Il 21 maggio si terranno in Grecia le elezioni parlamentari, con l’attuale premier Kyriakos Mitsotakis che proverà a confermarsi alla guida del Paese. La domanda che molti cittadini si porranno, recandosi alle urne, è se davvero il governo di centrodestra di Nuova democrazia (ND, Nea Dimokratia) sia riuscito a imprimere una svolta alla Grecia, colpita ormai più di 10 anni fa da una devastante crisi economica. I sondaggi sembrano assegnare a Mitsotakis un lieve vantaggio sul partito Syriza, guidato dal suo predecessore alla guida dell’esecutivo, Alexis Tsipras, ma non abbastanza per una vittoria già al primo turno. Il sistema elettorale ellenico si compone infatti di una doppia tornata, la prima basata sul proporzionale e la seconda, in programma il 2 luglio, a quasi un mese e mezzo di distanza, che prevede uno sbarramento al 37-38% dei voti per la costituzione di una maggioranza. Interessante in questa prospettiva è il ruolo che potrebbe svolgere il Movimento socialista panellenico (PASOK, Panellinio Sosialistiko Kinima), forza di governo negli anni precedenti la crisi economica e potenziale componente di un’alleanza di sinistra con Syriza. La differenza tra Nuova democrazia e il partito di Tsipras è infatti data dalla posizione rispetto a un eventuale accordo di coalizione: rigettato ‒ almeno in questa fase ‒ da Mitsotakis e invece accolto, seppur con riserva, dal suo predecessore alla guida del Paese. Questo scenario potrebbe contribuire a uno stallo sostanziale anche dopo il secondo turno, qualora i voti di Nuova democrazia non risultassero sufficienti per dare vita a un governo di maggioranza ma anche se per Syriza e PASOK dovesse diventare impossibile costituire un esecutivo. Altre due forze di sinistra dovrebbero superare la soglia di sbarramento del 3% per entrare in Parlamento, vale a dire il Partito comunista ellenico (KKE, Kommounistiko Komma Elladas) e il Movimento per la democrazia in Europa 2025 (DiEM25, Democracy in Europe Movement 2025), fondato e guidato dall’ex ministro delle Finanze del governo Tsipras, Yanis Varoufakis. Sembra improbabile però che possa nascere un esecutivo che coinvolga tutto il fronte della sinistra, visti i veti incrociati già espressi dai vari leader.

Anche l’opzione di un’eventuale grande coalizione non pare percorribile: il timore di diversi commentatori politici in Grecia e all’estero è perciò quello di assistere a un’ulteriore polarizzazione politica e nella società, in un Paese che deve ancora riprendersi dai drammatici effetti della crisi finanziaria avvenuta all’inizio dello scorso decennio. In campagna elettorale Mitsotakis e i suoi rivali hanno messo al centro l’economia e i servizi sociali. Il premier uscente ha evidenziato i buoni risultati del suo esecutivo, testimoniato dalla crescita del PIL e dalla creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma l’opposizione lo ha criticato per le difficoltà che tuttora affliggono i cittadini, in primis per l’elevato tasso di inflazione. Di contro, il programma elettorale di Syriza ha prestato il fianco per quelle che sono considerate promesse difficilmente realizzabili, come la riduzione dell’IVA e delle accise. Rafforzare lo Stato sociale e il sistema previdenziale, oltre a garantire un corso stabile dell’economia, sono invece gli obiettivi di PASOK.

Fino a qualche mese fa il percorso verso la riconferma di Nuova democrazia alla guida della Grecia sembrava privo di ostacoli sostanziali, a fronte anche delle divisioni nell’opposizione. Mitsotakis era uscito indenne anche dallo scandalo delle intercettazioni emerso la scorsa estate, quando si era scoperto che i servizi segreti ellenici avrebbero messo sotto controllo il telefono personale del leader di PASOK, Nikos Androulakis, per ragioni mai rese note in quanto legate alla sicurezza nazionale. Il fatto che l’intelligence greca dipenda dall’ufficio del primo ministro ha ovviamente creato grandi polemiche nel Paese, che però non sembravano aver inciso più di tanto sui sondaggi. Diverso è stato l’effetto della tragedia ferroviaria di Tempe, avvenuto il 28 febbraio di quest’anno. Nello schianto sono decedute 57 persone, in quello che è stato l’incidente con più vittime nella storia della Grecia.  Le ingenti proteste di piazza e gli scioperi indetti dai sindacati hanno aumentato la pressione sul governo affinché venisse istituita a stretto giro una commissione di inchiesta sull’accaduto. Sempre per queste ragioni, Mitsotakis si è inoltre trovato costretto a posticipare le elezioni da aprile a maggio. Ad incidere sulla campagna elettorale ci ha pensato anche la Corte suprema, che ha stabilito il divieto di partecipazione alle parlamentari al Partito nazionale, erede della formazione di ispirazione neonazista Alba dorata, a sua volta sciolta dalla magistratura nel 2020 in quanto ritenuta una “organizzazione criminale”. Fondato dall’ex membro di Alba dorata Ilias Kasidiaris, attualmente in carcere dove dovrà scontare 13 anni di reclusione, il Partito nazionale era accreditato nei sondaggi come una delle formazioni che avrebbero superato la soglia di sbarramento del 3%. Nella sentenza che ha escluso il Partito nazionale dalle elezioni, la Corte suprema ha fatto riferimento alla Costituzione greca e agli emendamenti di recente adozione che vietano la partecipazione al voto a tutte le forze guidate da politici condannati per reati gravi o che siano considerate contro “il libero funzionamento democratico” delle istituzioni.

Immagine: Kyriakos Mitsotakis arriva per un vertice dell’Unione Europea a Bruxelles, Belgio (23 marzo 2023). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

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