Il Giappone ha annullato il progetto di scudo antimissile americano (Aegis Ashore) e sta aprendo all’idea di dotarsi di armi proprie per costruire un deterrente contro potenziali nemici, in particolare la Corea del Nord e la Cina. Questo orientamento è stato espresso apertamente dal ministro della Difesa Taro Kono il 25 giugno a un incontro con i parlamentari del Partito liberaldemocratico. Ufficialmente il programma Aegis Ashore è stato annullato perché la messa in sicurezza della popolazione locale residente nelle prefetture di Yamaguchi e di Akita, avrebbe comportato dei costi molto alti, che all’inizio non erano stati previsti; si deve infatti essere certi che i booster dei missili intercettori non ricadano in zone abitate.

Questa è la motivazione ufficiale, che però rimanda ad un mutamento in corso nell’atteggiamento del Giappone rispetto alla propria difesa. In primo luogo, il primo ministro Shinzo Abe si è fatto portatore da tempo di un orientamento nazionalista che tende al superare l’attitudine radicalmente pacifista, sancita dalla Costituzione e scaturita dalla tragedia della Seconda guerra mondiale. Gli scenari globali del resto stanno radicalmente cambiando: il Giappone vive con apprensione il nuovo ruolo egemonico che la Cina sta assumendo a livello globale e in Asia in particolare e si sente direttamente minacciato dall’attivismo militarista della Corea del Nord. L’Asia è in fermento, come hanno dimostrato i forti contrasti tra l’India e la Cina e il fallimento delle prospettive di distensione fra le due Coree.

L’intenzione da parte del Giappone di sviluppare un proprio autonomo sistema di difesa rappresenta comunque un deciso mutamento degli equilibri asiatici e modifica il rapporto con gli Stati Uniti, che restano il principale alleato, da cui però non si vuole dipendere. L’amministrazione Trump in effetti si è caratterizzata per aver continuamente sollecitato gli alleati a incrementare le spese militari e ha teso a sganciarsi dal ruolo di protettore del mondo libero. Trump vorrebbe mantenere però un’egemonia politica globale senza dover impegnare direttamente il proprio esercito e al tempo stesso vorrebbe che il rafforzamento degli alleati si tramutasse almeno in parte in affari per l’industria bellica americana. Il Giappone è intenzionato a spendere di più per la propria difesa ma con una maggiore autonomia e un effettivo potere decisionale. Difficilmente, in questo momento di confronto con la Cina, Stati Uniti e Giappone arriveranno a una rottura; i termini del loro rapporto stanno però cambiando e non poco. Le recenti decisioni sono soltanto la conferma di una tendenza già in atto.

Immagine: Shinzo Abe (27 aprile 2015). Crediti: U.S. Embassy Tokyo photo/Public Domain [Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)], attraverso www.flickr.com

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