18 settembre 2023

Corea del Sud, la burrascosa estate di Yoon Suk-yeol

 

L’estate che si avvia verso la sua conclusione è stata particolarmente complessa per il governo sudcoreano, guidato dal presidente Yoon Suk-yeol, che si è spesso trovato tra il martello delle critiche interne, con un indice di gradimento in costante declino, e l’incudine delle pressioni da parte degli alleati internazionali, in primis Giappone e Stati Uniti, desiderosi di proseguire verso una nuova strada nei rapporti regionali. La pressione sull’esecutivo sudcoreano, in carica ormai da più di un anno, è stata consistente sin dal suo insediamento, e le promesse fatte da Yoon in campagna elettorale non sempre hanno avuto riscontro nella realtà, limitando la sua capacità di consolidare il consenso popolare.

Il gradimento del 60% ottenuto nella settimana dell’insediamento non è stato mai più riavvicinato, e questo ha costantemente oscillato tra il 48% e il 30%, con due distinte occasioni nelle quali si è addirittura scesi sotto tale soglia minima. Le principali critiche mosse al governo del People Power Party (PPP) sono principalmente rivolte alla postura diplomatica del Paese e all’inconsistenza nel risolvere le sempre più pressanti problematiche interne, soprattutto per quanto riguarda economia, occupazione e servizi al cittadino. L’ultimo sondaggio dell’agenzia di stampa Yonhap vede l’indice di gradimento di Yoon Suk-yeol al 38%, dato motivato principalmente da una generale insoddisfazione verso la gestione dell’economia e il benessere della popolazione, tematiche che per la prima volta hanno scavalcato la politica estera e la sicurezza nazionale. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 2,8%, una percentuale bassa in termini assoluti, ma la creazione di nuovi posti di lavoro, che è stata particolarmente rallentata dalla contrazione dei consumi interni e dal maltempo, ha toccato un minimo che non veniva raggiunto da più di due anni.

Per quanto riguarda la politica estera, i sostenitori di Yoon hanno particolarmente apprezzato il rafforzamento della partnership strategica con gli Stati Uniti e il costante tentativo di riavvicinamento con il Giappone, così come una posizione sempre più assertiva verso Corea del Nord e Cina. Il rovescio della medaglia è che queste stesse motivazioni rappresentano anche le principali critiche verso il governo, accusato di inasprire le tensioni geopolitiche e condizionare gli interessi nazionali sudcoreani a quelli di Washington e Tokyo. Ciò nonostante, lo stretto rapporto instaurato con il presidente americano Joe Biden e la volontà di rafforzare il ruolo strategico della Corea in Asia orientale sono probabilmente le principali ragioni che tengono a galla il governo del PPP.

Si pensava che il successo del meeting trilaterale di Camp David, tenutosi lo scorso 18 agosto tra Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, avrebbe potuto portare in dote un nuovo balzo di popolarità. D’altronde, Yoon si è sistematicamente rivolto all’alleato statunitense per aumentare il suo prestigio (come promesso in campagna elettorale), e le sue visite a Washington e la partecipazione a grandi eventi internazionali, come il G7 e il G20, gli hanno permesso di recuperare consensi. Una situazione che rappresenta un proverbiale win-win per tutti gli attori coinvolti, dato che gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a creare meccanismi di dialogo e cooperazione duraturi tra i tre Paesi, e possibilmente integrarli nelle iniziative più caratterizzanti del progetto Indo-Pacifico, come il Quad (Quadrilateral Security Dialogue) e l’AUKUS.

Il risultato più rilevante emerso dal meeting di Camp David riguarda il riconoscimento ufficiale degli interessi di sicurezza condivisi che legano, in maniera quasi indissolubile, Giappone e Corea del Sud e le rispettive alleanze con gli Stati Uniti. Sebbene non si sia ancora giunti al grande obiettivo di Washington, ossia un vero e proprio accordo di sicurezza collettiva che vincoli Tokyo e Seoul, la comunicazione di un intento condiviso nel rispondere alle sfide regionali, le provocazioni e le minacce che colpiscono gli interessi e la sicurezza collettiva è già di per sé un risultato considerevole. Nello specifico, queste minacce e sfide comuni non possono che rispondere alla Corea del Nord, che minaccia l’esistenza stessa dei due Paesi, alla Russia, che minaccia l’ordine internazionale con le sue azioni unilaterali, e alla Cina, sebbene in termini meno ambigui nonostante la sua natura revisionista. Ma le difficoltà intrinseche al rapporto tra Corea del Sud e Giappone, nelle quali Pechino è particolarmente abile a inserirsi, non sono tardate ad emergere. In questo specifico caso, il motivo della discordia è stata la decisione del governo Kishida di sversare in mare le acque contaminate provenienti dalla famigerata centrale nucleare di Fukushima. Questa decisione ha scatenato gli internauti cinesi e, in misura inferiore, sudcoreani, che accusano il Giappone di pensare solamente ai propri interessi senza considerare le conseguenze per gli altri Paesi. Un’accusa che di certo non suona come una novità, ma che ciclicamente riappare per condizionare i progressi tra il Giappone e i suoi vicini.

Sulla scia dell’evidente sintonia raggiunta nel Maryland, Yoon Suk-yeol si è esposto in difesa della decisione presa dal suo omologo giapponese, con risultati decisamente prevedibili. La risposta interna è stata infatti di estremo disaccordo e sdegno, con la percezione che gli interessi coreani vengano sacrificati a quelli giapponesi, e questa débâcle potrebbe aver completamente annullato i risultati positivi raggiunti nel trilaterale americano, oltre a influenzare le prossime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, che si terranno nell’aprile 2024. Anche il primo ministro giapponese Kishida è stato aspramente criticato da alcuni esponenti del mondo industriale, principalmente in campo ittico e marittimo, che temono un boicottaggio delle merci giapponesi in Cina e Corea del Sud.

I risultati delle decisioni prese da Yoon, e della sua postura internazionale in generale, saranno evidenti tra qualche mese, quando però potrebbe essere già troppo tardi per riconquistare il terreno perduto in questa complessa estate.

 

Immagine: Yoon Suk-yeol, presidente della Corea del Sud (12 luglio 2023). Crediti: Gints Ivuskans / Shutterstock.com

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