Risuona in strada un amalgama di voci, suoni, canti, melodie. A generarlo sono anziani e meno anziani che si riversano nel Parco della Nuvola bianca nelle fresche mattinate settembrine di Pechino. Qualcuno pratica taiji, qualcun altro predilige le forme di questa secolare disciplina marziale da eseguire con l’ausilio del ventaglio. C’è chi pesca in riva al fiume. Chi fa un salto dai titou jiang, i barbieri di strada, ancora presenti in diverse zone della capitale; li si riconosce facilmente: indossano spesso un camice bianco e sono muniti di sedia e utensili da barbiere. E c’è anche chi si dedica all’arte della calligrafia, tracciando logogrammi cinesi sul manto delle strade a colpi di pennello intinto nell’acqua. In un viale che costeggia alcune aree residenziali una fila di fattorini di Meituan Waimai, una delle piattaforme di food delivery più in voga nella Repubblica Popolare, è in attesa di nuovi ordini da recapitare a domicilio. Un altro gruppo di anziani si tiene in esercizio nella piazzuola del quartiere dove sono ubicate attrezzature per le attività motorie. Se non fosse per le tante mascherine sui volti dei passanti e i segni meno visibili lasciati dalla crisi tra le fasce più vulnerabili di fronte alla pandemia, la fisionomia della città, l’insieme dei suoi lineamenti e il suo atteggiarsi a capitale, ricorderebbero quelli di un settembre qualunque pre-Coronavirus.

La calura estiva che ha attanagliato Pechino negli ultimi mesi sta iniziando lentamente a far posto a una fresca brezza autunnale, sollevando un interrogativo che si è affacciato nella mente di molti in questo drammatico 2020: nelle stagioni di autunno e inverno assisteremo a una nuova ondata di contagi da Covid-19? Secondo Wu Zunyou no, almeno in Cina. «Dopo più di mezzo anno di pratica, siamo fiduciosi che l’epidemia può essere controllata. Non si ripresenterà un grave scenario come quello conosciuto a Wuhan all’inizio dell’anno», ha dichiarato di recente il chief epidemiologist del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Gli ultimi focolai divampati in Cina, prima isolati e poi estinti, dimostrerebbero – sostiene Wu Zunyou – che il Paese è in grado di individuare tempestivamente i nuovi centri di diffusione del virus quando sono ancora nel loro stadio iniziale e di estinguerli per tempo. Naturalmente, ciò non implica la possibilità di ridurre il grado di vigilanza e controllo: in assenza di un vaccino, vi è ancora grande necessità di fare affidamento su misure di salute pubblica, come l’uso delle mascherine, il lavaggio delle mani, l’aerazione degli ambienti, l’isolamento e la riduzione degli assembramenti. Cosa estremamente importante, specifica Wu Zunyou, bisogna recarsi immediatamente in ospedale in presenza di febbre e altri sintomi, senza indugio alcuno.

In occasione di un forum dedicato alla salute pubblica organizzato il 6 settembre scorso nella cornice della China International Fair for Trade in Services, Lei Zhenglong, vicedirettore del Dipartimento per la prevenzione e il controllo delle malattie che fa capo alla Commissione sanitaria nazionale cinese, ha sottolineato l’importanza di osservare 4 regole di condotta basilari, ossia «individuazione precoce dei casi, segnalazione precoce, isolamento precoce e trattamento precoce», affermando che questo modo di operare si è dimostrato una prassi efficace nell’esperienza cinese, che continua a fungere da principio guida per il Paese nella prevenzione e nel controllo della pandemia. «Occorre mantenere alta la vigilanza, non si può abbassare la guardia», ha specificato il dottor Lei, ripetendo, subito dopo, un motto che si sente ormai da mesi: “Zero casi non vuol dire rischio zero”. «Trattandosi di una nuova infezione respiratoria, comparsa all’improvviso, non ne sappiamo ancora abbastanza», ha poi aggiunto. Va ricordato che in Cina non si registrano casi “autoctoni” da 28 giorni. L’ultimo focolaio scoppiato nella Repubblica Popolare ha interessato lo Xinjiang, la regione autonoma situata nel Nord-Ovest del Paese.

Argomento molto dibattuto in Italia durante tutta la stagione estiva ha riguardato l’avvio del nuovo anno scolastico e la conseguente riapertura delle scuole. Un tema, naturalmente, di rilievo anche qui in Cina, a cui il ministero dell’Istruzione cinese ha dedicato una conferenza stampa il 27 agosto scorso, a pochi giorni dall’inaugurazione ufficiale del semestre autunnale. Riassumendo il contenuto di quell’incontro: esistono le condizioni per riaprire le scuole (eccetto nel Xinjiang, dove l’anno scolastico è stato salutato con lezioni erogate a distanza), ma guai ad abbassare la guardia. A preoccupare sono sempre 3 fattori: l’introduzione di casi “importati” dall’estero, l’emersione di casi “sporadici” o nuovi focolai localizzati di natura autoctona, la conoscenza ancora parziale del SARS-CoV-2. Dopo che il dicastero preposto all’amministrazione del sistema scolastico ha dato il via libera alla riapertura delle scuole, studenti di tutta la Cina hanno iniziato a tornare in classe. Nella città di Wuhan, epicentro della pandemia nei primi mesi di quest’anno, le autorità hanno disposto l’apertura di oltre 2.800 istituti, riportando a scuola il 1° settembre scorso circa 1,4 milioni di studenti, i quali non avranno l’obbligo di indossare la mascherina (dovranno però portarne una con sé, non potranno esserne sprovvisti). Un dato confortante è quello relativo allo scorso semestre primaverile: in primavera, quando la situazione in Cina ha iniziato a mutare in meglio, le autorità hanno consentito la graduale riapertura degli istituti d’istruzione nel Paese e, prima della fine del semestre, 202 milioni di studenti, su un totale di 280 milioni (oltre il 75%), hanno fatto ritorno a scuola, con zero casi di contagio riscontrati.

Una grossa mano potrebbe darla l’arrivo di un vaccino anti-Covid. Al momento, sono quattro quelli cinesi approdati nella terza fase della sperimentazione clinica. Se tutto andrà per il verso giusto, l’autorizzazione all’immissione in commercio potrebbe arrivare già per la fine dell’anno.Immagine 0

Immagine di copertina: Una cliente cinese acquista beni fuori da un negozio tradizionale, durante l’epidemia di Covid-19, Pechino, Cina (10 agosto 2020) . Crediti: Openfinal / Shutterstock.com

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