Le procedure sono piuttosto insolite per le tradizioni della diplomazia, ma l’occasione di dare una chance alla pace potrebbe essere storica. Il condizionale è d’obbligo, tuttavia la possibilità di una svolta clamorosa nei rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord è qualcosa di più di un’ipotesi e negoziati sono in corso per concretizzare entro maggio un incontro diretto tra i due “nemici” irriducibili Donald Trump e Kim Jong-un. Il presidente americano ha accettato l’invito a sorpresa che il leader nordcoreano gli ha fatto pervenire attraverso la mediazione della Corea del Sud; il latore della missiva, un consigliere per la sicurezza nazionale sudcoreano, ha anche diffuso l’annuncio che Trump avrebbe in via di principio accettato l’invito. Una circostanza che riveste un grande valore simbolico, perché alla base della possibile distensione c’è la riconciliazione delle due Coree, quel processo che ha avuto nelle Olimpiadi invernali di Pyeongchang una decisiva occasione di sviluppo e che alla fine di aprile sfocerà in un vertice bilaterale con la partecipazione di Kim Jong-un e del presidente sudcoreano Moon Jae-in.

La Corea del Sud sta giocando un ruolo decisivo nel miglioramento dei rapporti tra Washington e Pyŏngyang, ma naturalmente quest’ultima evoluzione è stata così rapida che è difficile calcolarne le possibilità di successo. Anche se Trump si è dichiarato ottimista circa le intenzioni del suo interlocutore, il percorso da fare è complesso e il tempo da qui a maggio molto breve. Il cuore del problema rimane il programma nucleare; se ci saranno passi concreti verso la denuclearizzazione, gli Stati Uniti sono disposti a stabilire concretamente tempi e luoghi dell’incontro e a discutere della sospensione delle sanzioni che attualmente colpiscono fortemente l’economia nordcoreana. Le sanzioni per ora restano; in pochi giorni dopo l’annuncio dell’8 marzo, in cui si è discusso anche della possibile sede dell’incontro (Ginevra, Pyŏngyang, la linea di confine al 38° parallelo), la sensazione generale è che se la pace è ancora lontana, la guerra è un po’ meno vicina, rispetto ai giorni delle minacce e degli insulti. Anche perché, come ha riconosciuto lo stesso Trump, dietro queste schermaglie di pace non ci sono soltanto l’hockey sul ghiaccio e il desiderio di riconciliazione del popolo coreano ma anche la spinta di Mosca e l’abile diplomazia di Pechino.

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