Lago di Iseo, provincia di Brescia: una montagna si staglia in mezzo all’acqua, facendo da contrappunto alle vette tutte intorno. Siamo a Monte Isola, il cui toponimo descrive precisamente la doppia identità geografica del luogo, un unicum non riscontrabile nelle isole degli altri laghi del Nord Italia. Citato come insulae curtis nel 905 tra i beni del monastero bresciano di S. Giulia, Monte Isola assurge alle cronache recenti nel 2016 con l’installazione artistica di Christo The Floating Piers ‒ spettacolare passerella sull’acqua che collegava l’isola maggiore con quella di San Paolo e la terraferma. Da allora il territorio ha saputo aprirsi al mondo con intelligenza e attualmente non si notano speculazioni edilizie selvagge o altre nefaste conseguenze legate al fenomeno dell’overtourism.

I battelli da Sulzano e Sale Marasino vanno e vengono garantendo anche di notte il collegamento con la terraferma e bastano pochi minuti di navigazione per essere catapultati in una dimensione altra, inimmaginabile altrove. No chiasso, no auto, no clacson: a Monte Isola sono banditi gli autoveicoli e sulle strade si muove un viavai garbato di biciclette e persone a piedi (uniche eccezioni: i piccoli autobus di linea e gli scooter, i soli mezzi a motore concessi ai residenti). Lo stacco è netto ma talmente piacevole che ci si abitua subito: la calma prende il sopravvento, il passo si fa più lento e gli sguardi si sollevano da terra, magari puntando al santuario della Madonna della Ceriola, sul punto più alto dell’isola montagna. Due habitat, due anime che convivono dialogando di continuo: ai porticcioli si contrappongono gli abitati in altura, querce e castagni sovrastano viti e uliveti, svassi e germani popolano le rive mentre in quota vola il nibbio bruno. Si cammina su e giù nei circa 4 km2 di territorio, seguendo itinerari ben segnalati che si snodano tra aziende agricole, cappelle votive, parchi per bambini, aree picnic, borghi a lago e paesini in costa.

Chi scrive è partito da Peschiera Maraglio, il porto più frequentato che accoglie i forestieri con il lungolago ottocentesco, villa Oldofredi e altri palazzi signorili, la parrocchiale di S. Michele Arcangelo consacrata nel 1648. La chiesa custodisce alcuni pregevoli affreschi settecenteschi, tra i quali l’Assunzione della Vergine, i Quattro Evangelisti e l’Estasi di s_. Teresa d__’Avila_ di Francesco Monti. Da Peschiera si prosegue in ogni direzione: si può optare per i 9 km di giro dell’isola a piedi o in bicicletta; imbarcarsi per il tour sul battello; salire al santuario, aggrappato a una cuspide dolomitica a 599 m slm. Questo è il luogo di culto più antico dove nel V secolo, sull’originario tempio pagano dedicato alla dea Iside, venne edificata una cappella, che si trasformò successivamente nella parrocchia di S. Maria de Curis ‒ citata già nel 1410. La struttura attuale, che domina il Sebino e il paesaggio circostante offrendo scorci di rara suggestione, si deve a svariati rifacimenti risalenti per lo più al XVII-XVIII secolo. Il santuario, molto caro agli abitanti, conserva una collezione di antichi ex voto nonché alcune pregevoli opere: la venerata statua lignea della Madonna (XII secolo), la tela con il Transito di s. Giuseppe di Antonio Paglia (1763) e un Ecce Homo attribuito a Giovanni da Marone.

Le altre chiese dell’isola contraddistinguono i borghi più popolati: Carzano, con la parrocchiale di S. Giovanni, il porticciolo e alcune dimore signorili; Senzano, borgo in altura con la chiesa di S. Severino e gli ampi terrazzamenti coltivati; Siviano, paese in saliscendi con il municipio, le scuole e la parrocchiale di S. Faustino e Giovita dal campanile merlato.

Meritano una sosta anche le frazioni minori: Sensole, sovrastata dalla Rocca Martinengo risalente al XIV secolo, oggi privata; Masse e Cure, i primi nuclei abitativi dell’isola; Porto di Siviano, attracco storico dei montisolani fino al secolo scorso, con il Museo della Rete e villa Ferrata, ex convento cluniacense e oggi proprietà privata come le due affascinanti isole minori di San Paolo e di Loreto. Altre scoperte possono però arrivare ancora, passo dopo passo. Potreste ascoltare storie di intrepide barcaiole del passato, di donne capaci di confezionare a mano reti con 15.000 maglie o di imprenditrici che coltivano zafferano lavorando ettari di terra senza l’aiuto di nessuno. E ancora, potreste imbattervi in uno dei più importanti maestri d’ascia italiani: se gli andate a genio, vi racconterà del mogano e degli “spaghetti di legno” nel suo cantiere nautico, già noto a Machiavelli e a Manzoni. Oppure vi basteranno gioie più semplici, come i tramonti rosso fucsia, il saluto di chiunque incontrate per la strada, la compagnia delle pervinche e degli ellebori selvatici. L’importante è fare scorta di quiete, prima di tornare alla frenesia di sempre.

Si ringraziano Guglielmo Novali, Giulia Tamagni, Ercole Archetti, Brunella Guizzetti, Giovanna e Monica Archini.

Immagine: Monte Isola (foto di V. Canavesi)

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