Ha suscitato interesse e speranze l’iniziativa del Vaticano che si è concretizzata in un colloquio telefonico tra il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Un gesto che, al di là degli esiti immediati, testimonia che la strada del dialogo e della diplomazia non è del tutto interrotta. Il cardinale ha parlato con il suo interlocutore della grande preoccupazione di papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha rinnovato il suo appello affinché «cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato». In questo senso, infine, il segretario di Stato ha riaffermato «la disponibilità della Santa Sede a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace». Il ministero degli Esteri russo ha precisato che Lavrov ha illustrato il punto di vista di Mosca sulle cause dell’attuale situazione, sottolineato la necessità condivisa di proteggere i civili e auspicato che il dialogo fra le parti in causa conduca a un accordo e alla fine delle ostilità. Le prossime ore diranno quanto questo tentativo di mediazione possa aprire un ulteriore spazio alla strada del negoziato.

Intanto il numero dei profughi che fuggono dall’Ucraina è sempre più elevato e la cifra è destinata ad aumentare nelle prossime settimane se non si arriverà al più presto, secondo gli auspici della comunità internazionale, almeno a un cessate il fuoco. Nella giornata dell’8 marzo, secondo quanto comunicato dall’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), è stato superato il tetto dei 2 milioni di profughi, di cui circa la metà sono minori; il flusso si è riversato prevedibilmente nei Paesi confinanti, in primo luogo in Polonia dove sono stati accolti 1.204.403 profughi.  Numerosi anche coloro che si sono rifugiati in Ungheria (191.348), Slovacchia (140.745), Moldavia (82.762) e Romania (82.062). La stessa Russia ha accolto in questi giorni 99.300 persone in fuga dalle zone di guerra. Gli altri Paesi europei, che non confinano con l’Ucraina, ne hanno accolti più di 200.000; all’8 marzo sono ad esempio poco meno di 20.000 i profughi arrivati in Italia e provenienti dalle zone di guerra. Ha destato sorpresa e non poche polemiche il dato del Regno Unito, che finora ha dato ospitalità soltanto a 50 profughi dall’Ucraina. Una cifra così bassa non è casuale, poiché Londra finora ha accolto soltanto parenti di cittadini ucraini già regolarmente residenti nel Regno Unito e non persone in fuga dalla guerra in corso che fossero però prive di un legame con persone residenti nel Paese. Anche se in futuro, probabilmente, gli ingressi cresceranno, l’orientamento del governo Johnson è quello di regolamentare con accortezza gli ingressi attraverso meccanismi di «controllo e selezione».

Immagine: Sergej Lavrov (7 dicembre 2021). Crediti: МИД России [Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)], attraverso www.flickr.com

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