Domenica 18 ottobre migliaia di persone hanno manifestato in Francia contro il fondamentalismo violento nel ricordo di Samuel Paty, professore decapitato davanti alla sua scuola per aver mostrato in classe alcune vignette ironiche su Maometto. La manifestazione più importante si è svolta a Parigi, con un grande raduno a Place de la République, ma i cittadini sono scesi in piazza anche a Lione, Tolosa, Strasburgo, Nantes, Marsiglia, Lille e Bordeaux. Hanno partecipato insegnanti, studenti e semplici cittadini: molti cartelli con scritte sulla libertà di pensiero e di insegnamento e sulla solidarietà con la vittima, come Je suis professeur o Je suis Samuel. I manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio; nel corso delle manifestazioni è stata cantata più volte la Marsigliese e una canzone di Hugues Aufray del 1968 Adieu, monsieur le professeur, dedicata a un insegnante che va in pensione. Hanno partecipato alla manifestazione di Parigi anche molti esponenti politici, tra cui il primo ministro Jean Castex, la sindaca della capitale Anne Hidalgo, la presidente della Regione Île-de-France Valérie Pécresse. Castex su Twitter ha riaffermato la linea della fermezza e dell’orgoglio nazionale: «Non ci fate paura. Non abbiamo paura. Non ci dividerete. Siamo la Francia!».

Samuel Paty aveva 47 anni, era sposato, aveva un figlio. Insegnava storia e geografia ed educazione civica e morale nel liceo Le Bois d’Aulne, di Conflans-Sainte-Honorine, un piccolo comune situato nel dipartimento degli Yvelines nell’Île-de-France, poco lontano da Parigi. Dal 5 ottobre aveva subito degli attacchi per aver mostrato in classe nel corso di una lezione sulla libertà di espressione alcuni disegni satirici pubblicati dalla rivista Charlie Hebdo che riguardavano la figura di Maometto. La sua scelta aveva provocato delle polemiche, soprattutto nella comunità musulmana; la famiglia di una delle allieve lo aveva fortemente contestato, sui social e recandosi direttamente alla scuola, da cui avevano chiesto il suo allontanamento. Venerdì 16 è stato ucciso nei pressi del liceo da Abdoullakh Abuyezidvich Anzorov, un diciottenne di origine cecena nato a Mosca diciotto anni fa. L’attentatore, che ha rivendicato praticamente in diretta sui social l’omicidio, è stato ucciso dalla polizia, dopo essersi opposto con violenza all’arresto. Era vicino alle posizioni fondamentaliste; una sua parente sembra implicata nelle attività dello Stato islamico in Siria ed è ricercata.

Le indagini hanno coinvolto sia persone legate all’attentatore sia collegate alla famiglia che ha avviato la campagna contro il professore. Charlie Hebdo in occasione dell’apertura del processo per l’attentato del 2015, aveva ripubblicato il 2 settembre le vignette contestate. Una scelta che aveva già suscitato reazioni di protesta e un’azione violenta il 25 settembre, quando un fondamentalista aveva accoltellato due passanti davanti alla vecchia sede ormai abbandonata della rivista satirica. Il tema del rispetto delle religioni è molto sentito in Francia: la legge francese non punisce la blasfemia e lascia libertà di parola e di critica verso tutte le confessioni religiose. Una parte dell’opinione pubblica è perplessa, ma la mobilitazione a favore della libertà di insegnamento e della laicità dello Stato sembra molto convinta e partecipata.

Immagine: Manifestazione di sostegno alle vittime della sparatoria contro Charlie Hebdo, Parigi, Francia (11 gennaio 2015). Crediti: Yann Caradec [Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)], attraverso www.flickr.com

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