01 luglio 2013

Il ritorno a casa di Michelle

È tornata alla grande l’ex Presidente Michelle Bachelet. È tornata a occuparsi del suo Cile, alla politica nazionale e latinoamericana, a dimostrare che 4 anni di governo di centro destra dopo 20 anni consecutivi di governi targati “Concertación por la Democratia”  sono stati una parentesi poco felice e che il Cile democratico, che ricorda proprio quest’anno il 40° anniversario del golpe di stato di Pinochet, può continuare a cambiare in meglio.

A chi le ha chiesto se lei sia una minaccia per lo sviluppo economico del suo paese in una fase in cui la crisi economica e finanziaria che ha colpito i paesi a capitalismo maturo potrebbe trascinare con sé anche l’America latina – sottintendendo che la sua agenda è troppo a sinistra per un paese che ha fatto delle politiche di controllo dei conti pubblici e di crescita economica tra le più sostenute del continente il suo imprescindibile dogma – la leader ha risposto che il vero pericolo per il Cile è di non rendersi conto che non può esserci sostenibilità politica o economica se non si combattono le disuguaglianze sociali.

Il popolo della sinistra progressista e riformista, chiamato alle primarie di coalizione, le ha dato ragione sancendo il suo trionfo ieri, 30 giugno. Su un totale di 2 milioni e 137 mila votanti, ha ottenuto più di un milione e mezzo di preferenze, candidandosi a sfidare il vincitore delle primarie della destra. Il 74, 92% di coloro che si riconoscono nell’agenda della sinistra tout court, comunisti inclusi, l’ha scelta e voluta perché tornasse al suo posto, la Presidenza della Repubblica. La coalizione che la sosterrà sarà più amplia della classica “Concertazione” (Partito Socialista, Partito per la Democrazia, Partito Radicale e Democrazia Cristiana). “Nueva Mayoria” comprenderà, infatti, Concertación e Comunisti, in una formula che si sta sperimentando già in diversi governi locali, Santiago del Cile incluso (dove governa l’ex Ministro della Bachelet, Carolina Toha).

Comincia da oggi la campagna elettorale vera e propria in vista delle presidenziali di novembre (primo turno il 17, eventuale ballottaggio a dicembre). “Dobbiamo lavorare senza risparmiarci per il trionfo di novembre” ha dichiarato la candidata Presidenta perché - ha aggiunto – “non si tratta di un progetto personale ma di un obiettivo collettivo”. I sondaggi la danno già per favorita contro la destra e il ritornello che risuona nella sede del comitato elettorale è “primo turno, primo turno” a significare che i partiti della coalizione vogliono chiudere a novembre la partita per dedicarsi con tutto il tempo necessario (l’insediamento è, come di consueto, a marzo) alla formazione del nuovo governo.

Chiarezza fin da subito sull’agenda politica della prossima campagna: riforma dell’istruzione affinché sia un diritto sociale e quindi gratuita e di qualità (la rivendicazione dei giovani latinoamericani di questi ultimi anni); le riforme sociali già implementate durante il suo primo mandato (2006/2010); la riforma tributaria e i diritti civili. Non sarà facile: è cambiato il mondo dopo la crisi del 2007 e sebbene il Cile continui a crescere a ritmi molto interessanti non sfugge il rallentamento delle economie asiatiche, Cina in primo luogo. L’Alianza del Pacifico nasce con il proposito di consolidare le relazioni economiche tra Perù, Cile, Messico e Colombia e il MILA (Mercato Integrato Latinoamericano) di cui fanno parte le borse valori dei quattro soci, rappresenta il sistema di borse valori più grande dell’America latina in termini di società quotate. Ma le potenzialità dei due strumenti sono ancora tutte da dispiegare. D’altra parte, in passato, proprio la Presidenza Bachelet ha segnato il ritorno del Cile nell’area politica (più che economica o tariffaria, va precisato) del Mercosud, con un occhio molto attento a tenere buone relazioni con il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay, il Venezuela, la Bolivia (nonostante l’annosa questione dell’accesso al mare).

Che alla Bachelet piaccia essere controtendenza non è una novità. Sembra scritto nel suo DNA stupire e anticipare i tempi. Una vita piena con un passato importante e prestigioso, la sua. Un padre torturato e ucciso durante la dittatura di Augusto Pinochet, arrestata e torturata anch’essa a Villa Grimaldi, il più famoso centro di detenzione cileno, la Bachelet è rientrata in patria soltanto nel 1980 dopo l’esilio nell’allora Repubblica democratica tedesca. Separata, in un paese dove la legge sul divorzio è relativamente recente, e agnostica, in controtendenza con la tradizione cattolica sudamericana, è un medico pediatra e madre di tre figli. Tra le curiosità della sua biografia si trovano una carriera da giovane nuotatrice e la partecipazione ad un corso specialistico di strategia militare all'Accademia nazionale di studi politici e strategici. Nel '99 seguì direttamente la campagna elettorale del Presidente Ricardo Lagos, divenendo tra il 2000 e il 2004 prima Ministro della Salute e poi della Difesa. Votata al secondo turno da 3.712.587 cileni (il 53,49%) contro le 3.229.395 preferenze date allo sfidante, Sebastian Piñera (il 46,5%), fu eletta il 15 gennaio 2007. Al ricevimento per il suo insediamento alla Moneda del marzo dello stesso anno erano presenti tutti i governi dell’America Latina (con i loro Presidenti o Ministri degli esteri, al più alto livello quindi) e molti governi europei (Italia inclusa). La delegazione della CGIL era guidata dall’attuale segretario nazionale del PD, Guglielmo Epifani.

Negli ultimi anni ha deciso di lasciare il Cile, di non rilasciare interviste sulla politica del suo Paese, di non partecipare a attività politiche o di partito per dedicarsi interamente all’agenzia delle Nazioni Unite, UN WOMEN. Anche a New York ha svolto un lavoro pregevole su temi di drammatica attualità (salute riproduttiva, gender balance, payment gap, violenza sulle donne, tratta), dimostrando che lo star lontano dalla politica del giorno dopo giorno non nuoce affatto se si mantiene un profilo credibile, integro e coerente. Adesso si apre una nuova sfida. Bentornata a casa, bentornata alla politica Presidenta Bachelet.


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