Grazie all’analisi combinata dei dati forniti dalla missione Gaia dell’ESA (European Space Agency), dal telescopio SkyMapper DR1 (dell’Australian national University’s research school of astronomy and astrophysics), e dal WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer) della NASA, gli astronomi australiani hanno individuato un buco nero supermassiccio (o quasar) a 12 miliardi di anni luce dalla Terra, quando si stima che le sue dimensioni fossero equivalenti a circa 20 miliardi di Soli.
La straordinaria velocità di espansione fa sì che brilli migliaia di volte di più di un’intera galassia e se si trovasse al centro della nostra di galassia, la Via Lattea, risulterebbe 10 volte più luminoso di una luna piena e sarebbe talmente brillante da far scomparire alla vista tutte le altre stelle, ma renderebbe impossibile la vita sulla Terra a causa dell’enorme quantità di raggi X che emette. Questi buchi neri supermassicci che accrescono materia così rapidamente sono molto rari, ed è stato determinante, per individuare questo, l’apporto di Gaia, che è in grado di registrare anche movimenti minimi degli oggetti celesti. Gaia ha anche confermato che l’oggetto era fermo, aspetto che indicava che doveva trattarsi di un oggetto molto lontano e significativamente grande. Gli astronomi dell’Australian national University spiegano inoltre che i buchi neri di questo tipo possono essere usati come una sorta di ‘faro’ per osservare e studiare la formazione di elementi delle prime galassie, in quanto i ricercatori potrebbero riuscire a vedere le ombre degli oggetti celesti posizionati davanti al buco nero supermassiccio.
Crediti immagine: da ESA/Hubble & NASA [Public domain], attraverso Wikimedia Commons
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