26 maggio 2022

Una introduzione al teatro ucraino

Il conflitto attualmente in atto in Ucraina, iniziato con l’invasione da parte dell’esercito russo, ha provocato gravissimi danni in molti centri abitati. Tra le città colpite vi è Mariupol′; in particolare, il suo teatro, il Teatro d’arte drammatica, è stato quasi completamente distrutto dai bombardamenti. Le immagini dell’edificio in rovina hanno fatto il giro del mondo, rinnovando la sua fama, in questa drammatica circostanza, a livello internazionale.

La cronaca recente menziona spesso il teatro ucraino, non solo in riferimento ai danni subiti da edifici fisici, ma anche in relazione ai molti artisti costretti a rifugiarsi in Italia, Francia, Polonia e in altri Stati europei. In diversi casi, la gente di teatro ucraina che ha dovuto lasciare la propria terra sta trovando possibilità di proseguire il proprio lavoro presso altre istituzioni dei Paesi ospitanti, offrendo testimonianze e modelli inediti e preziosi per gli artisti e gli studiosi stranieri. La tradizione teatrale ucraina ha infatti una storia antica e caratteristiche assolutamente peculiari rispetto a quelle degli altri Paesi europei.

Come scrive Dmitrij Antonovich (in УКРАЇНСЬКИЙ ТЕАТР), uno dei più importanti studiosi del caso ucraino, il teatro cominciò ad affermarsi in Ucraina nel Seicento grazie ai gesuiti, che lo consideravano il mezzo ideale per diffondere la religione cattolica. Essi si rifacevano al teatro medievale, inserendo elementi propri della tradizione classica e poi di quella rinascimentale. D’altro canto, i conservatori ucraini fecero resistenza all’operato dei gesuiti, opponendo un contro-teatro che dunque, inevitabilmente, aveva una forte connotazione politica. Tale caratteristica, con le dovute differenze, persistette anche in seguito, poiché la lingua ucraina trovò nel teatro una possibilità di libera espressione e, di conseguenza, l’attività teatrale poté farsi veicolo della cultura del Paese. I gesuiti proposero agli studenti delle loro scuole spettacoli di varia difficoltà: da testi particolarmente semplici a dialoghi più articolati. In seguito, aumentarono le influenze dirette da parte dei maggiori esponenti del teatro occidentale.

Non si sa nulla delle prime rappresentazioni del teatro ucraino. Secondo gli storici, già in epoca bizantina venivano portati in scena dei giochi presso le corti aristocratiche e in occasione di feste pubbliche. Ma non vi sono prove bastevoli ad affermare che il teatro ucraino si sia sviluppato da questi antichi spettacoli. Nel corso del Settecento e dell’Ottocento, le scuole ucraine produssero commedie e tragedie, mantenendo le caratteristiche peculiari delle origini e dunque continuando a distinguersi rispetto ai modelli occidentali.

Dmitrij Antonovich afferma che la semplicità di un genere non presuppone necessariamente che questo sia più antico rispetto a un altro più complesso. Lo studioso, infatti, sostiene che i diversi tipi di drammi possono essere stati elaborati parallelamente. Egli ritiene inoltre che le più antiche testimonianze del dramma ucraino siano un testo natalizio di Pamva Berinda, scritto in onore di Jeremiah Tisarovsky, vescovo di Leopoli, all’incirca nel 1615, e i due intermezzi di Gavatovych (1619). L’opera di Berinda è pensata per essere recitata da otto giovani nei panni dei pastori che furono i primi testimoni della nascita di Gesù. Probabilmente, questi non furono i primi testi del teatro ucraino, ma soltanto i drammi più antichi che ci sono pervenuti.

Per quanto riguarda la successiva epoca barocca, presso l’Accademia di Kiev vennero prodotte le opere più significative, alcune delle quali furono anche esportate all’estero. Tra queste figurano i drammi di Simeon Polockij e quelli di Dymytrij Tuptalo, entrambi diplomati in Accademia. In seguito, nel 1705 Feofan Prokopovič, propose una riforma del teatro ucraino, che però non riscosse il successo sperato, a causa delle complesse vicende politiche, caratterizzate dal terrore, che stravolsero il Paese fino alla morte dello zar Pietro I. Prokopovič, infatti, aveva dedicato a Ivan Mazepaatamano del corpo dei Cosacchi Zaporoghi – una tragicommedia, attraverso la quale aveva espresso i punti fondamentali della sua riforma. Mazepa si schierò contro lo zar, appoggiando Carlo XII, re di Svezia, per poi essere sconfitto. La triste sorte di Mazepa riguardò inevitabilmente anche l’opera a lui dedicata. La rivoluzione più importante della storia del teatro ucraino ebbe luogo nel XIX secolo con l’avvento del cosiddetto teatro classico ucraino. Questo nuovo teatro era caratterizzato dalla combinazione di ucraino, polacco e russo. Soltanto nel 1881 il teatro in lingua ucraina si affermò nuovamente e definitivamente su quello in lingua russa. A questo importante progetto si dedicarono per primi i dilettanti dei circoli di Kiev e di Elisavetgrad. Nel primo caso, gli artisti di riferimento furono il poeta Starytsky e il compositore Lysenko; per quanto riguarda il secondo, invece, è necessario menzionare l’attore Marko Kropyvnytskyi. La maggiore difficoltà incontrata nell’attuazione di tali intenti riguardava la legge che vietava l’uso della lingua ucraina per iscritto. Dal XX secolo il teatro ucraino conobbe, come altrove, importanti trasformazioni, sulla scia della sperimentazione e di un drastico allontanamento dai temi consueti, giudicati dai nuovi autori provinciali e superati in favore di una nuova centralità riconosciuta al corpo. In tale direzione operò, in particolare, Maria Starytska, proponendo corsi di recitazione rivoluzionari nella sua scuola di musica.

 

Bibliografia

Dmitrij Antonovich, Український театр, Il teatro ucraino, Praga 1923

Dmitrij Antonovich, Триста років українського театру, Trecento anni di teatro ucraino, Praga 1925

Dmitrij Antonovich, УКРАЇНСЬКИЙ ТЕАТР, Il teatro ucraino, in litopys, s.d. (26 maggio 2022)

 

TUTTI GLI ARTICOLI DI ATLANTE SULLA GUERRA IN UCRAINA

 

Immagine: Il Teatro d’arte drammatica, Mariupol′, Ucraina (19 giugno 2021). Crediti: V1snyk [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata