La Francia, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, sta svolgendo un’intensa azione diplomatica per trovare una soluzione politica alla crisi ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un colloquio martedì 8 febbraio a Kiev con Volodymyr Zelenskij, dopo aver incontrato il giorno precedente Vladimir Putin a Mosca. Al termine dell’incontro, il presidente ucraino ha ringraziato Macron per il suo sostegno e definito i colloqui molto fruttuosi e basati su una modalità comune di vedere le «minacce e le sfide alla sicurezza dell’Ucraina, dell’Europa intera, del mondo in generale». Macron si è mostrato convinto che stia maturando «la possibilità di far progredire i negoziati di pace fra Russia e Ucraina».
Nella stessa giornata di martedì il presidente francese si è recato a Berlino per un confronto del cosiddetto Triangolo di Weimar, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente polacco Andrzej Duda. Obiettivo del vertice trovare una soluzione alla crisi fra Ucraina e Russia per «evitare una guerra in Europa». È difficile stabile se l’attivismo francese porterà a dei risultati immediati. Il colloquio con Putin è durato cinque ore e si è svolto in un clima cordiale, ma, a parte generiche dichiarazioni di buona volontà, il presidente russo non si è sbilanciato nel prendere impegni circa una rapida ‘de-escalation’ al confine dei due Paesi. Anzi, la Russia, forse irritata dalla gestione francese del dopo-vertice, ha ridimensionato fortemente le conseguenze dell’incontro. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che «considerata la situazione attuale, Mosca e Parigi non possono aver definito alcun accordo». Ha inoltre ricordato che Parigi non guida la NATO e che un’intesa stabile deve necessariamente coinvolgere gli Stati Uniti e l’intera Alleanza. In sostanza Putin si mostra convinto che una pace duratura prevede che si fermi l’espansione a est della NATO, condizione che la NATO si è finora rifiutata di accettare.
Le puntualizzazioni di Mosca non devono indurre a pensare che l’azione diplomatica di Emmanuel Macron sia sospesa nel vuoto. Gli Stati Uniti guardano con più preoccupazione a Pechino rispetto a Mosca e con più interesse all’Indo-Pacifico che all’Europa; la Germania sconta la sua dipendenza energetica dalla Russia. Irritato dalla indeterminatezza tedesca, Volodymyr Zelenskij ha cancellato l’incontro con la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che si trovava in visita a Kiev. Formalmente, è stato motivato da un contrattempo imprevisto e dall’incompatibilità degli impegni; ma secondo molti osservatori, l’Ucraina sarebbe fortemente contrariata dall’incertezza della Germania a bloccare il gasdotto Nord Stream 2 in caso di invasione russa e a supportare nell’immediato il rafforzamento militare di Kiev. In questo contesto, la Francia può provare a giocare, sulla questione della sicurezza in Europa, una partita importante, per tentare di garantire la pace senza abbandonare l’Ucraina. Il fronte europeo e occidentale mostra qualche scricchiolio, ma Macron vuole giocare il ruolo di chi riesce a trovare quella soluzione pacifica dei conflitti che tutti a parole dichiarano di preferire ma che resta difficile da definire in concreto.
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