Gli effetti della guerra in Ucraina, così come quelli di ogni guerra, sono a dir poco drammatici: ci sono la tragedia umana e sociale, quella ambientale e quella economica. Le conseguenze di tanta morte e distruzione avranno ripercussioni che si protrarranno per parecchi anni dopo la fine del conflitto. Gli analisti cercano di dare un valore ai danni causati da questa guerra e ne stimano e aggiornano i costi, distinguendoli in costi diretti e indiretti (per esempio, le sanzioni). Tra i primi, oltre alla distruzione di abitazioni, infrastrutture, mezzi di produzione, veicoli e altri beni, sono compresi i dati sulle vittime, i caduti e i profughi. Naturalmente è impossibile dare un valore economico alle perdite umane, combattenti e civili, verificatesi dall’inizio del conflitto. Tuttavia, è chiaro che la perdita di così tante vite, di cui molti giovani, rappresenta cinicamente anche un costo economico in quanto l’Ucraina sta perdendo parte di una generazione che ne avrebbe dovuto rappresentare il futuro e le migliori speranze. Per quanto decimata, questa generazione avrà il compito di ricostruire una nazione in macerie.
Al 3 luglio 2022, le vittime civili secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR, Office of the High Commissioner for Human Rights) sarebbero 4.889, mentre i feriti ammonterebbero a 6.263. Questi numeri, comprendendo solo casi certificati, sarebbero di gran lunga inferiori ai dati reali sulle vittime di cui risulta complesso fare una stima attendibile. Ancor più complesso è avere dei dati sulle perdite militari: sia Russia che Ucraina tendono a sminuire il numero dei propri caduti e a esagerare quello del nemico. Le fonti russe parlano di 23.000 soldati ucraini uccisi da febbraio ad aprile, mentre Kiev sosteneva a fine giugno di aver eliminato circa 35.000 soldati russi. Le stime dell’intelligence inglese sono più caute ritenendo che siano 15.000 i russi caduti al fronte. Dovrà passare ancora molto tempo per avere dei dati più vicini alla realtà sulla questione: questa è una guerra che si combatte anche con informazioni e disinformazioni, dove la verità è difficile da stabilire.
Lo sfollamento di massa dei civili ucraini è un ulteriore gravoso costo umano. A fine maggio, oltre 7 milioni di ucraini si sono rifugiati in altri Paesi, mentre 7,1 milioni sono gli sfollati interni. Un terzo della popolazione ucraina prebellica (41,9 milioni) si trova ora fuori dal Paese o sfollata nella zona occidentale. Questa fuga di massa rappresenta un grave danno all’economia e al futuro dell’Ucraina e un enorme costo per i Paesi europei in cui giungono i rifugiati. La Polonia, dove sono arrivati circa 3 milioni di profughi ucraini, stima che per quest’anno spenderà tra 24 e 30 miliardi di dollari per il loro mantenimento. In altri Stati, come Romania e Moldavia, il fenomeno migratorio sta già mettendo in seria difficoltà le economie. Secondo le stime elaborate da The Economist, i costi da sostenere nell’anno corrente per accogliere i profughi ucraini potrebbero aggirarsi attorno ai 50 miliardi di dollari. Questa sarà una tra le tante sfide che questa guerra pone all’Unione Europea e che essa dovrà affrontare coesa per farvi fronte efficacemente.
Anche sulle perdite di mezzi militari è complesso avere dati attendibili. Questo è, infatti, un ambito dove può essere di fondamentale importanza non far trapelare informazioni sullo stato delle proprie forze e allo stesso tempo esagerare le perdite nemiche per rinfrancare il morale delle proprie truppe. Fonti inglesi e ucraine dichiarano che i russi avrebbero perso 1.700 carri armati e 4.000 altri veicoli militari. Se tali dati fossero confermati, Mosca con la distruzione dei soli carri armati avrebbe subito una perdita di circa 3-4 miliardi di dollari, senza contare migliaia di altri veicoli, pezzi di artiglieria, elicotteri e aerei e altro materiale militare. Ad aprile, secondo il ministero della Difesa ucraino, il valore delle perdite di equipaggiamento militare per i russi si aggirava intorno ai 10 miliardi di dollari. Per quanto riguarda l’Ucraina, non ci sono fonti attendibili sulle perdite di equipaggiamento militare.
Kiev si sta fortemente indebitando per sostenere il proprio sforzo bellico, ma può fare affidamento sugli aiuti di 37 nazioni che, secondo il Kiel Institute for the World Economy, dal 24 febbraio al maggio 2022, hanno preso impegni nei confronti dell’Ucraina per un valore di 64,6 miliardi di dollari. Tali aiuti, oltre agli aspetti militari e logistici per la difesa, hanno riguardato anche l’assistenza umanitaria e pacchetti economici per supportare ciò che resta dell’economia. I soli Stati Uniti, dall’inizio dell’invasione, hanno inviato all’Ucraina armi per un valore vicino ai 6 miliardi di dollari, cifra in costante aumento anche grazie all’enorme pacchetto di aiuti del valore di 40 miliardi di dollari firmato da Biden in maggio.
I principali danni materiali che ha subito l’Ucraina sono stati quelli inflitti dai bombardamenti e dagli attacchi missilistici agli edifici e alle infrastrutture. Nei primi 100 giorni di conflitto si stima che siano state distrutte o danneggiate strutture per un valore intorno ai 100 miliardi di dollari. A essere state colpite sono in larga parte abitazioni e infrastrutture per il trasporto; le sole ferrovie ucraine avrebbero subito danni per 3,6 miliardi di dollari, mentre 23.000 km di strade in tutto il paese (circa il 14% della rete stradale) sono ora impraticabili. Tra gli altri beni danneggiati ci sono le automobili. Si stima che dall’inizio del conflitto ne siano state distrutte più di 100.000 per un valore complessivo tra 1 e 2 miliardi di dollari. Infine, il settore agricolo, di fondamentale importanza per l’Ucraina, è stato messo in ginocchio. I danni alle infrastrutture, ai terreni e alle coltivazioni si aggirano sui 4,5 miliardi di dollari. Il recente accordo per l’export del grano, tuttavia, dovrebbe fruttare all’Ucraina, secondo Zelenskij, 10 miliardi di dollari e dare un po’ di respiro al settore.
Seppure la Russia abbia subito solo qualche lieve danno alle proprie infrastrutture, la sua economia si trova a dover fare i conti soprattutto con i costi indiretti delle numerose sanzioni impostele dai Paesi occidentali. Tra gli effetti che queste hanno sortito: l’aumento dell’inflazione (dal 6,7% al 22%), un abbassamento del PIL dell’11,2 % e un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione; in particolar modo si rileva una diminuzione degli stipendi e dei consumi e un milione di poveri in più. Nonostante questi costi, la Russia continua a potersi permettere finanziariamente la guerra, per la quale Mosca spenderebbe tra 700 e 900 milioni di dollari al giorno, grazie alla vendita di petrolio e gas, vendita che frutta 1 miliardo di dollari al giorno solo sul mercato europeo. Il costo delle sanzioni per la Russia è elevato, ma forse insufficiente a mettere il Paese in difficoltà tali da dover abbandonare le operazioni belliche.
Dall’altra parte, la Banca mondiale prevede che, se la guerra dovesse proseguire, come è probabile, per molti altri mesi, il PIL dell’Ucraina subirà una contrazione del 45% nel 2022. Il 30% delle aziende è chiuso, mentre una su due è stata costretta a diminuire la produzione. L’economia è allo stremo a causa del crollo degli investimenti, dei blocchi delle spedizioni, delle carenze energetiche, del calo delle esportazioni e delle importazioni, nonché per la fuga di un terzo della popolazione e la distruzione di fabbriche, strade, ferrovie e mezzi di trasporto. Le proiezioni della Banca mondiale indicano inoltre che la soglia di povertà potrebbe schizzare dall’1,8% del 2021 al 19,8% entro la fine di quest’anno. A maggio Zelenskij, appoggiandosi a quanto valutato dal Center for Economic Policy Research (CEPR), ha confermato che il prezzo per la ricostruzione del Paese e della sua economia sarà di 600 miliardi di dollari. Le più recenti stime indicano che il conto è già passato a 730 miliardi e continua a salire.
Questa somma non comprende semplicemente la ricostruzione di infrastrutture, il ripristino dei servizi e il risanamento dell’economia, ma è un vero e proprio piano per ricostruire l’Ucraina come una nazione moderna e riformata e renderla un terreno fertile per gli investimenti, soprattutto nel settore tech. L’obiettivo sarebbe intraprendere un percorso virtuoso per giungere a una stabilità economica e sociale del paese in grado, magari un giorno, di favorirne l’ingresso in Unione Europea. Al momento, tuttavia, queste speranze si scontrano con una situazione drammatica, una guerra momentaneamente in stallo, ma che non accenna a finire, i cui costi, umani e materiali, si fanno ogni giorno più gravosi da sostenere per il popolo ucraino.
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