La possibilità della scuola di sostenere le sfide della società della conoscenza poggia - tra gli altri elementi - sulla questione della gestione della pluralità dei contenuti disponibili e dell’evoluzione dell’editoria scolastica verso il digitale.
Il costante slittamento nell’affrontare il tema pone la scuola in un’ulteriore condizione di ritardo che ci penalizza anche sul fronte dello sviluppo complessivo del paese.
La questione proprio per la sua valenza di sistema si intreccia - nell’ambito del quadro normativo di riferimento – con le istanze 2.0 di una scuola in continua evoluzione e con le risposte di un mercato ancora troppo orientato alla gestione dei contenuti secondo logiche tradizionali e proprietarie.
Il processo di innovazione dei contenuti non muove da un’istanza afferente all’ambito tecnologico, quanto da motivazioni culturali, pedagogiche e di sostenibilità economica collegate al senso del ‘testo’ ed alla sua valenza nella costruzione di percorsi didattici compatibili con i processi educativi della scuola e con le evoluzioni sociali e culturali in atto.
In quest’ottica, l'adozione di un approccio di tipo ermeneutico al testo scritto, capace di mettere in campo la ricchezza dei rimandi del suo impianto, la valorizzazione della scomponibilità dei contenuti ed il loro riutilizzo secondo pratiche di cooperazione, si caratterizza come atto di particolare rilevanza, in linea con la costante esigenza di superare la ‘chiusura’ del sapere determinata dalla stampa e con il potenziale evolutivo messo in campo dal digitale rispetto alle possibilità di trasformare la struttura del testo stesso in spazio di costruzione partecipata.
L’esigenza di disporre di contenuti frazionati e/o prestrutturati - da comporre liberamente - permea da tempo numerosi contesti della conoscenza (informazione, comunicazione, musica, studio, ecc. ).
A livello pedagogico, lo sviluppo delle competenze sul fronte del knowledge management, nel rappresentare uno dei fattori chiave dell’azione formativa per affrontare le dinamiche in atto, si configura come condizione attuativa di processi sociali di acquisizione ed arricchimento cognitivi, in un percorso di composizione tra le istanze formative e l’offerta del mercato editoriale.
A fronte di tale bisogno formativo, le ‘soluzioni digitali’ che conservino lo schema ‘chiuso’ del libro stampato, che non consentano cioè di utilizzare liberamente e senza vincoli i contenuti, non corrispondono alle attuali esigenze della didattica e della scuola.
Soluzioni di supporto alla conduzione del passaggio dalle forme tradizionali di editoria cartacea a quelle in formato digitale risiedono, attualmente, nell’ipotesi di ricorrere a modalità di gestione pluralistiche dei contenuti - resi accessibili in forme disaggregate e libere da vincoli di usabilità - tramite il superamento della dipendenza dalle piattaforme editoriali proprietarie e l’attuazione di ambienti di market place dedicati, all’interno dei quali sia possibile attivare servizi di acquisto a canone periodico, diversamente configurabile, analoghi a quelli adottati in altri contesti.
Pur nella considerazione delle dovute differenze, è possibile infatti guardare ad altri comparti, per esempio a quello musicale, nell’intento di analizzare e comprendere le possibili evoluzioni del mercato.
Emblematico, in tal senso, il caso di iTunes Match, un servizio di Apple lanciato nel 2011 per affrontare il problema delle pratiche di acquisizione illegale dei contenuti e della crisi del settore.
Ancorché non completamente mutuabili, le soluzioni adottate sollecitano infatti come improcrastinabile, la formulazione di approcci innovativi atti a prospettare - nel processo evolutivo verso il digitale dei contenuti didattici, ormai peraltro tracciato dalla norma - un ribaltamento di paradigma capace di definire il contributo dell’editoria all’aggiornamento dell’istruzione ed alla sua stessa ‘tenuta’ in un mercato globalizzato e dinamico.
A garanzia di una reale accessibilità culturale e sociale alla scuola del presente e dell’apporto che la scuola stessa potrà offrire alla competitività del Paese.
* Università di Milano-Bicocca