo è foriero della tragedia, del resto la musica anticipa, sullo sfondo una Roma languida e decadente. Tutto sale in un crescendo spietato, il finale avviene a Castel Sant’Angelo, ma questa volta Floria Tosca non annega nel Tevere, non c’è punizione per il suo delitto, resta sospesa nel vuoto come la Madonna di una pala d’altare. A noi la libertà di giudizio. Colpevole o innocente?

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Luca Salsi e Anna Netrebko (foto di prova dell’allestimento di Tosca). Crediti: Brescia/Amisano - Teatro alla Scala

L’opera trasmessa dalla Rai è stata vista da 2.856.000 spettatori (attualmente si può vedere su Raiplay). È stata trasmessa anche su canali francesi, tedeschi, portoghesi, svizzeri, nella Repubblica Ceca, in Grecia, in Ungheria; vista in differita in Giappone, in Corea e in Russia. E c’è ancora chi dice che l’opera italiana è solo per pochi intenditori.

Immagine di copertina: I atto di Tosca (foto di prova dell’allestimento). Crediti: Brescia/Amisano - Teatro alla Scala

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