Prendere un taxi nelle grandi metropoli può rivelarsi un’esperienza snervante, contraddistinta da lunghe attese e imbottigliamenti nel traffico. Se in Italia la corsa in taxi è un’occasione normalmente poco ricorrente in altri paesi rientra invece nell’ambito delle consuetudini quotidiane di milioni di persone. È questo il caso della megalopoli indiana di Mumbai le cui strade sono percorse giornalmente da più di 50.000 taxi che, oltre ad offrire un’alternativa economica per il trasporto, rappresentano un’icona della cultura urbana locale. Il classico modello Ambassador dalla siluette arrotondata e dalla livrea nera con tettuccio giallo domina il panorama del tessuto connettivo di Mumbai svolgendo quello che può considerarsi un ruolo vitale per il funzionamento della città. Lo spirito estroso tipicamente indiano ha sempre favorito l’impiego di una fantasiosa oggettistica per personalizzare il cruscotto o il volante di questi veicoli, più recentemente però si è affermata una tendenza che porta alla sublimazione il gusto decorativo e che propone una trasformazione totale degli interni dei taxi mumbaiti. Promotore di questa nuova dimensione del viaggio urbano è un gruppo di artisti che attraverso l’iniziativa chiamata Taxi Fabric vuole valorizzare il talento emergente in India e stabilire un approccio sperimentale col pubblico. Gli interni rivisitati vengono progettati da giovani designers che riproducono nelle loro opere l’atmosfera vibrante e cosmopolita di Mumbai; ognuno di questi lavori è un pezzo unico e racconta una storia originale da cui deriva il nome proprio di ogni singolo taxi-fabric. Può così capitare di fare una corsa sul “Protect Your Magic”, sullo “Stop.Breathe.Feel”, sul “Potpourri Culture” o sullo “Happily Ever After”. Sedili e paratie sono rivestiti con tessuti stampati sui quali compaiono motivi variopinti ispirati alla memoria e alla cultura urbana e sui quali figurano simboli magici e cosmologici della tradizione indiana, monumenti, protagonisti di Bollywood o richiami all’arte popolare e a oggetti di uso quotidiano. La corsa in uno di questi taxi si trasforma dunque in un’intensa esperienza sensoriale in cui l’ambiente interno narra in forma onirica esperienze e sensazioni connesse al paesaggio che scorre all’esterno dei finestrini. Il cliente che si siede in un taxi-fabric viene proiettato nel messaggio dell’artista e avvolto dalla sua visione; per questo motivo molte delle opere realizzate trattano volutamente di temi sociali e hanno l’intento di indurre i passeggeri a riflettere sulla realtà che li circonda. Una serie speciale di taxi-fabric chiamata Social Good, cui appartengono fra gli altri l’“Indian Sign Language”, il “Keep Distance” e lo ”Only for Men”, è stata ideata proprio al fine di sensibilizzare bambini e adulti verso diverse problematiche quali disabilità, educazione o condizione femminile. In breve tempo il progetto si è rivelato valido anche per i proprietari dei veicoli che hanno visto aumentare esponenzialmente le richieste di servizio e le prospettive di guadagno in un contesto che, dato l’alto numero di taxi in circolazione, risulta fortemente competitivo. Al momento sulle strade di Mumbai vi sono circa una ventina di taxi-fabric ma il progetto ha riscosso il meritato successo ed è in rapida espansione includendo anche un’altra icona del trasporto cittadino, i risciò. Nel loro frenetico evolversi i paesaggi urbani offrono sempre nuovi spazi alla creatività e in quest’ambito la Mumbai indiana è sicuramente all’avanguardia offrendo un esempio di come l’espressione artistica possa trovare un dialogo intimo e diretto con la realtà quotidiana dei cittadini.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata