18 settembre 2023

Battuta d’arresto nel percorso della Georgia verso l’UE

 

A marzo 2022 la Georgia, insieme ad Ucraina e Moldavia, aveva presentato la domanda per la candidatura come Paese membro dell’Unione Europea (UE). A distanza di oltre un anno, il percorso di integrazione della nazione del Caucaso nell’UE sembra essersi arrestato. Il governo di Tbilisi, guidato dal partito Sogno georgiano, ha infatti assunto una serie di iniziative che ne hanno minato la credibilità agli occhi di Bruxelles. Si tratta di una dinamica che ha creato una nuova frattura con la presidente della Repubblica, Salome Zurabišvili, nei cui confronti l’esecutivo ha addirittura paventato il lancio di una procedura di impeachment. 

A rendere complessa la situazione è l’ambiguità di fondo messa in mostra dal governo del premier Irakli Garibašvili su diverse questioni, dai rapporti con la Russia alla volontà di esaudire le richieste dell’UE in materia di riforme. Per ottenere ufficialmente lo status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea, la Georgia deve infatti dimostrare progressi esaustivi su 12 punti negoziati con la Commissione europea, che hanno a che fare con l’assetto istituzionale, lo Stato di diritto e l’equilibrio politico interno. Allo stato attuale, come ha affermato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, in visita a Tbilisi lo scorso 8 settembre, la Georgia ha «passato l’esame» solo su tre dei dodici punti, un risultato evidentemente insufficiente in vista del Consiglio europeo del prossimo 14-15 dicembre, quando si deciderà sull’eventuale assegnazione dello status di candidato alla nazione caucasica. Borrell non ha nascosto il senso di irritazione di Bruxelles rispetto agli sviluppi nel Paese, non ultima la messa in stato di accusa della presidente Zurabišvili, accusata dall’esecutivo di aver condotto una politica estera autonoma, senza prima averla concordata con le autorità di Tbilisi. In questo modo, a detta degli esponenti di Sogno georgiano, Zurabišvili avrebbe violato il dettato costituzionale. Tra fine agosto e inizio settembre, la presidente ha effettivamente intrapreso una serie di viaggi nelle capitali europee, toccando in sequenza Berlino, Bruxelles e poi Parigi, perorando la causa della Georgia come futuro candidato per l’adesione all’UE. Sin dalla sua elezione a capo dello Stato, Zurabišvili ha sempre marcato il proprio forte europeismo e filo-atlantismo, ponendosi in contrapposizione alle scelte del governo in particolare dopo il 24 febbraio 2022.

 

A fronte dell’invasione dell’Ucraina, l’esecutivo georgiano ha infatti scelto di non schierarsi con i partner occidentali e attuare le sanzioni contro la Russia, mantenendo una posizione equidistante in nome del supposto «interesse nazionale». Preservare gli scambi commerciali con Mosca sarebbe stato cruciale per Tbilisi, a detta del premier Garibašvili, che nonostante questo aveva presentato pochi giorni dopo la già citata domanda di adesione all’UE. Non sorprende che a distanza di qualche mese, Bruxelles abbia lasciato in sospeso la richiesta georgiana, accogliendo invece quelle di Ucraina e Moldavia, a cui è stato accordato a giugno 2022 lo status di Paesi candidati. A questo si è aggiunta la più recente decisione da parte dell’esecutivo di Tbilisi di riprendere i collegamenti aerei con la Federazione Russa, consentiti dallo scorso maggio. Per le istituzioni europee si è trattato dell’ennesimo segnale di allarme in arrivo dalla Georgia, con Borrell che si è trovato costretto a paventare una «bocciatura» all’esame di dicembre, esibendosi in conferenza stampa a Tbilisi in un’analogia tra la nazione del Caucaso e uno studente “impreparato”.

 

Tra i 12 capitoli soggetti a riforme compare del resto la necessità di «de-oligarchizzare» la politica, un obiettivo piuttosto arduo considerando l’assoluta importanza a livello locale del fondatore del partito Sogno georgiano e uomo più ricco del Paese, Bidzina Ivanišvili, che può vantare cospicui interessi finanziari e legami proprio con la Russia. Tutti questi elementi, uniti alla minaccia di impeachment contro Zurabišvili (per il quale non sembrerebbero comunque esserci i numeri sufficienti in Parlamento), hanno portato l’UE a guardare con preoccupazione agli sviluppi nelle relazioni con Tbilisi. «C’è ancora tempo per invertire la rotta», ha osservato Borrell nel suo intervento davanti alla stampa, a fianco del premier georgiano Garibašvili, il quale ha risposto accusando l’UE di «politicizzare» la decisione sul processo di adesione del Paese. Resta il fatto che agli occhi di Bruxelles appaia piuttosto insolito l’approccio della Georgia, che da una parte chiede di entrare nell’Unione Europea e dall’altra sfrutta la mancata attuazione delle sanzioni occidentali per incrementare in maniera evidente le proprie esportazioni verso la Russia, nonostante l’assenza di relazioni diplomatiche con Mosca e la guerra tra i due Paesi del 2008. Ad oggi, la politica estera di Tbilisi sembra ancora troppo legata alle aspirazioni del Sogno georgiano e agli interessi personali di Ivanišvili per potersi allineare alla visione comune dell’UE.

 

 

Immagine: Irakli Garibašvili a Bruxelles, Belgio (17 maggio 2022). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

 


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