26 marzo 2023

L’Europa delle città e la neutralità climatica

Dall’efficienza alla sufficienza energetica

Oggi l’Europa sta attuando ciò che aveva deciso a Stoccolma nel 2009 nella grande conferenza di SET Plan (Strategic Energy Technology Plan) quando venne lanciato il tema delle smart cities. La Commissione europea ha selezionato le 100 città che parteciperanno alla missione sulle città intelligenti e climaticamente neutre entro il 2030, la cosiddetta EU cities mission. Le città selezionate dovranno fungere da centri di dimostrazione e innovazione per consentire a tutte le città europee di diventare climaticamente neutre entro il 2050 [1]. È una strategia perseguita da anni, con tenacia, con forza, con convinzione.

Esattamente trent’anni fa, nel 1993, si concepivano i primi piani d’azione per le fonti rinnovabili nelle città europee. Negli anni Duemila questi piani d’azione sono diventati virali. A Torino si ideò il RESET (Renewable Energy Strategies for European Towns), iniziato con un piano e diventato un progetto dimostrativo. In ognuna delle otto città coinvolte – Torino, Lione, Barcellona e Glasgow, insieme a Rotterdam, Copenhagen, Porto, Dublino – si avviò infatti un progetto dimostrativo di grandi dimensioni. Nel capoluogo piemontese, in particolare, si ideò l’Environment Park [2], mettendo a punto una strategia in dieci passi per giungere al piano d’azione, da adottare come standard anche per le altre città, per le Agende 21 e per i futuri piani d’azione del cosiddetto Patto dei sindaci (il Covenant of Mayors). L’ambizione era quella di realizzare entro il 2020 il 20% di risparmio energetico, il 20% di riduzione delle emissioni, il 20% di contributo dalle fonti rinnovabili nelle città che firmarono il patto 20-20-20 con l’Unione Europea (UE) [3].

 

L’obiettivo è l’impatto zero, non il “Net Zero”, che significa che l’impatto c’è ma è bilanciato da qualcos’altro. L’impatto zero è usare la bicicletta, il Net Zero è continuare a usare l’auto elettrica.  Occorre passare dall’efficienza energetica alla “sufficienza” energetica. Che cosa significa? Una decina di anni fa, in Cina, affrontavo un dialogo in un seminario del Centro che dirigevo: l’Europe-China Clean Energy Centre [4]. La prestigiosa Università Tsinghua di Pechino metteva a confronto la virtù cinese dell’efficienza energetica con lo spreco sistematico degli edifici americani. Come europei ci sentimmo scavalcati, ma al collega professore cinese piaceva “vincere facile”. Una sua argomentazione, però, mi trovò in disaccordo e provai a confutarla. La sua tesi era che i cinesi si adattano ai 14 °C di temperatura interna delle case e non hanno problemi a riscaldare un vano alla volta, solo quando lo occupano. Gli altri vani, non occupati, rimangono freddi. La mia confutazione si basava sui nostri principi normativi prestazionali: i confronti tecnologici si fanno a parità di condizioni d’uso e di comfort. Ma in quel momento mi sfuggiva ciò che mi si è rivelato poco dopo. A Lisbona, in una conversazione con un altro noto professore, abbiamo collegato questo aneddoto cinese con la teoria della sufficienza energetica, qualcosa di simile alla frugalità, che è sostanzialmente diversa dall’efficienza. Ci si può abituare a diversi livelli di comfort, ci si può vestire di più in casa in inverno, ci si può adattare a temperature più basse e agli impianti termici spenti. Diventa molto chiaro il risvolto applicativo, dagli edifici, ai trasporti, ai consumi individuali. Tutto può essere “sufficiente”, è solo questione di stile di vita e di abitudine [5].

 

Che cosa succede se non si rispetta l’obiettivo?

Delle cento città della EU cities mission, nove sono italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Hanno vinto un bando di prequalificazione nell’aprile del 2022 in cui dovevano dimostrare di essere sufficientemente avanti nel raggiungimento dell’obiettivo. A queste città spetta il compito di essere pioniere. Ce la faranno? Su questo tema si concentra un’urgente necessità di immaginare soluzioni, adottare meccanismi e piani per eliminare il consumo di energia fossile. Investiamo nelle città pilota. Concentriamoci nel fare squadra. Creiamo attorno a loro le migliori condizioni di successo. Il loro successo è anche il successo del nostro Paese.

Una decina di anni fa, all’Europe-China Clean Energy Centre di Pechino, organizzammo un incontro tra città europee leader nello sviluppo del Patto dei sindaci con una settantina di città cinesi coinvolte nelle New Energy Cities, un programma che le vincolava all’uso delle energie rinnovabili fino al raggiungimento del 6% entro il 2020. Erano presenti al seminario tre importanti città europee che hanno svolto un ottimo piano d’azione al 2020 nell’ambito del Covenant of Mayors. Arrivarono a Pechino i rappresentanti delle città di Parigi, Hannover e Genova, secondo una certa ripartizione tra diversi Paesi membri UE. I delegati di settanta città cinesi ascoltarono le presentazioni delle città europee con estremo interesse e altrettanto stupore. Come sarebbero riuscite a ottenere risultati tanto ambiziosi città così complesse e difficili da pilotare dall’alto come quelle europee? Quali meccanismi sarebbero stati adottati, quali regole sarebbero state  inventate? Scattarono le domande da parte dei cinesi: «Se nel 2020 non avrete rispettato i risultati che avete prospettato, che cosa farete?». Tra le fila delle città europee si leggeva un certo imbarazzo, poi il rappresentante di una delle tre città intervenne e precisò che molto probabilmente in futuro si sarebbero potute rivedere le politiche e ritarare le azioni che non avessero portato a risultati apprezzabili, sostituendole con altre più promettenti, il tutto in un dialogo stretto e continuo con la Commissione europea. Sorse a questo punto la controdomanda degli europei verso i rappresentanti cinesi: «E voi cosa farete se non riuscirete a rispettare il vostro obiettivo?». Lapidaria la risposta: «We go to jail… andiamo in prigione» [6].

 

Il problema è: chi paga? Noi, che risparmiamo in benzina perché usiamo le biciclette, che risparmiamo gas perché siamo più “sufficienti” e usiamo le fonti rinnovabili, perché sviluppiamo meglio il telelavoro e abbiamo meno necessità di contenitori dove produrre o lavorare, perché usiamo più intelligenza e meno materie prime? In realtà paghiamo tutti perché, se non rispettiamo l’obiettivo, saremo costretti a emigrare o ci estingueremo.

Ricercatori, scienziati, esperti del settore dovrebbero organizzare un dibattito per investire le Nazioni Unite di un “ministero per il futuro”, dotato di competenze sul vivere in situazioni estreme e prevenire i disastri, neutralizzare i danni, adattarsi a mutamenti [7]. Un ministero che sia di stimolo alla visione del futuro, alla sua tutela e alle politiche di previsione e gestione dell’incertezza. Facciamoci aiutare dalla “dinamica dei sistemi” a coltivare la cultura dell’incertezza e della interazione di tutto. Come diceva Richard Feynman: «C’è voluta una lotta di secoli per conquistarci il diritto al dubbio, all’incertezza. C’è un grande pregio di una soddisfacente filosofia dell’ignoranza, una filosofia che rende possibile il progresso, frutto della libertà di pensiero» [8].

 

 

Note bibliografiche

 

[1] EU Cities Mission: Climate Neutral and Smart Cities

[2] Re-Start Renewable Energies Strategies and Technology Applications for Regenerating Towns

[3] Covenant of Mayors - Europe

[4] EC2 – The Europe-China Clean Energy Centre

[5] Sufficienza energetica

Hugo Santos, Pouya Samani, Eduardo de Oliveira Fernandes, Energy sufficiency in buildings, a synonym for passive and low energy architecture (PLEA), Published online 10 Aug. 2018

https://doi.org/10.1080/00038628.2018.1505332

[6] EC2 ‒ Europe-China Clean Energy Center

[7] Kim Stanley Robinson, The Ministry for the Future, Orbit Books, 2020

[8] Richard P. Feynman, Surely You're Joking, Mr. Feynman!: Adventures of a Curious Character, W.W.Norton & Company, New York, London, 1985

 

Joseph Stella, The Voice of the City of New York Interpreted, 1920-1922 circa, Newark Museum of Art. Crediti: Foto Steven Zucker, Smarthistory co-founder, attraverso www.Flickr.com

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