20 marzo 2023

L’Europa, le sue alleanze e i nuovi assetti dell’ordine mondiale

 

I 27 Stati che compongono l’Unione Europea (UE) più il Regno Unito, insieme agli Stati membri della NATO, hanno finalmente deciso di abbracciare completamente la politica estera di difesa degli Stati Uniti e di allinearsi ad essa. È questa una diretta conseguenza dell’invasione russa del territorio ucraino e dell’inizio della guerra che ormai infuria da un anno e che sta provocando un numero imprecisato di morti ‒ si stima siano diverse migliaia ‒ tra bambini, civili e militari, oltre alla distruzione di numerose città. A questo si aggiungono i miliardi di dollari spesi in armi da Washington insieme ai Paesi dell’Unione Europea. Inoltre, due Paesi storicamente neutrali ‒ Finlandia e Svezia ‒ hanno chiesto formalmente di entrare a far parte del Patto atlantico, ponendo fine agli oltre 200 anni di neutralità che li hanno tenuti al riparo dalle ultime due guerre mondiali.

 

Il continente europeo è stato scenario del maggior numero di guerre nella storia dell’umanità, fino all’ultima, nel 1999, condotta dalle forze NATO contro la Iugoslavia e durata quasi tre mesi, con migliaia di vittime a causa dei bombardamenti. Quella sul territorio ucraino non sappiamo quando finirà. Molti Paesi europei, soprattutto quelli dell’Est, temono ancora la Russia, e la percezione di insicurezza, accentuata dalla crescente presenza globale della Cina, ha portato gli Stati Uniti ad ottenere l’allineamento di Paesi convinti di essere minacciati nella loro sicurezza e nei loro valori. Conseguenza diretta di tutto ciò è stata la decisione dell’UE di impegnarsi a raggiungere il tetto del 2% o più del PIL per spese militari, un cambiamento radicale per Paesi come la Germania, che fino al 2020 spendeva solo l’1,34% del PIL per la difesa. In questo modo si abbandona l’approccio che cercava di mantenere una certa indipendenza dagli Stati Uniti e si concretizza ciò che l’ex presidente Donald Trump chiedeva insistentemente riguardo agli investimenti dell’Europa per la propria sicurezza. Gli echi e i timori di una guerra hanno portato anche il Giappone ad aumentare le spese per la difesa ‒ per paura della Cina e della Corea del Nord ‒, annunciando il riarmo e raddoppiando la spesa militare dall’1,07% del PIL nel 2020 al 2% che prevede di raggiungere nel 2027. Per quanto riguarda l’Asia-Pacifico, si registra l’impegno congiunto di Australia, Regno Unito e Stati Uniti (AUKUS) per la costruzione di sottomarini nucleari, che consentiranno a Canberra di avere fino a cinque sommergibili nel prossimo decennio. Resta da vedere come Washington cercherà di influenzare le decisioni dei governi latinoamericani e africani, che finora sono rimasti ai margini del conflitto tra Russia e Ucraina.

 

Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, i governi dell’Europa occidentale hanno affidato la propria sicurezza agli Stati Uniti, che hanno dislocato migliaia di truppe, armi e basi militari a protezione dei loro confini dalla minaccia del Patto di Varsavia. Washington ha garantito la sicurezza dei Paesi della NATO facendosi carico di centinaia di miliardi di dollari di spese militari, mentre i suoi alleati faticavano a far fronte ai loro impegni finanziari. Inoltre, da quando nel 1966 la Francia ha deciso di prendere una strada indipendente e di ritirarsi dall’alleanza militare, le critiche alla presenza dei soldati statunitensi sono aumentate in proporzione al coinvolgimento del Paese nella guerra del Vietnam, che ha avuto un effetto devastante sull’immagine di Washington praticamente in tutto il mondo.

La decisione del generale Charles de Gaulle di mantenere l’impegno per la difesa collettiva, ma senza subordinazione a una potenza straniera, lo portò ad affermare l’indipendenza politica, l’autonomia militare e a sviluppare una propria forza nucleare. L’ostilità alle politiche di Washington in Europa, unita alla rivalità tra Francia e Regno Unito, indebolì la struttura dell’alleanza atlantica nei decenni successivi. La Quinta Repubblica francese e i fieri capi di Stato che si sono succeduti dopo de Gaulle – Georges Pompidou, Valéry Giscard d’Estaing, François Mitterrand e Jacques Chirac – per oltre 40 anni hanno mantenuto una posizione indipendente senza abbandonare la cooperazione con la NATO, fino all’arrivo del presidente Nicolas Sarkozy, che nel 2009 ha annunciato il rientro del suo Paese nella NATO.

Durante questo lungo periodo di tempo, la possibilità di creare un “esercito europeo” per affermare l’indipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti è stata sollevata più volte. Ci sono state diverse iniziative di alto livello, in particolare quella dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl nel 1988, la dichiarazione di Saint-Malo, firmata 10 anni dopo dall’allora primo ministro britannico Tony Blair e dal presidente francese Chirac, e, più recentemente, quella del presidente Emmanuel Macron nel 2018, fortemente sostenuta dall’ex cancelliera Angela Merkel davanti al Parlamento europeo nello stesso anno, quando ha dichiarato che «un esercito europeo mostrerà al mondo che una guerra tra Paesi europei non sarà mai più possibile».

 

La guerra iniziata con l’occupazione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato a un cambiamento sostanziale nelle relazioni tra i Paesi dell’UE e gli Stati Uniti, oltre che con la Russia. L’emergere della Cina e le strette relazioni con Mosca stanno comportando a una riconfigurazione di parte della scena mondiale. L’Europa ha accettato di unirsi a Washington in materia di difesa aumentando significativamente il proprio bilancio militare, che probabilmente supererà la percentuale richiesta e ha già innescato una corsa agli armamenti che consumerà una parte significativa dei bilanci nazionali. La decisione europea è indubbiamente influenzata dal consolidamento della Cina come potenza globale volta a contestare l’egemonia statunitense a tutti i livelli, anche se ha ancora molta strada da fare per raggiungere o superare gli Stati Uniti in termini di tecnologia d’avanguardia e di influenza culturale. Il cambiamento nella politica estera e di difesa dell’Europa è finora sostenuto dai suoi cittadini. L’Ucraina chiede aerei, missili e nulla assicura che le richieste non continueranno ad aumentare, anche se alcuni analisti militari sostengono che l’Ucraina non abbia in ogni caso alcuna possibilità di vincere nello scenario attuale. La guerra in corso, come tutte le guerre, del resto, lascerà conseguenze difficili da superare, ma ha anche inferto un forte scossone all’attuale assetto globale, mettendo a nudo la limitata capacità delle Nazioni Unite di risolvere le crisi. Nel XX secolo, l’ordine mondiale è cambiato a seguito di due guerre mondiali.  Oggi, le sfide che l’umanità deve affrontare iniziano con l’urgenza climatica, la necessità di preservare il pianeta e di porre fine a una guerra che potrebbe aggravarsi e diffondersi in Europa. È tempo di adattare il sistema internazionale e le sue organizzazioni a questa realtà. La domanda è se dovremo aspettare lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale perché ciò avvenga.

 

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Immagine: Le bandiere dell’Unione Europea e della NATO nella sede del Consiglio europeo (26 febbraio 2021). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.con

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