13 settembre 2022

Dinamiche e conseguenze della controffensiva ucraina nell’area di Charkiv

La controffensiva ucraina nell’area di Charkiv ha spostato gli equilibri della guerra in corso. Negli ultimi giorni l’esercito ucraino ha riconquistato le città di Kupyansk e di Izjum e migliaia di chilometri quadrati di territorio che erano in mano russa. Sul fronte nord-orientale i russi si sono trovati a sorpresa di fronte a forze soverchianti e sono stati costretti ad arretrare; l’esercito russo si era posizionato, spostando molte divisioni, in modo da respingere l’annunciata controffensiva ucraina nel fronte sud, nell’area di Cherson. Un’iniziativa che, se pur effettivamente avviata, si è dimostrata soprattutto un’azione diversiva, mentre il colpo principale veniva sferrato molto più a nord, nell’oblast′ di Charkiv, dove i russi si sono trovati a fronteggiare forze otto volte più numerose.

Molti osservatori hanno attribuito il successo della controffensiva anche alla collaborazione tra l’esercito di Kiev e i consiglieri occidentali, e in particolar modo alla condivisione dell’intelligence tra Stati Uniti e Ucraina. L’impatto, anche psicologico, di questi avvenimenti è rilevante ma dal Pentagono e dalla Casa Bianca si invita alla cautela; bisognerà aspettare qualche settimana per comprendere se i risultati dell’operazione si consolideranno e soprattutto quale sarà la reazione della Russia. Le difficoltà evidenziate sul campo dall’esercito russo potrebbero portare Vladimir Putin a un cambiamento di strategia bellica, attraverso un impegno più massiccio di uomini e mezzi. Sul momento la reazione è stata affidata soprattutto ai bombardamenti che hanno colpito le centrali termoelettriche di Charkiv e Kremenčuk.

La minaccia di lasciare l’Ucraina al buio e al freddo, anche per la situazione della centrale di Zaporižžja, non deve essere sottovalutata e in generale le difficoltà russe non devono far pensare che Mosca non possa gettare nella contesa ulteriori risorse. Putin ha voluto dare domenica 11 settembre una prova di normalità mandando avanti, nonostante alcune critiche, le celebrazioni dell’875° anniversario dalla fondazione di Mosca, che si sono svolte con il previsto, fastoso, programma, in concomitanza non innocente con elezioni locali nei municipi della città. Una normalità di facciata che stride con il contesto bellico, lontano dal trovare soluzioni. L’ipotesi di un accordo per stabilire almeno un cessate il fuoco sembra infatti, in questo scenario, addirittura allontanarsi, almeno nel breve periodo. Il presidente Zelenskij pone come condizione per l’apertura di un negoziato il ritiro completo dei russi e risponde in modo spavaldo ai rischi di una crisi energetica e alimentare, parlando in televisione nel suo abituale discorso serale: «Senza gas o senza di voi? Senza di voi. Senza luce o senza di voi? Senza di voi. Senza acqua o senza di voi? Senza di voi. Senza cibo o senza di voi? Senza di voi. Freddo, fame, oscurità e sete non sono per noi così spaventosi e mortali come la vostra amicizia e fratellanza». Più laconico ma rigido sulle sue posizioni il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov: «Più continuano a ritardare le negoziazioni, e più difficile sarà per loro negoziare con noi». Queste dichiarazioni confermano che i mutamenti sul terreno non sembrano per ora avvicinare una soluzione diplomatica del conflitto.

 

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Immagine: Un edificio gravemente danneggiato dai bombardamenti russi presso Charkiv, Ucraina (25 aprile 2022). Crediti: (AP Photo/Felipe Dana) [Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)], attraverso www.flickr.com