L’area del Mediterraneo orientale – che comprende Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e la Turchia meridionale – sta attraversando cambiamenti climatici di grande portata, che avranno conseguenze molto pesanti sugli ecosistemi e sulla salute delle persone e che, soprattutto, si intensificheranno nei prossimi decenni con un ritmo probabilmente più veloce di quanto pensiamo. Attualmente in questa regione l’estate – calda e secca – dura circa quattro mesi; la stagione invernale, caratterizzata dalle piogge, dura anch’essa circa quattro mesi, mentre le due stagioni di transizione ‘coprono’ i restanti mesi.
Un team dell’Università di Tel Aviv guidato da Assaf Hochman, ha condotto uno studio sui cambiamenti in corso applicando diversi modelli climatologici a due possibili scenari relativi alla concentrazione di gas serra nell’aria (RCP4.5 e RCP8.5, elaborati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC): la ricerca ha dimostrato che, in assenza di significativi fattori di cambiamento, la stagione estiva durerà circa il 25% in più intorno alla metà del secolo, aumento che raggiungerà il 49% entro il 2100. Si prefigura quindi una situazione in cui la stagione calda si prolungherà per sei mesi, mentre la stagione delle piogge si ridurrà a due mesi soltanto.
Anche un altro studio, sviluppato da ricercatori del Max Planck Institute per la chimica a Mainz, in Germania, e del Cyprus Institute, ha lanciato l’allarme sul drastico innalzamento delle temperature estive in Medio Oriente e nel Nord Africa, che potrebbero aumentare in media di 4 gradi, arrivando ai 50 gradi di giorno senza scendere sotto i 30 di notte, uno scenario aggravato dal verificarsi con maggiore frequenza di ondate di calore e tempeste di sabbia. Tali condizioni metterebbero in crisi i sistemi di approvvigionamento di acqua e le coltivazioni e finirebbero col mettere a rischio l’abitabilità stessa di queste aree. Tra le conseguenze prevedibili va quindi considerato anche un incremento delle migrazioni da questi territori attualmente abitati da circa 500 milioni di persone.