Gli Stati Uniti, la Russia, la NATO, Israele e altri Paesi si sentono autorizzati a violare la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale quando ciò fa comodo ai loro interessi. Questo accade dalla fine della Seconda guerra mondiale e dall’istituzione dell’organismo la cui Carta è diventata una sorta di Costituzione globale che regola i rapporti tra i 192 Stati che compongono la comunità internazionale. Nelle innumerevoli invasioni e guerre che si sono verificate dalla seconda metà del XX secolo a oggi, la prima vittima ‒ oltre alla verità ‒ sono gli articoli specifici della Carta che regolano l’uso della forza e le sanzioni. Per autorizzare una guerra è necessario rispettare le disposizioni della Carta e le misure coercitive devono essere approvate da 9 dei 15 Paesi che compongono il Consiglio di sicurezza. Ma questo non è sufficiente. I 5 membri permanenti, ossia Cina, Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Russia, hanno potere di veto, il che significa che se 14 Paesi approvano misure punitive, è sufficiente che uno dei 5 grandi si opponga perché la risoluzione non venga attuata. Questo è quanto accaduto lungo tutta la storia dell’organizzazione ed è il motivo per cui né gli Stati Uniti né la Russia temono ripercussioni quando decidono di attaccare o invadere un Paese. Persino la NATO, sotto il comando di Washington, ha bombardato ciò che restava della Iugoslavia per tre mesi nel 1991, in spregio alle norme internazionali. Quali sanzioni possono essere prese contro i 5 grandi quando violano la Carta delle Nazioni Unite? Nessuna, questa è la realtà del potere e la debolezza del diritto internazionale.
Diversi sono le reazioni e i risultati di invasioni e attacchi. Nel 1979 l’Unione Sovietica occupò l’Afghanistan per proteggere un governo favorevole a Mosca e dovette ritirarsi 10 anni dopo. Gli Stati Uniti lo hanno fatto nel 2001 alla ricerca di Osama Bin Laden e sono rimasti nel Paese per due decenni. Gli inglesi lo invasero due volte nel XIX secolo. Tutti dovettero ritirarsi, sconfitti, con molti morti, e con i Talebani che continuano a governare a Kabul. Poi sono arrivate le guerre di “liberazione” guidate dalla Casa Bianca per armi inesistenti in Iraq (2003) o per stabilire la democrazia in Libia (2011) e in Siria (2014). Saddam Hussein e Muammar Gheddafi sono stati eliminati, ma né la stabilità né la democrazia sono arrivate in questi Paesi e Bashar Assad continua a governare a Damasco, protetto da Mosca, in ciò che resta del suo territorio. Al contrario, oggi il Medio Oriente è molto più instabile ed è diventato culla e rifugio per le organizzazioni terroristiche che sognano di stabilire un califfato islamico.
In altre parole, la violazione della Carta delle Nazioni Unite da parte di chi ha attuato queste misure non ha portato né democrazia né maggiore stabilità nella regione. Al contrario, ha distrutto Paesi con centinaia di migliaia di vittime, miliardi di dollari necessari per ricostruirli, più di un milione di rifugiati e la tragedia continua.
Ciò che differenzia le aggressioni è il modo in cui l’opinione pubblica mondiale tratta le violazioni della sovranità dello Stato e dei diritti dei popoli. Il caso più emblematico è quello di Israele e dell’occupazione e colonizzazione di territori contrariamente al diritto internazionale e alle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite, che hanno stabilito che le annessioni non sono valide. Le condanne della comunità internazionale non servono a nulla finché gli Stati Uniti proteggono Israele nel Consiglio di sicurezza. La Russia sta facendo lo stesso con la Siria. Il mancato rispetto della legalità internazionale è la causa principale dell’indebolimento del sistema multilaterale e rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza globale. Per questo motivo è necessaria una profonda riforma del funzionamento delle Nazioni Unite, in particolare del Consiglio di sicurezza, che continua a rispondere a una struttura postbellica di confronto tra due alleanze militari in circostanze in cui una, il Patto di Varsavia, ha cessato di esistere più di due decenni fa con la scomparsa dell’Unione Sovietica. Così com’è, continueremo a essere governati a livello globale da cinque potenze che monopolizzano l’uso della forza e abusano della struttura internazionale, con il resto dei Paesi come semplici spettatori.
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